Da Londra 2012 al 2013

Il primo pensiero è stato: quali momenti di sport del 2012 meritano di passare alla storia? E immediatamente il pensiero è corso a un tiro libero visto tirare dal centro di Appalachian State, Brian Okam, nella partita contro Western Carolina, poche settimane fa:

E a questo punto è facile rendersi conto che no, meglio non parlare dei momenti che meritano di passare alla storia (oggi le televisioni sono tutte un fiorire di “incredibile”, “fantastico” e simili: beh, il commentatore che dice «I’m not sure what that was» ha ragione da vendere, stavolta). Meglio volare più in basso, e guardare un po’ indietro per dare di nuovo spazio a chi, se tutto va bene, riappare alla vista ogni quattro anni.

Quindi, la domanda (della quale sono debitore ad Alessandro Lelli) è: chi si ricorda ancora dei nostri “eroi” di Londra 2012, cosa vogliamo portare di loro nel 2013? Proviamo a ripercorrere i nostri successi a soli quattro mesi di distanza.

Tanto per cominciare, applaudo Elisa Di Francisca: in grazia di dio durante le Olimpiadi, arrivata tardi a questi livelli, si è distinta anche per avere accuratamente evitato di fare patetiche sfilate (il fisico di una sportiva spesso è quello che è), e anzi ha trascorso parte dell’autunno in Kenya (notizie sul blog che ha scritto per la Gazzetta); proprio in questi giorni, dopo l’addio del CT azzurro Cerioni, ha scelto Giovanna Trillini, già allieva di Cerioni, come nuovo allenatore.

Jessica Rossi (futura portabandiera?, io ci spero) ha coronato un anno indimenticabile (oro olimpico con record del mondo sia in qualifica che nella finale), e già ad aprile, quando a conoscerla erano pochi, aveva già ottenuto il collare d’oro al merito sportivo (massima onoreficenza del CONI). Ancor più indimenticabile che tutti questi successi vengano da una ventenne (saranno 21 subito dopo l’Epifania: auguri) la cui famiglia è rientrata a casa, causa sciame sismico in Emilia, giusto in tempo per vederla vincere. Ora dovrà vedersela con il cambiamento delle regole, di cui l’altro medagliato Niccolò Campriani è stato oppositore (e in parte è stato anche ascoltato).

Troppi altri sarebbero da citare, ne scelgo tre. Per primo dico Fabrizio Donato, bronzo olimpico a 36 anni, dopo fior di delusioni (abbonato al 21esimo posto sia ad Atene che a Pechino), in condizioni fisiche precarie (nevrite alla schiena, poi guai a un tendine): coronamento di una carriera notevole e unica medaglia azzurra nell’atletica. Poi Marco Aurelio Fontana: bronzo nel cross country ottenuto con la bravura prima, perché era nel gruppo dei migliori, e poi con i denti, perché è arrivato al traguardo dopo aver perduto la sella nel corso dell’ultimo giro; prima medaglia maschile nella mountain bike, anche se ancora non è Paola Pezzo.

Infine un pezzo di storia che se ne va e che non ha raccolto medaglie, solo applausi: Josefa Idem che si ritira (e stavolta dovrebbe essere una decisione “definitivissima”). Ricordiamo solo l’ultimo scorcio di una carriera lunghissima: la seconda maternità tra 2002 e 2003, 15 mesi dopo, a quasi 40 anni, è argento olimpico ad Atene; successo bissato anche a Pechino, quando l’oro le sfugge per soli 4 millesimi di secondo; a quasi 48 anni è quinta in un’Olimpiade, a 3 decimi dal bronzo. Giusto per non farsi mancare niente, è in prima fila perché la sua città di adozione, Ravenna, diventi Capitale europea della cultura per il 2019.

Ultimi pensieri del 2012 olimpico per almeno due atletici paralimpici. Ovvio il riferimento ad Alessandro Zanardi: un atleta normodotato che, a 35 anni, si risveglia senza più le gambe, e ci scherza sopra (sostiene di vivere “ad altezza variabile”: a seconda delle protesi) e si reinventa bicampione olimpico in quel di Londra, sperando che tutta questa notorietà non ce lo rovini mai e poi mai.

Ultima, ma non in ordine di importanza, portiamoci nel 2013 anche Cecilia Camellini: due argenti a Pechino, due ori (con record del mondo)e due bronzi a Londra, per risollevare il nuoto in vasca che tanto ci ha deluso altrimenti. Umile, combattiva e serena: tre doti non facili da conciliare in una sola persona. Che studia all’università e che sogna di poter entrare in una biblioteca per scegliere un libro dalla copertina. Nel frattempo, però, ha scritto una pagina importante di un libro, quello dello sport, da continuare anche nel 2013.

Poscritto. Sulla falsariga di quanto detto riguardo le Paralimpiadi, è di pochi giorni fa questa notizia riguardante Erica Gavel. Lo sport come attitudine alla vita. Per non prenderla mai sottogamba, per entrare nel 2013 con lo spirito migliore.

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Pietro Luigi Borgia