Basta. Sono ore che provo a trovare uno spunto per scrivere questo editoriale senza cascare nel banale e nel trito e ritrito, nel monotono e nel pacchiano. Voglio o meglio, vorrei, qualcosa di originale, qualcosa di fresco, un nuovo punto di vista, qualcosa con cui poter illuminare i lettori, e stimolare il pensiero. Non ci riesco.E dire che l’argomento che mi sono prefissato non è neanche dei più astrusi: i giovani calciatori nell’anno che verrà. Poi mi fermo, ci penso su, e realizzo che le cose che potrei dire sono già state dette, dieci, cento, mille volte. E a cosa sono servite? A niente. Proprio a niente.E allora pensiamoci, se in tutti questi anni non sono servite a niente, qualcosa vorrà pur dire. E allora dico, e diciamo, BASTA:
BASTA a quelle società che riunciano ai giovani talenti nostrani, spesso spediti in prestito in serie o campionati inferiori, per puntare sul giovane dal nome esotico, il nuovo Neymar, il nuovo Messi, il nuovo Cristiano Ronaldo. Dateci, invece, il nuovo Totti, il nuovo Del Piero, il nuovo Maldini. Ma dateceli sul serio, non parlatene e basta. Li vogliamo in campo, li vogliamo vedere guadagnare esperienza nel calcio che conta, non vogliamo vederli costretti in panchine e tribune o nei campi di periferia. Insomma, basta parlare usando frasi fatte, diate seguito alle vostre parole, siate coraggiosi. Puntateci.
BASTA a quei tifosi che criticano tutto e tutti. Non è un argomento per soli giovani, ma essi sono coloro che ne vengono influenzati di più. Ormai certi tifosi sono così: quello è troppo vecchio, quello è troppo giovane, quello costa troppo, quello costa troppo poco, quello non sa usare il destro, quello non sa colpire di testa, quello fa la giravolta solo in senso orario mentre quello non sa fare le capriole all’indietro. Ma voi, tifosi così, siete mai contenti? Perché poi andate allo stadio e fischiate, urlate e insultate. Sfido io, poi, che le famiglie non vanno più allo stadio. E i giovani, in tutto questo? Sottomessi. Vittime di una frustrazione nata fuori dal campo e riversa nel gioco del calcio da tifosotti qualunque. Perchè quando si parla di “lasciar crescere” i giovani non si parla di farli giocare ogni tanto, si parla di farli giocare senza pressioni. Le pressioni che però vengono riverse su di loro da quei tifosi che poi leggendo i quotidiani sportivi commentano “ecco, abbiamo preso un altro vecchio, un altro che viene a prendere la pensione da noi”. Decidetevi.
BASTA agli “amici” delle giovani promesse. A quelli che proteggono solo i propri interessi sotto il mantello di una falsa amicizia. Dai procuratori alle ragazze agli amici di infanzia. Siete voi che indirizzate male le giovani promesse, che non li aiutate a mantenere la professionalità necessaria per essere un atleta. Perché se il calciatore pecca cadendo nella tentazione, voi peccate creandola, la tentazione. Al nostro calcio serve una società più pulita, che riesca a trasmettere i valori di una volta senza stressare troppo la celebrità raggiunta e che possa permettere ai giovani di concentrarsi solo nello sviluppo personale con tutta la serietà necessaria. Il puro egoismo di molti elementi che girano in questo mondo, però, rende impossibile sperare in un futuro roseo senza le carriere di giovani promesse stroncate dalla bella vita, dalle droghe o dall’alcool, tentazioni sventolate sotto il naso da presunti amici. Vergogntevi.
E BASTA anche a voi, cari giovani. Tutte queste scuse, alla fine, le usate più voi che gli altri. E in Italia il calcio non punta su di noi, e ci sono troppe pressioni, e non siamo pronti, e poi questo, e poi quello. Il calcio nostrano è in crisi, voi siete l’unica speranza rimasta di poterlo portare ai fasti di un tempo, di poter rilanciare un movimento ormai decrepito. Prendete in mano la situazione, tirate fuori gli attributi, non nascondetevi dietro a varie scuse, siate responsabili. Solo voi potete cambiare il futuro del nostro calcio. Svegliatevi.
E con queste premesse, con questo sfogo, con questa netta voglia di cambiamento e di freschezza, spero che questa annata possa essere quella della svolta, quella dove si smetterà di puntare le dita ma ci si tirerà su le maniche per creare un futuro migliore, a partire dai giovani calciatori. Che questo sia l’anno zero per il nostro calcio da questo punto di vista. E che, per una volta, questa non sia una semplice frase fatta, un modo di dire buttato lì perché suona bene, ma che sia una sveglia per un paese e un movimento in terribile bisogno di ossigeno.
La presentazione del 2013 proseguirà domani con gli eventi sportivi che ci attendono nella prossima estate.