Sabato mattina: si apre ufficialmente un altro weekend calcistico italiano. Udinese-Palermo e Lazio-Inter, gli anticipi della 17esima giornata vedranno scendere in campo due squadre che Delio Rossi conosce molto bene. Abbiamo contattato il tecnico romagnolo per approfondire l’argomento campionato e portare avanti un nostro cavallo di battaglia: perché in Coppa Italia i grandi club giocano sempre in casa?
Buongiorno mister. Lei con la Coppa Italia ha sempre avuto un ottimo rapporto: la stanno rivalutando un po’ tutti adesso?
Non è che la stanno rivalutando adesso, la snobbavano prima magari. A mio avviso rientra nell’ordine normale delle cose il fatto che la Coppa Italia venga affrontata con il piglio giusto. Mettere un trofeo nella propria bacheca è sempre bello, figuriamoci in tempi di crisi. Inoltre con rose di 25-30 calciatori, si ha la possibilità di alternare gli uomini e non patire i tre impegni in una settimana.
Perché le grandi squadre, già favorite da questioni naturali, devono avere anche il vantaggio del fattore campo? C’è poco di sportivo in questo…
Concordo con lei. Purtroppo non la pensiamo tutti allo stesso modo: per gli organizzatori è più intrigante avere in semifinale Juventus ed Inter piuttosto che Reggina e Atalanta. E’un forte ritorno economico ma anche di immagine.
Veniamo alla giornata di Serie A: che Lazio-Inter si aspetta?
Mi aspetto una partita bella ed equilibrata tra due grandi squadre che vogliono restare il più a lungo possibile agganciate alla zona scudetto. Anche se, francamente, penso che quello sia un discorso soprattutto per Juventus e Napoli.
I nerazzurri viaggiano a gonfie vele con le grandi perché con l’abito da provinciale esprimono il meglio di se stessi?
L’Inter è un gruppo di calciatori forti che tende a far emergere i singoli. Non ha una manovra offensiva talmente consolidata da poter parlare di collettivo: spesso, se uno dei campioni là davanti non trova la giocata, le viene difficile sbloccare una partita.
Alle 18 c’è Udinese-Palermo: intorno alla sua ex squadra non c’è forse troppa depressione?
E’naturale sia così. Quando una piazza si abitua ad occupare stabilmente la parte sinistra della classifica, diventa poi traumatico accettare un brusco ridimensionamento. Il problema maggiore, a mio avviso, è un altro: se si ha la consapevolezza di dover mutare orizzonti, allora bisogna essere chiari sin dal primo giorno. Illudere la gente non porta da nessuna parte.
Che idea si è fatto del rendimento altalenante di Ilicic? Solo nella prima stagione rosanero, con lei in panchina, ha convinto tutti…
Per me Ilicic è un calciatore forte e talentuoso, uno di quelli che con loro giocate possono decidere una partita. Non ho gli argomenti per dire cosa gli succede adesso perché ogni allenatore possiede una propria chiave personale per entrare nella testa dei ragazzi e aiutarli a esprimersi al massimo.
Impossibile non chiederle se Zeman, tecnico che lei ha sempre apprezzato, si stia adattando per la prima volta nella sua carriera ai calciatori…
Lo sta facendo e non ci trovo nulla di strano. Qualsiasi allenatore, Zeman compreso, non può restare ancorato a dogmi troppo rigidi: in questo modo non valorizzerebbe gli uomini a sua disposizione. La Roma ha una rosa importantissima, di primo livello, e il boemo ha trovato il bandolo della matassa per esaltarla.
Ultima domanda: il suo nome è puntualmente accostato a varie panchine, ma se potesse scegliere che tipo di esperienza le piacerebbe fare in questo momento della sua carriera?
Se potessi scegliere non avrei dubbi: mi piacerebbe da morire la panchina del Real Madrid!