Reggina-Crotone: odore di Calabria

“Se vai in Calabria sentirai che c’è un odor di Calabria come c’è un odor di neve, come c’è un odor di sole”. La frase è di Anselmo Bucci, artista italiano del XX secolo che, pur essendo nato nelle Marche, amava visceralmente la Calabria e i calabresi. Un amore che, come succede sempre nella vita, è impossibile da concepire per chi di talune cose ne è il padrone.

Il calcio, specchio della nostra società, dei nostri pregi e dei nostri difetti, racconta la storia di due squadre, la Reggina e il Crotone, verso le quali c’è tanto orgoglio ma poco amore da parte dei calabresi. In una terra carente di strutture, di risorse economiche e colma di esempi da non seguire, vantare due club in serie B dovrebbe far ribollire il sangue non solo dei luoghi in questione ma dell’intera regione. Al contrario il Granillo è sempre più vuoto e lo Scida solo occasionalmente ribocca di entusiasmo. Il problema è alla radice: è sbagliato assuefarsi e pensare che tutto sia dovuto quando invece, in questa realtà, ogni giorno di sopravvivenza è un regalo da gustare fino in fondo.

Stasera va in scena il derby tra una città, Reggio, che per anni ha compiute imprese sui campi più importanti di Italia e un’altra, Crotone, grande un terzo rispetto ai “cugini” ma talmente consolidata nel panorama calcistico da riscuotere le grazie di Andrea Abodi, presidente della serie B Win. I Sansone e i Florenzi, prima di finire in copertina sul Corriere dello Sport, macinavano chilometri sul suolo pitagorico. Visto che abbiamo eletto questo sport a fonte indispensabile per dimenticare o attenuare le angherie dell’esistenza, sarebbe meglio aprire gli occhi e gustarsi l’evento.

Reggina-Crotone è la festa di tutti i calabresi, di quelli che ci credono e non mollano mai. Trentino Alto Adige, Friuli, Umbria, Marche, Molise, Puglia, Basilicata, Sardegna e Valle D’Aosta: ben nove regioni sono meno rappresentate nelle prime due categorie del pallone rispetto alla Calabria. Stasera, cari calabresi, è l’occasione giusta per scongelare l’orgoglio e tramutarlo in amore; è la volta buona per guardarsi allo specchio e ricordare di esserci ancora. Tra mille complicazioni ma contro tutti e nonostante tutto. Se vogliamo che il calcio sia poesia, partiamo dalle radici e, almeno per una notte, chissenefrega di Milan, Inter e Juve.