Il destino dell’ex: applausi o fischi per Zeman?
“Torna! Sta casa aspetta a te! Torna! Che smania ‘e tè vedè!” cantava Claudio Villa. Lo avranno, se non cantato, pensato spesso i tifosi di Pescara. Domani succederà, anche se lo scenario non sarà quello rappresentato dalla canzone. Zdenek Zeman torna all’Adriatico, da avversario, alla guida della Roma, forse il suo vero grande amore. Qui sta la sottile linea (giallo)rossa che divide un’accoglienza sana e sportiva e una rancorosa e rabbiosa. Cosa deve aspettarsi il boemo oggi in quel di Pescara?
Nemmeno il diretto interessato lo sa, e lo ha detto in conferenza stampa. Se ancora è tutto da dimostrare e spiegare il rapporto tra amore, tifo e calcio, possiamo star certi che, anche quando si tratta di un campo verde e di un pallone, l’innamoramento esiste e coinvolge i sentimenti di tante persone. Vedere il proprio tecnico, idolatrato e inneggiato per un anno eccezionale, durante tutta la cavalcata verso la serie A, cedere alle lusinghe della sua “ex” non deve essere stato un boccone tanto facile da mandar giù per i tifosi pescaresi. Alzi la mano chi non ha mai provato questa sensazione, tra i banchi di scuola o in età più matura. L’addio di Zeman è stato doloroso.
Il boemo, nella sopraccitata conferenza stampa di vigilia del match è stato chiaro. Il tifoso pescarese segue molto la squadra, per lui è quasi un culto. Andare la domenica allo stadio a tifare i giocatori biancazzurri è più importante di tante altre cose. Perciò una reazione negativa al ritorno di Zdenek non è un’ipotesi così imponderabile. Ma sarebbe meritata? Il tecnico più discusso d’Italia sa farsi amare, ma anche odiare: il ricordo che ha lasciato a Pescara è qualcosa di meraviglioso, la realtà in cui versa la squadra abruzzese dopo il suo addio è spiacevole. Certo, stiamo parlando di categorie e contesti diversi, ma la gratitudine avrà la meglio sull’astio?
Torna Zeman. L’uomo che è stato l’emblema della “chiave di volta“. Tolto lui, il Pescara è collassato su se stesso: via i talenti, via il sogno, è arrivata la realtà, dura, della difficile lotta per la salvezza. Immobile, Insigne, Verratti, se ne sarebbero andati lo stesso, questo è quasi certo, ma nessuno di loro ha nascosto che, con il boemo in panchina, un pensierino a restare lo avrebbero fatto volentieri. Nessuno di noi possiede la sfera di cristallo, ma di certo la storia sarebbe stata diversa, più lieta, per i tifosi pescaresi. Si dice che nel calcio la gratitudine non esista, ma è pur vero che Zeman ha fatto il suo compito, e bene. E se ora il Pescara è nella massima serie, gran merito è suo. Un abbraccio affettuoso dell’Adriatico infrangerebbe questo brutto luogo comune, e regalerebbe un gran momento di calcio.
Lo ha detto anche Bergodi, appena subentrato al dimissionario Stroppa, che Zeman per lui è un grande e va applaudito. Il combattuto popolo pescarese, con ogni probabilità, si farà guidare dal cuore. E quando vedrà il boemo esprimerà i propri sentimenti. Perfino l’impassibile Zdenek domani in quel sottopassaggio che ha percorso tante volte, avrà la pelle d’oca, e spererà in cuor suo di trovare gli applausi convinti e sinceri della gente che lo ha tanto amato. Magari, chissà, un giorno tornerà e capirà che Pescara è stato il suo vero grande amore. Anche più della Roma. Chissà.