L’ex tecnico Donati denuncia: “Nello sport italiano il doping c’era, ma non si voleva cercare”

Esce in questi giorni il libro – denuncia di Alessandro Donati, destinato a sconvolgere il mondo dell’antidoping, così come lo conosciamo: “Lo sport del doping. Chi lo subisce e chi lo combatte” (Edizioni Gruppo Abele).
Alessandro Donati, già autore di una forte denuncia 23 anni fa con “Campioni senza valore”, è stato dal 1977 al 1987 responsabile delle squadre nazionali di atletica leggera, esonerato dopo le denunce del doping e del salto truccato di Evangelisti ai Mondiali di Roma del 1987. Esperto di metodologie del doping e componente della commissione di vigilanza sul doping, è stato responsabile della divisione Ricerca e Sperimentazione del Coni dal 1990 al 2006.
Donati afferma senza mezze misure che il doping in Italia c’era e c’è, ma manca l’interesse reale ed istituzionale a combatterlo e, per rafforzare questa denuncia, fa nomi e cognomi di chi indica come responsabili, a partire dal Presidente del CONI, Petrucci: “Prima voleva combattere il doping poi ci ha abbandonato”. Secondo Donati, è in questa zona grigia di complicità o tolleranza tra istituzioni e atleti che nascono episodi come il caso Schwazer.

Sotto accusa anche Walter Veltroni, Manuela Di Centa (per i valori anomali nella sua carriera di sciatrice), l’ex presidente del Coni, Mario Pescante e il segretario generale Raffaele Pagnozzi.

Netta la posizione di Donati: “Nei controlli antidoping un gran numero di sostanze non sono rilevabili nelle urine o sono utilizzate in microdosi. L’efficacia aumenterebbe con i controlli a sorpresa, ma il sistema sportivo li utilizza con molta parsimonia: c’è solo lo 0,6% di casi di doping, mentre nei controlli della commissione antidoping del Ministero della Salute le sostanze dopanti sono riscontrate nel 3-4% degli amatori”.

Una coraggiosa testimonianza dall’interno, coinvolgente e sconcertante, destinata a scuotere nuovamente le coscienze e a gettare altri coni d’ombra sullo sport professionistico e sui suoi volumi d’affari, a distanza da anni dalle denunce di Zeman.