Home » Il Punto sulla Serie A: giornata 16

La capolista è sola: nella sfida tra Inter e Napoli per decidere l’anti-Juventus il risultato dice Inter, il gioco dice nessuna delle due. I bianconeri passano a Palermo nel giorno del ritorno di Conte e mantengono i 4 punti di vantaggio sui nerazzurri, ora secondi. Il weekend ci ha però regalato la partita più bella della stagione: Roma-Fiorentina è stato uno spettacolo per gli occhi e il cuore, soprattutto per merito dei giallorossi, vincitori della sfida, che finalmente sembrano una vera creatura zemaniana. Una Lazio incommentabile pareggia 0 a 0 a Bologna nella noia, mentre il Milan prosegue il buon momento, vincendo in trasferta a Torino per 4 a 2. Per tutti i risultati del weekend di Serie A, clicca qui.

Conte torna con i tre punti. Oddio, non che se ne fosse mai andato in realtà, ma questo è un altro discorso. Diciamo che torna ufficialmente sulla panchina della Juventus nella delicata trasferta di Palermo e i bianconeri, come “bentornato”, gli regalano la vittoria. Vittoria striminzita nel risultato ma non nel gioco, quella della Vecchia Signora, che domina i padroni di casa sciupando con Vucinic, Matri, Bonucci e Bendtner (che ricorda, con le sue movenze, il peggior Lucio) numerose palle gol per arrotondare il punteggio. 38 punti in 16 giornate lo score della Juve targata Conte, Carrera, Alessio e di nuovo Conte. Diciamo che, a parte le due sconfitte con le milanesi che possiamo giustificare anche per via dei numerosi ribaltoni in panchina, il cammino dei bianconeri è in piena linea-Scudetto.

Andando in ordine di classifica, troviamo Inter e Napoli, che nel posticipo serale della domenica si sono scontrate nel freddo di “San Siro”. Vincono i nerazzurri di Stramaccioni per 2 a 1 grazie ad un primo tempo dominato da un uomo solo: il sempre criticato Fredy Guarìn. Signori, il lento, compassato e fumoso colombiano è un campione vero. Disposto a litigare con chi pensa il contrario. La prepotenza con cui “doma” gli avversari è impressionante. Il suo avversario diretto Gokhan Inler non c’ha capito nulla, sostituito a metà secondo tempo da Mazzarri per disperazione. Il centrocampista ex Porto con un gol su perfetto schema d’angolo (magnifico il passaggio di Cassano) e con l’assist a Milito per il raddoppio ha indirizzato la gara su binari esclusivamente nerazzurri. L’Inter, poi, non ha fatto più niente. Tanta difesa e ripartenze che sono comunque valse i tre punti e il secondo posto il classifica. Va bene così.

Il Napoli dal canto suo non ha fatto molto di più. D’altronde abbiamo già parlato dell’incapacità della squadra di Mazzarri di fare gioco, abituata (e brava) com’è a farsi attaccare per poi colpire in contropiede. Il tentativo nel secondo tempo di far giocare tutti insieme Cavani, Pandev, Insigne e Hamsik non ha dato molti frutti. Una squadra di splendidi contropiedisti si è scontrata contro una sua simile. La differenza l’hanno fatta gli episodi e la buona vena degli interpreti nerazzurri. Nessuna delle due, in ogni caso, ci sembrano adatte come anti-Juventus.

Continuando in ordine di punteggio, troviamo Roma e Fiorentina. Ribadisco l’ordine di punteggio, perché se avessi deciso di andare in ordine di “bellezza”, questa partita sarebbe stata senza dubbio la copertina dell’articolo e dei prossimi 22 “punti”. Partita magnifica. Fantastica. La più bella dell’anno in Italia, il calcio che dovremmo sempre esportare per migliorare la nostra immagine agli occhi oltre confine. Il calcio offensivo di Zeman contro il possesso ragionato di Montella. Il pressing, le verticalizzazioni e il gioco di prima della Roma contro il fraseggio, la calma e l’inventiva della Fiorentina. Vincono, con grande merito, i giallorossi, capaci di imprimere un ritmo forsennato alla gara per tutti i 90 minuti, non lasciando tempi di gioco e di pensiero ai viola. Il miglior giocatore della sfida è senza dubbio Francesco Totti, immortale artista del calcio, che corre come quando aveva 20 anni con l’esperienza di chi ha già 15 anni di carriera alle spalle. Due le reti del capitano giallorosso, a mettere i puntini su una prestazione da urlo.

Però, se proprio dovessi trovare un momento-simbolo della partita, sceglierei il momentaneo pareggio della Fiorentina sul punteggio di 1 a 1. E cosa ci dovrà trovare su un gol realizzato su uno schema da calcio piazzato con la difesa avversaria totalmente presa d’infilata – penserete voi?
In quel gol, signori, c’è l’essenza del calcio vissuto in settimana, negli allenamenti di tutti i giorni. C’è lo studio meticoloso dell’avversario, l’uno dell’altro. Zeman che studia Montella e viceversa. Zeman che studia gli schemi di Montella e prepara una contromossa, preparando un inusuale quanto poetico fuorigioco su punizione (l’apoteosi, per chi ama il fuorigioco). Montella che si aspetta una contromossa del genere da Zeman e che fa partire un difensore centrale dalla seconda linea, lasciando sì in fuorigioco tutti gli altri 5 o 6 giocatori in area, ma non quel difensore, Gonzalo, che riceve, serve Roncaglia, ormai di nuovo in gioco, che segna. Teoria del calcio applicata, volume 1 e volume 2. Dite quello che volete, questa è bellezza. E se non la vedete, mi spiace per voi.

Concludiamo con il Milan, che piano piano risale la china e si porta dietro le altre 6. Il Napoli, terzo, dista 9 punti mentre Roma e Fiorentina (quinta e sesta) sono a quota 29, 5 punti più su dei rossoneri. La situazione in classifica non è ancora così rosea, ma va molto meglio rispetto a quando si guardava più in basso che in alto. La vittoria a Torino arriva nelle modalità ormai solite per il diavolo di quest’anno: si va sotto e poi si recupera. El Shaarawy segna il suo tredicesimo gol in 16 partite, torna al gol Nocerino e segnano anche Pazzini e Robinho. Insomma, festa per tutti. Tranne che per uno: Nigel De Jong. L’olandese, ribattezzato “el niño orizontàl” per la sua propensione al gioco laterale fatto di poche verticalizzazioni, ha subito la lesione sottocutanea del tendine d’achille. Che in parole povere significa stagione finita. Allegri non ha pace, ora che aveva trovato un assetto per il suo Milan, sarà costretto a rivederlo o quantomeno a cambiarne gli interpreti. Vedremo se gennaio e il mercato porteranno nomi nuovi o se si tornerà a vedere titolare il buon vecchio Muntari.

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