La lettera è stata indirizzata lo scorso 23 Ottobre a Roberto Salerno e, in copia, all’Onorevole Claudio Barbaro. Secondo quanto leggiamo nella comunicazione di Tavecchio, “La pubblicazione della missiva è stata autorizzata dal Presidente Federale”. Riportiamo alcuni passi significativi, invitando ovviamente appassionati e lettori a una lettura integrale, data l’importanza dell’argomento e la delicatezza del momento:
L’incontro del 3 u.s. – nello spirito del libero associazionismo a cui tutti noi crediamo – ha voluto rappresentare un momento di confronto e di approfondimento con soggetti che hanno deciso di raccordarsi per portare avanti un progetto di sviluppo, fermo restando che l’unico interlocutore riconosciuto da parte della Federazione Italiana Giuoco Calcio non può che essere la Divisione che legittimamente rappresenta tutte le società associate. […]
Non sarà certo la presenza del logo della Federazione sul sito della AICF (Associazione Italiana Calcio Femminile, ndr) a determinare una situazione conflittuale con l’Associazione stessa, ma come Lei comprende perfettamente non è ipotizzabile che la Federazione autorizzi l’utilizzo di tale logo, in quanto ciò determinerebbe soltanto un elemento di confusione e di delegittimazione per gli organismi che rappresentano il calcio femminile a pieno titolo nel sistema federale in ossequio alle norme del CONI e sotto la vigilanza degli organi preposti. […]
La mia forte preoccupazione che le Le rinnovo – fermo restando il rispetto delle decisioni che l’Assemblea intenderà assumere – riguarda i risultati maturati nel corso degli anni dalla Divisione Calcio Femminile.
L’autonomia che la Divisione ha avuto, a tutt’oggi, non ha prodotto purtroppo risultati significativi ed anzi ha determinato una sorta di auto consistenza che ha allontanato la Divisione da un progetto di sviluppo integrato con tutto il sistema calcistico nazionale ed internazionale. Dopo tanti anni di autonomia della Divisione, il calcio femminile a livello societario, invece di crescere, ha visto emergere ulteriori problemi e rappresenta oggi una delle maggiori criticità del sistema calcistico italiano a livello nazionale e internazionale. Laddove invece il calcio femminile ha potuto lavorare a diretto contatto con la Federazione e con uno stretto collegamento con tutte le componenti ed in particolare con la LND – mi riferisco al Club Italia – nonostante il numero estremamente limitato di tesserate esistenti si sono ottenuti risultati importanti a livello internazionale, con la squadra maggiore che ha concluso al primo posto il girone di qualificazione per il 2013 in Svezia. […]
In altri passi, il presidente federale parla della nomina di Tavecchio a Commissionario Straordinario, “nell’auspicio di poter dar luogo a quel cambiamento organizzativo che favorisse una maggiore attenzione di tutte le Componenti rispetto alla crescita del sistema calcio femminile“. Il testo pone poi l’attenzione sul diritto di veto esercitato dalle Componenti tecniche, che “non ha consentito di dare luogo all’attesa modifica, per cui il Presidente Tavecchio è stato di fatto costretto in questo periodo a rimanere nel suo ruolo di Commissario Straordinario della Divisione, nell’auspicio di giungere ad una definizione del quadro normativo“.
Periodo problematico insomma per il calcio dilettantistico e femminile nei suoi quadri gerarchici, anche perché a causa delle difficoltà economiche e strutturali di molti club “soltanto l’attenzione del Presidente Tavecchio ha consentito il regolare svolgimento dei campionati“. I contatti con AIC e AIAC sono inoltre giunti all’accordo per la costituzione di una “Commissione di rango statuario“, presieduta dal presidente della Federazione, “le cui attività sarebbero state finalizzate a porre in essere ogni sforzo possibile per riposizionare il calcio femminile“.
Infine, la lettera ricorda che, circa i finanziamenti e le quote dei diritti televisivi che la Fondazione per la Mutualità riverserà al mondo dilettantistico e giovanile, dato l’alto numero di società iscritte si tratterà di cifre piuttosto basse, tenuto conto del fatto “che gli interventi devono essere fatti sulla formazione e sull’impiantistica e non certamente con interventi a pioggia non in grado di dare risposte strutturali ai problemi esistenti“.