Genitori, perché non state a casa?

Quando leggi la notizia di tre giocatori di 15 e 16 anni che picchiano a morte un guardalinee in un’amichevole di calcio giovanile, le reazioni che si possono avere sono più o meno simili: allargare le braccia con il disprezzo dipinto in volto, esclamare “che schifo” o, semplicemente, non riuscire nemmeno a commentare. Dopo aver fatto questo, mi sono balzati alla mente, da ex giocatore amatoriale, svariati episodi a cui deve assistere un ragazzino quando inizia ad affrontare i primi campionati. Forse chi non ha frequentato il calcio giovanile può iniziare a darsi qualche risposta.

Molte volte, quando si manifestano questi episodi, la gente grida all’unisono: “Ma i genitori dove sono?!“. Ed è proprio questo il problema: i genitori sono là a incitare i propri figli a spingersi sempre di più verso lo schifo, a far quasi da esempio sul comportamento sbagliato da avere in campo, a trasmettere il proprio pessimo modo di essere ai figli che giocano. Attenzione, non è rivolto a tutti, ma il fenomeno è piuttosto diffuso in quei campetti sterrati poco considerati.

Non è raro ascoltare “Spezzagli le gambe!” per invogliare il figlio di 10 anni a lasciare a terra l’avversario; non è raro vedere genitori che si azzuffano sulle tribune perché l’arbitro non ha fischiato (non c’è neanche l’arbitro a 10 anni, molte volte lo fanno gli allenatori stessi). A 14 anni, invece, si inizia a “fare sul serio”.  Capita di andare a battere il fallo laterale e sentire un vasto assortimento di insulti e minacce, accompagnati da sputi rivolti dai genitori al giocatore; capita anche di vedere qualche coltello in tribuna e dover abbandonare il campetto dopo l’intervento della Polizia. A 14 anni, a 14 anni, a 14 anni. Se volete lo ripeto all’infinito, perché non so se sono stato in grado di rendere l’idea di cosa ci sia in giro.

Poi il mondo del calcio e della politica restano a bocca aperta quando ascoltano notizie del genere, quasi come se stessero cascando dalle nuvole, quasi come se non sapessero cosa effettivamente succede. Ritornando al punto: “Ma i genitori dove sono?!“. La risposta è semplice: “Spero a casa“.

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Cosmo Amendola