Il punto sulla Serie A: giornata 18

La Juventus campione d’inverno vince contro il Cagliari a Parma e scappa, complice il mezzo passo falso dell’Inter contro il Genoa a San Siro. Dietro vincono Lazio, Napoli e Fiorentina contro Sampdoria, Siena e Palermo rendendo ancora più avvincente la lotta per la Champions. Bagarre a cui si aggiunge la Roma di Zeman, che strapazza il Milan all’Olimpico e lascia i rossoneri lontani anche dalla zona Europa League.

E’ fuga vera. Due, quattro, sei e adesso otto. Tanti sono i punti di vantaggio che la Juventus, dopo aver perso in casa contro l’Inter, ha accumulato rispetto alla seconda in classifica. Diretta inseguitrice che non è sempre stata la stessa: si sono alternate l’Inter stessa, il Napoli e ora è il turno della Lazio. Nessuna ha dato la sensazione di poter reggere il ritmo assurdo dei bianconeri, nemmeno la Roma e la Fiorentina, che ormai sono lì con le altre e che pure hanno palesato il migliore gioco della Serie A. Se il campionato non è finito, ci manca poco. Se la Juventus vincesse anche l’ultima partita del girone d’andata allo Juventus Stadium, girerebbe attorno alla boa a quota 47 punti. Una cifra che proiettata sul girone di ritorno darebbe come risultato 94. Numeri stratosferici, da Liga spagnola per capirci, in cui Barcellona e Real Madrid si sfidano a colpi di 90 e passa punti a campionato. La Juve ha vinto a Parma contro un Cagliari in esilio una delle partite più difficili della sua stagione. Sotto di un gol e con qualche uomo non al meglio (come Vidal) è riuscita a ribaltare le sorti della gara con l’ingresso di Vucinic e Matri, l’ex di turno che poi ha regalato i 3 punti alla Vecchia Signora con la sua doppietta. L’infortunio di Chiellini e il ritorno dell’impegno di Champions a febbraio sono gli unici ostacoli sul cammino della squadra di Conte. Ma, obiettivamente, non ci sembrano poter fermare la corsa dei campioni d’Italia.

Dietro ai bianconeri, come detto, si porta la Lazio, che tanto ci aveva sorpreso ad inizio campionato prima di passare un normale periodo di flessione che l’aveva fatta allontanare dal vertice. Un gol di Hernanes basta per tornare alla vittoria in trasferta, vero punto debole dei biancocelesti in questa stagione. La Sampdoria forse non è stata un avversario di livello, ma gli uomini di Petkovic hanno mostrato la stessa solidità e determinazione messa in campo contro l’Inter la settimana scorsa. Nel complesso non avranno l’organico da secondo posto, ma i capitolini si sono dimostrati fin qui i più continui tra le inseguitrici.

Continuità che non sembra abitare a Milano, sponda nerazzurra. Diciamocelo, arrivare con 9 punti di distacco dalla Juventus dopo averla battuta a domicilio è effettivamente troppo. La scusa degli infortunati e dei giocatori fuori forma regge fino ad un certo punto. Il Genoa che si è presentato a San Siro arrivava da 4 punti nelle ultime 11 partite. E’ vero, senza il gol incredibilmente sbagliato da Livaja saremmo qui a parlare di una vittoria e di un distacco di 7 punti rispetto ai bianconeri. Ma Livaja quella palla l’ha tirata sul palo e l’Inter ha giocato troppo male per meritarsi 3 punti. Stramaccioni, dopo aver illuso un po’ il tifo nerazzurro, sta comunque rispettando gli obiettivi di inizio stagione. La qualificazione alla prossima Champions è alla portata (più per la qualità della rosa che del gioco espresso), qualcosa in più no.

Arriva finalmente al terzo posto, seppur a pari merito, la Fiorentina di Montella, che ha la meglio con un rotondo 3 a 0 (anche grazie a due rigori nel finale) del sempre più opaco Palermo di Gasperini. Torna al gol Jovetic, che segna una doppietta, la cui intesa con un Toni rinato migliora di giorno in giorno. Il gioco dei viola per la prima volta non risente della mancanza di Pizarro in cabina di regia, Ujkani evita ai rosanero di subire almeno altri 3/4 reti. La Fiorentina vince e convince, il terzo posto è ampiamente meritato. Si sa che Pradè è alla ricerca di una punta da affiancare a Jovetic da gennaio in poi, ma noi, ricredendoci, auguriamo ai viola di avere questo Luca Toni in salute per i prossimi 6 mesi.

Un punto più sotto rispetto ai fiorentini, troviamo il Napoli, tornato alla vittoria dopo quattro sconfitte (coppe comprese) consecutive. Uomini di Mazzarri non ancora “guariti” al 100%, che hanno faticato più del previsto contro un Siena ben disposto in campo. Solo un’invenzione di Hamsik al minuto 86 ha permesso agli azzurri di portare a casa i 3 punti e tenere il ritmo delle altre. Certo, senza i due punti di penalizzazione il Napoli sarebbe secondo con la Lazio, ma crediamo che la sosta arrivi nel momento migliore per permettere ai giocatori, al mister e alla dirigenza di riprendersi dopo due-tre settimane difficili, tra risultati sportivi e giuridici. La squadra ha la rosa più attrezzata tra tutte per il secondo posto, deve solo capire (allenatore compreso) quali sono i reali obiettivi senza guardare troppo in su, deprimendosi.

Concludiamo con il fiore all’occhiello del nostro campionato: la Roma di Zeman. I giallorossi, usciti dalla nebbia di Verona, tornano ad essere splendenti nella notte dell’Olimpico come due settimane fa contro la Fiorentina e battono il Milan con lo stesso risultato con cui avevano rispedito a casa i viola: 4 a 2. Risultato però maturato in maniera diversa rispetto alla sfida contro Montella e i suoi, che aveva visto due squadre cercare di fronteggiarsi alla pari per 90 minuti vedendo poi vincere quella superiore. Sabato sera lo scontro alla pari sul campo non s’è visto. O meglio, s’è visto per i primi 10 minuti. Dopo il gol del vantaggio giallorosso, il Milan s’è sciolto come neve al sole e non s’è più ripreso se non già sul 4 a 0 e con la Roma in 10 uomini. Zeman che ha regalato agli spettatori un calcio stellare per una buona mezzora, con un (povero) diavolo incapace di fermare le folate offensive di Totti e compagni. I capitolini, se giocassero sempre così, sarebbero davvero una possibile anti-Juve. Il problema è che dopo una Fiorentina o un Milan, ci sarà sempre un Chievo Verona. E la Juventus non aspetta.

Per quanto riguarda i rossoneri, invece, la partita contro la Roma è il simbolo di questo Milan, che ha la voglia di rivalsa di El Shaarawy e Pazzini, ma la superficialità e indolenza di Mexes e Robinho unità all’inadeguatezza tecnica di Yepes e Ambrosini. Non è stagione per questo Milan e non crediamo lo sarà nemmeno da gennaio in poi, a meno che vendendo Pato e Robinho non arrivi un leader per reparto. Allora sì che forse l’Europa League (non di più) non resterà un semplice miraggio.