“Quanto è cambiato il Milan rispetto all’anno scorso? Lo scorso anno, a mio avviso, era la squadra migliore. Mi “rode” non aver vinto lo scudetto, avevamo 7 punti di vantaggio. Ora sono dovuti ripartire da zero. La più forte, adesso, è la Juve. Merito dei giocatori e dell’allenatore. Un ritorno a San Siro da titolare domani? Ci spero. Ma verso il Milan non ho alcuno spirito di rivalsa o vendetta. Mi hanno trattato bene e parlato con chiarezza. Senza l’infortunio alla caviglia sarei rimasto lì, a Natale avevo 18 presenze. Altre sette e sarei stato riscattato. Noi favoriti domani? Non scherziamo, il Milan è sempre il Milan. Hanno giocatori abituati a questo tipo di gare e sanno gestire la pressione. Il ragionamento da fare, semmai, è un altro. Dobbiamo imporre il nostro gioco. Sappiamo fare questo, senza snaturarci. Pur tenendo i piedi per terra e portando il massimo rispetto”.
“Il viola ha sempre fatto parte della mia carriera. Dall’esordio con la Triestina al mio ritorno dopo l’infortunio con la maglia del Liverpool, c’è stato sempre il viola di mezzo. Proprio ad “Anfield” conobbi Della Valle e gli diedi la mia maglia: quella per la Fiorentina fu una vittoria storica (vittoria e primo posto nel girone Champions, ndr). Adesso sono rimasto colpito dalla sua partecipazione a 360 gradi verso la squadra. È stata una gran bella scoperta”.
“Adesso sono a Firenze, una scelta felicissima: perfetta per le mie caratteristiche. E dopo tanto girovagare spero di rimanerci a lungo. Montella? Non credevo diventasse subito così bravo. Però eravamo compagni di squadra e vedevo che aveva qualcosa di diverso rispetto agli altri giocatori. Per come ragionava e per i modi di fare. È un tecnico molto attento ai particolari ed anche il suo staff è di grande valore. Chi mi ricorda questa Fiorentina? La mia prima Roma, non solo perché alcuni interpreti sono gli stessi, come il d.s. Pradé. Ho scelto Firenze anche per lui. De Rossi? E’ più probabile che a Roma cambino l’allenatore che se ne vada uno come lui.
“Non siamo preoccupati dall’assenza di Jovetic, semmai siamo dispiaciuti. È una perdita importante. I sostituti saranno comunque all’altezza. Indubbiamente. Stevan ha colpi da fuoriclasse vero. È già fortissimo, ma ha margini di miglioramento ancora ampi. Segna solo lui? Nelle mie caratteristiche ci sono corsa e gol. Spero di dare un contributo, sono qui anche per questo”.
“Facciamo chiarezza sui miei infortuni. Quando ero alla Juve disputai 33 partite. Ne saltai pochissime, e sa cosa dicevano? Che ero sempre rotto! La verità è un’altra, anche se questa etichetta ormai non me la toglierò più di dosso. Io pago un solo infortunio molto grave. Il resto è nella media per un calciatore. Quello alla caviglia. Sbagliai ai tempi della Roma, non dovevo arrivare fino al punto di essere costretto ad operarmi. Dovevo curare meglio alcuni aspetti della “macchina”, invece iniziò un calvario allucinante”.
“I miei idoli? Da piccolo Giannini, poi Gerrard. Adesso quelli del Barcellona. Prima tutti giocavano a pallate, loro hanno fatto vedere che con il bel calcio si può vincere. La responsabilità di aver preso la numero 10? Sapeste quanto me l’hanno fatta pesare (ride). Mi dicevano: “Lascia perdere, prendi un altro numero”. In passato però non la potevo manco chiedere: tra Totti, Del Piero e Seedorf non era il caso. Non ci ho pensato nemmeno un attimo, bella responsabilità, mi piace”.