1972-2012. Quarant’anni. Quaranta lunghi anni polverizzati in dodici mesi. Dodici mesi e 86 gol per la precisione.
Gerd Muller, in un’altra epoca e un altro calcio, era riuscito nell’impresa di segnare in tutte le competizioni ufficiali 85 reti nell’anno solare 1972. “Record che non si batterà mai, resterà per sempre”, si diceva.
Si sbagliavano. O meglio, non sapevano. Non potevano sapere che il 24 giugno 1987 a Rosario, in Argentina, sarebbe nato colui che a soli 25 anni è il migliore del mondo già da quattro anni, almeno: Lionel Messi.
Non voglio lanciarmi in un “migliore di sempre” perché il nome di Maradona verrebbe senz’altro pronunciato dagli eventuali obiettori. Non ho deciso di scrivere questo editoriale per fare un confronto tra Messi e Maradona, tra Leo e Diego, tra un’epoca e un’altra. No.
Anzi, sono convinto che in Messi ci sia un po’ di Maradona, che un po’ di quel Diez de cuero blanco di Diego (come direbbe l’immenso Federico Buffa) sia presente nel “dieci” di Leo. La bellezza intrinseca del gioco del calcio gli appartiene, come al suo predecessore. L’ammirazione che crea nel pubblico con le sue giocate, la facilità e il divertimento con cui gioca a pallone sono gli stessi dell’ex numero 10 di Napoli e Argentina.
Senza dubbio sono diversi sotto un sacco di punti di vista. Ma la palla non mente. E la palla ci dice che Messi e Maradona appartengono alla stessa categoria di giocatori. Gli unici due che ne fanno parte.
Sopra di loro, il nulla. Sotto di loro, tutti gli altri.
Di Maradona sappiamo tutto e si è già detto e scritto di tutto. Lo conosciamo da più di trent’anni. E’ un nome che riecheggia nelle nostre orecchie da tanto. Ma Messi, signori, ha solo 25 anni. Gioca nel Barcellona ad alti livelli da quando ne aveva 17 ed è presumibilmente solo a metà della sua carriera. E ha già frantumato ogni tipo di record. Di gol, di precocità, di trofei. Sono qui ad elogiarlo per aver segnato 86 reti in un anno solare, ma fra poco, probabilmente, dovrò ripetermi quando vincerà il 4° Pallone d’Oro di fila. Mai nessuno. Appunto.
Potrei star qui ad elencare tutti i record che detiene, ma non finirei prima di domani mattina. Sono tanti, tantissimi. E forse tutti questi numeri non danno nemmeno il giusto ritratto di un campione che è tale ben oltre le cifre e i record battuti.
I paragoni nel calcio di oggi sono improponibili, Leo pratica un altro sport. E non è che gli altri siano scarsi o non sappiano giocare a pallone. Anzi. Si confronta ogni giorno con fior fior di campioni. Giocatori dal livello eccezionale.
La differenza è che in una scala da 0 a 100, se gli altri arrivano al livello “cento”, Messi arriva al livello “Maradona”.
Come loro, nessuno mai.