Un viaggio all’interno del mondo dello sport, un viaggio lungo un anno.
Un 2012 che ci lascia in eredità decine di storie, di emozioni, di vittorie e di sconfitte.
Flash di momenti che passeranno alla storia e che resteranno indelebili nella memoria di chi li ha vissuti.
Momenti di sport, che MondoPallone racconterà per voi in due puntate.
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Una corsa verso la bandierina, incredulità e gioia stampate sul volto. La scivolata con le ginocchia verso l’angolo del campo a braccia aperte, quasi a voler abbracciare tutti quei tifosi esultanti per il gol.
Una saetta spedita sotto l’incrocio dei pali, la rivincita di una nazione su un’altra. Una squadra annichilita da un solo uomo, una statua di marmo nero senza maglietta in mezzo al campo. Una partita conquistata con la forza.
Una preghiera cantata, come una sorta di cantilena. Un rito religioso prima del rigore decisivo. Gli sconosciuti contro quelli famosi, i piccoli contro i grandi. Un’impensata vittoria tra passione, lacrime, balli e preghiere.
La prima parte dell’anno è stata senza dubbio all’insegna dell’Africa. Tra le tre scene appena descritte, quella che senza dubbio merita il primo posto in copertina è la storia di Drogba. Un uomo solo al comando di dieci compagni ordinati.
Una battaglia sportiva, quella del Chelsea, che ha visto l’ivoriano come simbolo indiscusso. Bravi i Di Matteo, i Lampard, i Ramires. Ma nell’immaginario collettivo è Didier Drogba che quella Champions League l’ha vinta da solo.
Vero capitano in campo, dominatore e trascinatore unico di una squadra più debole delle avversarie ma capace di battere Barcellona e il Bayern Monaco padrone di casa nella finale dell’Allianz Arena. In quella finale di maggio, alla fin fine, abbiamo fatto tutti un po’ il tifo per Didier.
Il tifo per Balotelli e per la nazionale di calcio, invece, ha unito una nazione intera. La vittoria sportiva contro una Germania sempre da noi sconfitta ci ha fatto impazzire di gioia come quella del 2006 in una semifinale simile. Italia più debole, Germania favorita. Allora fu il gruppo rappresentato da Grosso a vincere, a giugno è stato Balotelli, ghanese di Brescia, a mettere in ginocchio due Paesi: uno, la Germania, per la disperazione e l’altro, la nostra Italia, per la gioia.
Tre flash, i tre momenti che più hanno caratterizzato i primi sei mesi dell’anno che ci sta lasciando. Ma non gli unici che ci hanno regalato emozioni.
Restando in tema calcistico, il 2012 è stato un anno di grandi duelli, vinti probabilmente dalle squadre e dai personaggi meno attesi: l’imbattibile Juventus di Conte, tornata ai vertici a 6 anni dall’inferno della Serie B, sul Milan di Ibrahimovic e Thiago Silva; il Manchester City di Mancini sullo United dell’immortale Ferguson; il Dortmund di Klopp sul Bayern di Robben e Ribery; il piccolo Montpellier sul ricco PSG di Ancelotti e Leonardo; il Real Madrid di Mourinho e Cristiano Ronaldo su una delle squadre più forti di sempre, il Barcellona di Guardiola e Messi.
Sfide incredibili, con finali di campionato epici, decisi magari all’ultimo secondo dell’ultima gara della stagione.
2012 che ha visto anche la conferma e l’affermazione di campioni, che hanno manifestato la loro superiorità nell’arco dei 12 mesi appena trascorsi. Cavani con il Napoli vincitore della Coppa Italia o Falcao con il suo Atletico di Madrid campione dell’Europa League ne sono splendidi esempi.
Proprio nell’anno in cui suo fratello maggiore Payton, QB come lui, ha firmato uno dei contratti più ricchi della storia dell’NFL nonostante fosse rimasto fermo per una stagione intera per infortunio, lasciando i Colts con cui ha vinto 1 solo Superbowl per approdare ai Denver Broncos.
Ma l’anno che sta per finire ha regalato nei primi sei mesi, a noi italiani, gioie immense anche dal tennis femminile. La coppia Errani e Vinci vincitrice per la prima volta al Roland Garros, con la Errani finalista anche del torneo singolare, è stato il momento più alto del nostro tennis, che grazie anche alla Schiavone di qualche anno fa è tra i primi posti al mondo. E’ un qualcosa di cui andare fieri.
La prima parte dell’anno, però, non ha avuto, purtroppo, solo momenti felici da ricordare. Le tragedie di Morosini e Bovolenta incombono nella nostra memoria come due macigni impossibili da spostare. Due ragazzi che ci hanno lasciato mentre facevano la cosa che più amavano, a cui avevano dedicato, e alla fine consegnato, la loro intera vita.
Entriamo, quindi, nel 2013 con il ricordo affettuoso di chi di quest’anno nuovo non potrà viverne ogni gioia e ogni delusione, ogni vittoria e ogni sconfitta, con la viva speranza che sia l’ultima volta.
“2012: un anno di sport – parte 2°”