L’analisi della sfida è un turbine di emozioni. Le sensazioni si mescolano e sanno di presente, passato e futuro. Di quando, per esempio, un certo Gaetano Scirea lottava contro un Ciccio Graziani che godeva ancora di una notevole chioma. Oppure di quando, e si è indietro di oltre un secolo, il fondatore e dissidente Alfredo Dick si scisse dalla Juventus e originò la più antica rivalità d’Italia, dando vita al Torino Foot-Ball Club.
Da lì, un susseguirsi di partite storiche, di campioni arrivati e partiti sia da una parte che dall’altra. Nel 1907 la prima stracittadina, tinta di granata grazie alle reti di Ferrari-Orsi e Kämpfer. Finì 2-1, con gol bianconero dell’esordiente Ernesto Borel, attaccante classe ’89. Milleottocentoottantanove, ovviamente. Passa il tempo, passano le guerre, mutano le situazioni. In campo c’è sempre agonismo, i protagonisti sono sempre diversi, ma sempre storici: il granata Ferrini, il bianconero Anastasi; e poi Bettega, Morini, Agroppi, Pulici, Capello, Gentile, Tardelli, Dossena, Torrisi, Platini, Laudrup, Manfredonia, Baggio, Vialli, Poggi, Ferrante, Maresca (sì, quello delle corna), Davids, Lucarelli, Del Piero. Nomi che sono un’autostrada. Su cui viaggia veloce la macchina del tempo.
Tempo che si è fermato al 2009, quando Giorgio Chiellini decise Torino-Juventus, match di ritorno (l’andata fu 1-0 Juve, Amauri) allo Stadio Olimpico. Stasera, il derby numero 185: la marcia, finalmente, riprenderà. Lenta, ma inesorabile: dopo tre anni, si torna a scrivere un’altra di quelle storie calcistiche che, siatene sicuri, non avrà mai fine.