Equilibrio in Serie A
Il napoletano è ringalluzzito per aver riaccorciato le distanze, il fiorentino gode vette lontane qualche anno, l’interista si gode Stramaccioni, il laziale tiene a posto i conti tenendo a bada i cugini, e lo juventino guarda ancora tutti dall’alto in basso. Questa, grossomodo, potrebbe essere l’immagine del nostro campionato: grande equilibrio in cima alla classifica (cinque squadre in sei punti), anche se non tutti i nomi erano quelli attesi.
Il fatto è che il nostro movimento calcistico continua la sua cura dimagrante (che coinvolge moltissimi aspetti, tranne l’idea di ridurre le squadre in Serie A e Serie B), con il Milan che viene smembrato in estate (e poi Allegri finisce sulla graticola: come se il mercato in uscita l’avesse deciso lui), la Roma che deve ancora finire di capire Zeman, e l’Udinese che deve ritrovare se stessa. Peraltro è un film già visto in Friuli: non tutti gli anni riescono col buco, perché prima degli ultimi due campionati, oggettivamente sfavillanti, il 2009/10 si era concluso al tredicesimo posto. Non sempre il gruppo viene su nel modo migliore.
Nello specifico, per esempio, non stupisce che la Juventus abbia già perso due partite (peraltro negli ultimi quattro incontri): lo sforzo del doppio impegno quest’anno si fa sentire. Non stupisce un Napoli completo in ogni reparto. Belle notizie vengono invece da Montella e Stramaccioni (tutti e due di scuola romanista: gli americani si mangino le dita), e davvero tanto piacere di vedere uno come Vladimir Petković a giocarsela lassù. Fa piacere, dico, perché si tratta di un cittadino del mondo: tre cittadinanze (bosniaco con passaporto croato, nonché svizzero), poliglotta (otto lingue), lettore accanito, incline alla tecnologia, e capace di far giocare bene le sue squadre. Difficile pretendere di più.
E mentre il campionato ha già svoltato il primo terzo, mentre si avvicinano il freddo e la boa di metà percorso, un dato colpisce l’occhio: l’equilibrio regna sovrano. Se ci sono organici considerati favoriti, è anche vero che il campionato ancora non ha dato indicazioni inoppugnabili in favore di nessuno; e questo vale sia in testa che in coda. Perché poi però bisogna anche dare un occhio in fondo: e se saltiamo la Roma, sesta in classifica, dal settimo all’ultimo posto corrono solo dieci punti; il che equivale a dire che la lotta per la salvezza, a dispetto delle squadre (s)favorite annunciate, è apertissima a tutte le soluzioni: basta un’amnesia invernale per ritrovarcisi dentro fino al collo.
Il Parma sembra messo meglio, il Catania fin qui ha stupito (ma ci ha abituati a partenze sprint seguite da primavere nere), l’Atalanta si era lanciata con 3 vittorie consecutive e scalpi di prestigio (Napoli e Inter), ma poi ha frenato con due sconfitte consecutive; e il Milan veleggia laggiù. Il Cagliari ha collezionato due punti in quattro partite, l’Udinese quattro in cinque, la Sampdoria si è risvegliata con due vittorie consecutive: il vento cambierà molte volte da qui a maggio, per ricordarci che, se i campioni non arrivano più da noi, almeno abbiamo un campionato incerto. E questa, per paradosso, è una rassicurazione.