Sarà per il travolgente spettacolo della Curva Sud, che ricorda le migliori torcide del football carioca, o per la passionalità di una metropoli multietnica e storicamente predisposta ad accogliere gli stranieri. Fatto sta che la tradizione verdeoro, in casa Roma, è stata rinverdita sul mercato estivo con l’acquisto di un potenziale campionissimo. Stiamo parlando di Marcos Aoàs Correa, al secolo Marquinhos, nato il 14 maggio 1994 a San Paolo e ormai titolare fisso nello scacchiere di Zeman. Prelevato dal Corinthians, il ragazzino si è imposto con la personalità dei grandi, scalzando nelle gerarchie del suo allenatore gente come Burdisso e Castan e stregando il tifo giallorosso.
Ha esordito da titolare in un Roma-Atalanta e non è più uscito dall’undici del boemo. Nonostante qualche piccola battuta a vuoto, normalissima considerando l’età e la particolare concezione difensiva del capo, ha già messo in mostra le sue qualità principali: l’anticipo secco e pulito, per il quale ricorda Juan, la capacità di uscire palla al piede dalla retroguardia mantenendo sempre la testa alta, un vezzo tipico del miglior Aldair, e uno scatto micidiale negli ultimi metri che i due illustri successori non possedevano. Lunedì scorso, contro il Torino, con un tackle da stropicciarsi gli occhi ha evitato ai suoi il possibile svantaggio. Alcuni sostengono che si stia esagerano con gli elogi nei confronti di un neo maggiorenne; Marquinhos, ovviamente, possiede ancora ampi margini di miglioramento, ma in Italia si è mai visto uno straniero che a 18 anni è il difensore centrale titolare di una grande squadra? La risposta è negativa. Il singolo dato già basta per presupporre l’esistenza di un fenomeno. Un brasiliano, l’ennesimo prodotto di una terra che la Capitale ha ormai imparato ad amare.