Se poi ti capita in un giorno importante, significativo per te, ancora meglio.
Ti alzi, fai colazione, vai al campo di allenamento della tua squadra. Vedi i tuoi compagni e il tuo mister, li saluti. Noti che hanno un’espressione tirata, concentrata. Senti nell’aria che c’è attesa, tensione, quasi fermento, per ciò che andrà a succedere da lì a poche ore. D’altronde è la sera di Milan-Juventus, non può non essere così. Sarebbe strano il contrario.
Dopo la rifinitura, sali sul pullman, prendi il tuo posto, scambi qualche battuta distratta con non ricordi chi e poi via, musica nelle orecchie a cercare la concentrazione sulla strada verso “San Siro”. Già, “San Siro”. Proprio quel catino che finora non ti ha accolto come ti saresti aspettato, che ancora non sei riuscito a convincere del tutto e che stasera sarà gremito da circa 75.000 persone, pubblico festoso e pagante della “cosa più importante tra le cose meno importanti”, come direbbe il buon Arrigo Sacchi.
Sono più o meno le 20.00 quando parte “Sweet Child O’ Mine” dei Guns ‘n’ Roses, tipica intro sonora delle partite casalinghe del Milan, che avverte i tifosi che i rossoneri stanno per fare il loro ingresso sul terreno di gioco per il riscaldamento. Entri in campo correndo, ti guardi attorno un po’ impaurito e un po’ fiero. Sai che tutta quella gente è lì per voi, per guardare il “diavolo” inforcare la “zebra”, mai parsa così grande come oggi negli ultimi anni.
Succede che il tuo portiere e capitano, Abbiati, si faccia male nel riscaldamento e che non riesca a scendere in campo da lì a poco. Ti si avvicina il tuo allenatore e ti mette una mano sulla spalla. “Voglio che lo faccia tu” – ti dice. “Cosa, mister?” – ribatti, facendo quasi finta di non aver capito. “Il Capitano, voglio che sia tu”. “Ma mister, ci sono altri che sono qui da più tempo. Boateng, Yepes. O lo stesso Nocerino“. “Monto, voglio te capitano. Punto”.
Tu, Riccardo Montolivo, arrivato in rossonero nel Luglio 2012, capitano del Milan nella partita contro la Juve giocata il 25 novembre dello stesso anno. Andando a memoria, non è mai successo un caso di simile precocità in casa rossonera.
Avresti dovuto vederle, le facce dei tifosi alla notizia della fascia al tuo braccio. “Ma lui? E perché? Meglio un guerriero come Nocerino!”, “O meglio Boateng, che magari è la volta buona che si sveglia”.
E invece no, alla fine hai convinto tutti: meglio Montolivo.
Migliore in campo per distacco, nonostante le ottime prove di alcuni tuoi compagni. Trascinatore vero e sempre presente sia in fase difensiva che in quella offensiva. Calma e geometrie al servizio della squadra, forza e vigoria schiantate contro gli avversari. Dominatore unico del centrocampo, calpestato nell’occasione da gente del calibro di Vidal, Marchisio e Pirlo.
Proprio quell’Andrea Pirlo a cui il tuo presidente ha detto che assomigli. Non propriamente vero, ci permettiamo di dire, sia come ruolo che come tipologia di giocatore, ma ti auguriamo di entrare nel cuore dei tifosi rossoneri così come lo è stato il numero 21 bianconero. E giocando sempre così, mostrando questa tenacia unita alla tua classe mai messa in discussione, non ti sarà difficile riuscirci.
Alla fine hai portato il Milan a battere la Juventus, hai condotto i rossoneri alla vittoria e alla conquista di San Siro da capitano vero. Sei stato tu, non altri. Tra creste appassite e veline innamorate, tra tacchi no-look e calcio bailado, tra tutti…meglio Montolivo.