Natale con i tuoi…

Ecco, ci risiamo. Arriva il Natale e, come per magia, torna la questione delle questioni. Giocare o no a calcio? Vero, parlarne troppo ingigantisce la questione – del resto, cosa importa se ventidue tizi inseguono la palla anche nei giorni di festa? – ma in fin dei conti tornarci su non fa male, stimolati anche dalla varietà delle scuole di pensiero in merito.

La situazione è presto descritta, eppur si muove, diceva qualcuno: la Serie B ha fatto il grande passo e, fra mugugni e perplessità di alcuni addetti ai lavori, giocherà nel giorno di Santo Stefano. Siamo lontani dal football americano nel Giorno del Ringraziamento, o dalla tradizione del Boxing Day nei paesi anglo-sassoni, però è qualcosa. Certo, la posizione per cui si rischia il buco nell’acqua, sostenuta dall’ex tecnico del Padova Alessandro Dal Canto nell’intervista esclusiva concessa al nostro sito, è meno elitaria di quanto si pensi, perché è proprio vero che non è bello “costringere la gente a passare la sera di Natale in ritiro, lontano dalle famiglie“.

E allora, come se ne esce? La serie cadetta è sempre alla ricerca di nuovi stimoli e spazi per ritagliarsi un po’ d’attenzione rispetto al gigante mediatico del piano di sopra, quella Serie A che ha giocatori e sfide di ben altro appeal, si è costruita da anni la sua nicchia nel primo pomeriggio del Sabato e ora, calendari alla mano, tenta il colpaccio del 26 Dicembre. Istituire una tradizione è lo scopo, meno facile di quanto si pensi.

Perché, in soldoni, giocare sotto le feste? La questione passa per l’ammodernamento degli impianti, perché invogliare le famiglie, proprio durante le ferie e magari per smaltire le abbuffate natalizie, a recarsi allo stadio a tifare Brescia o Reggina o Verona significa anche e soprattutto proporre loro un programma, una tappa nella giornata: messa (forse), passeggiata, calcio. Con impianti fatiscenti, difficilmente vedremo vuoti meno vuoti del solito sugli spalti, ma dalla causa si può passare direttamente all’effetto: istituire “tradizioni” simili proprio per stimolare novità e ristrutturazioni.

Un’altra scuola di pensiero, invero maggioritaria, vuole che gli strapagati calciatori giochino a Natale perché tanto sono ricchi e non è un sacrificio. Tale posizione, anche se va concesso il beneficio del dubbio, ignora in qualche modo che una festa è festa per tutti, ricchi o meno, privilegiati o meno. E un successo di pubblico e di massa del Santo Stefano di Serie B renderebbe meno vano il Natale lontano dai propri cari, per i giocatori.

Chi ha ragione, in soldoni? Tutti e nessuno, verrebbe da dire, in una querelle che a fine anno s’affianca alle riflessioni sui gesti di Mandorlini, la fuga del Sassuolo, le speranze della Reggina: in fin dei conti, classifica e campionato sono gli ingredienti da offrire questo 26 Dicembre, anche a chi di solito non segue la B ma ha solo voglia di calcio. Mal che vada, basterà girare canale e gustarsi un po’ di Premier League…

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Matteo Portoghese