La domenica pomeriggio

C’era una volta la domenica pomeriggio, quella che nei mesi invernali iniziava presto, verso le 14.30, oppure si animava alle 16 con l’avvento della primavera. Un appuntamento fisso per tutti coloro che non potevano fare a meno del calcio: panino, coca cola e biglietto dello stadio per i più fortunati; Gazzetta o Corriere all’occorenza, schedina del totocalcio e radiolina per gli altri. C’è chi perdeva la voce in tribuna per i propri beniamini e chi attendeva da casa uno “scusa Ameri” che potesse introdurre qualche lieta notizia. Al termine delle partite poi iniziava il countdown per 90° minuto di Paolo Valenti dove si potevamo vedere finalmente i gol.

Adesso ci ritroviamo lo spezzatino, una serie A spalmata nell’arco di più giorni per la gioia delle televisioni, un po’ meno per chi gioca al fantacalcio o non può seguire la squadra in trasferta nei giorni feriali. Il Totocalcio è prossimo alla scomparsa, soppiantato dal mondo delle scommesse dove si può puntare su tutto, anche sui falli laterali. La radiolina viene sostituita dai vari “diretta gol” proposti dalle pay-tv, in compenso, però, qualcuno ha ritrovato il piacere di seguire le partite nei bar o nei circoli dotati di Sky e simili, un po’ come si faceva negli anni trenta con le prime radio a disposizione e la voce di Niccolò Carosio che raccontava le gesta della nazionale. Resta 90° minuto ma manca quell’attesa di un tempo perché ormai sappiamo vita, morte e miracoli delle partite già pochi minuti dopo il triplice fischio.

E’ questa la realtà. Tutto cambia e si evolve e il calcio non può essere da meno. Qualche vecchia abitudine che ormai non tornerà più, ma bisogna pur sempre abituarsi alle novità e adattarsi a ciò che ci riserverà il futuro. Non sarà più possibile tornare indietro e non ci rimane che qualche lacrimuccia davanti a una vecchia schedina o a un filmato amarcord di un vecchio 90° minuto.

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Elia Modugno