L’incredibile tragedia accaduta in Olanda pochi giorni fa, in cui un guardalinee è stato picchiato a morte durante una gara dilettantistica, fa tornare in mente la triste realtà del calcio specchio di una società degradata. La morte si è presentata innumerevoli volte in occasione di eventi pallonari: escludendo incidenti di gioco e fatalità, la violenza ha colpito crudelmente ad ogni latitudine. Questa settimana, MondoPallone Racconta compie un breve excursus nel Libro Nero del Calcio Italiano.
1963: la prima vittima
Era il 28 aprile quando, durante Salernitana-Potenza valida per il campionato di Serie C, un solitario invasore di campo – inviperito per la mancata concessione di un rigore ai padroni di casa – venne pesantemente caricato dalle forze dell’ordine scatenando la rivolta degli spalti gremiti. La Polizia sparò in aria alcuni colpi per disperdere la folla, scatenando il panico. A calma quasi ristabilita, venne scoperto sulle gradinate il corpo senza vita di Giuseppe Plaitano. 48 anni, padre di quattro figli e tifoso salernitano. Esistono due versioni contrastanti circa il decesso: quella del ferimento mortale a causa di uno degli spari della Polizia e quella dello schiacciamento da parte della folla. Plaitano è stato la prima vittima della violenza negli stadi italiani.
1979: tragedia nel derby romano
La rivalità tra Roma e Lazio è sempre stata accesa, a volte sfociata in episodi controversi e di estrema gravità. Il 28 ottobre, il tifoso della Lazio Vincenzo Paparelli è seduto accanto a sua moglie in Curva Nord. Sta mangiando un panino, quando viene colpito al volto da un razzo. L’oggetto, sparato dalla curva opposta, attraversa tutto il campo prima di conficcarsi nell’occhio sinistro dello sfortunato spettatore. Ogni soccorso si rivela inutile. Paparelli muore a 33 anni e con due figli in giovanissima età. L’autore del fatto, il minorenne Giovanni Fiorillo, si rende latitante in Svizzera. Si costituisce dopo 18 mesi e viene condannato a sette anni di carcere per omicidio preterintenzionale.
1985: la sciagura dell’Heysel
29 maggio, Bruxelles. L’UEFA ha deciso di far disputare la finale di Coppa dei Campioni nel vetusto impianto Heysel, nonostante le evidenti carenze strutturali. La carica dei famigerati hooligans del Liverpool ai danni dei tifosi della Juventus completano il quadro, causato dal terribile fuggi-fuggi e l’ammassamento sui muri di un impianto che cade a pezzi: si contano 39 morti, di cui 32 italiani. Una sciagura avvenuta in diretta televisiva, con il comprensibile shock via etere e l’apprensione dei parenti di chi si era recato in Belgio. Gli agghiaccianti contorni della tragedia e l’assurda incapacità delle autorità belghe di gestire l’intero evento rappresentano forse il punto più basso nella storia del calcio europeo.
1995: il sacrificio di “Spagna”
Allo Stadio Ferraris di Genova è in programma Genoa-Milan. Prima della partita si verificano degli scontri tra le due tifoserie. A farne le spese è Claudio Vincenzo Spagnolo, 24 anni, supporter genoano. Ucciso da una coltellata al petto. L’autore è il diciottenne Simone Barbaglia, tifoso avversario. La commozione in tutto il Paese è enorme, la rabbia chiaramente ancor di più. Barbaglia viene condannato in via definitiva a 14 anni e 8 mesi di reclusione. Il leader delle Brigate Rossonere 2 Carlo Giacominelli, soprannominato “Chirurgo” per l’abilità nell’uso del coltello, venne anch’egli condannato e ritenuto responsabile morale dell’accaduto. La domenica successiva, il calcio italiano si fermò. Da allora, il Genoa ospita annualmente il “Trofeo Spagnolo”.
2007: l’omicidio Raciti
Il 2 febbraio, a causa dei disordini tra tifoserie per il derby siciliano tra Catania e Palermo, viene colpito a morte l’Ispettore Capo della Polizia di Stato Filippo Raciti. 40 anni, padre di due figli, soccombe per trauma epatico dovuto ad impatto con corpo contundente. La morte di Raciti suscita grande emozione e attira l’attenzione di tutti i media stranieri. Le indagini portano alla condanna di Antonio Speziale (minorenne all’epoca dei fatti: 14 anni di carcere poi ridotti a 8 in appello per omicidio preterintenzionale) e Daniele Natale Micale (maggiorenne all’epoca, 11 anni di carcere). Alla memoria di Raciti vengono intitolati due impianti – Quarrata (PT) e Siderno (RC). E’ stata la scintilla per l’attuazione della messa a norma di sicurezza degli impianti italiani.
Andrea Vitone (1982)
Marco Fonghessi (1984)
Stefano Furlan (1985)
Paolo Siroli (1986)
Giuseppe Tomasetti (1986)
Nazzareno Filippini (1988)
Antonio De Falchi (1989)
Celestino Colombi (1993)
Salvatore Moschella (1994)
Roberto Bani (1997)
Fabio Di Maio (1998)
Ciro Alfieri (1999)
Giuseppe Diodato (1999)
Simone Vitale (1999)
Vincenzo Lioi (1999)
Antonio Currò (2001)
Sergio Ercolano (2003)
Ermanno Licursi (2007)
Per non dimenticare…