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Esclusiva Mp – Gubbio, Sottil: “Partiti per salvarci, manteniamo i piedi per terra. Crisi difensori? Nessuno insegna più a marcare”

Andrea Sottil è uno degli allenatori emergenti più interessanti del calcio nostrano.  Classe 74, l’ex difensore tra le tante di Udinese e Catania sta stupendo tutti con il suo Gubbio. Gli umbri, usciti un po’ ridimensionati dalla retrocessione dell’anno passato, si trovano adesso a solo due lunghezze dalla coppia al vertice Frosinone-Latina. C’è spazio per sognare, ma il perfezionista Sottil predica calma e ricorda sempre qual’è il primo obiettivo.

Mister, state andando oltre qualsiasi previsione…

Direi proprio di sì, perché la squadra è completamente nuova. Alcuni calciatori sono arrivati all’ultimo giorno di mercato, altri erano in cerca di riscatto dopo annate difficili. Siamo partiti con il chiaro intento di mantenere la categoria e lavoriamo in primis per questo.

Vuole dire che finora non ha mai fatto un pensierino ai playoff?

Sarei poco astuto se lo facessi adesso. Mancano due terzi del campionato, ci sono un sacco di partite da affrontare e molte compagini che sicuramente risaliranno in classifica. Noi dobbiamo avere il solo pensiero di tenere i piedi per terra e continuare a lavorare come stiamo facendo.

E’stato difficile ricompattare l’ambiente dopo la retrocessione di sei mesi fa?

Una società appena retrocessa non parte mai col rullo dei tamburi. L’ambiente era un po’ depresso, ma già domenica scorsa abbiamo goduto del sostegno di un Barbetti gremito. Questa è la nostra prima vittoria. Altre soddisfazioni stanno arrivando dal rendimento della vecchia guardia, su tutti il capitano Sandreani, che si è lasciata alle spalle l’amarezza della stagione passata. 

Volendo trovare un difetto al suo Gubbio, diciamo che si nota l’assenza di un bomber da 15 gol a stagione…

Non è che le altre compagini abbiano chissà quali goleador tra le proprie fila. Il calcio sta cambiando, l’equilibrio regna sovrano e per cercare la rete si usano varie armi. A me interessa prima di tutto che la squadra crei, con la partecipazione di più effettivi. Per ora ci stiamo riuscendo, poi è chiaro che bisogna lavorare anche sulla precisione.

Parlava di equilibrio: perché il girone B, che lei aveva già frequentato con il Siracusa, ha qualcosa in più dell’altro?

A parte la forza delle singole squadre, credo sia una questione ambientale. Nei gironi del Centro Sud ogni partita è una battaglia, perché trovi sempre delle compagini con un pubblico caldissimo alle spalle. Nel Mezzogiorno il calcio è molto sentito: la grinta e il carattere sono peculiarità indispensabili per un giocatore che capita in quelle zone. Io lo so bene perché ho avuto avventure in Sicilia e in Calabria, trovandomi sempre benissimo sia sul campo che nella vita di tutti i giorni.

A suo avviso quali delle squadre al momento in ritardo potranno reinserirsi nella lotta al vertice?

Scommetto sul  Benevento. Sulla carta i sanniti hanno la rosa più forte dell’intero girone. Non so quali problemi abbiano avuto finora e non mi permetto di giudicare, ma sono convinto che alla resa dei conti saranno in cima alla classifica.

Lei è reduce da un’esperienza particolare in quel di Siracusa: cosa ha imparato in terra siciliana?

Quando mi si chiede del Siracusa, ricordo subito con orgoglio che sul campo abbiamo vinto il campionato. Senza la penalizzazione, infatti, avremmo concluso il girone in testa alla classifica. Laggiù ho imparato tanto, come allenatore e come uomo. La mia fortuna è stata quella di trovare un grandissimo gruppo, che però non era supportato in maniera adeguata dalla società. Dico tutto ciò con rammarico, perché in caso contrario la squadra si ritroverebbe adesso in serie B.

Da ex difensore centrale, non pensa che il ruolo attraversi una fase di crisi? E se sì, quali sono i motivi?

Ha detto una cosa giustissima. Anzi, ha commesso un errore: la crisi è profonda, enorme, non è un semplice momento in cui la ruota gira male. Sono appena tornato da un corso a Coverciano e con alcuni colleghi discutevamo proprio di questo: oggi non si insegna più la marcatura individuale, né ai centrali né ai terzini. Il tutto viene accentuato dall’esasperazione che si ha per il risultato e per la tattica. Il calcio è cambiato molto in questi anni, il 90% delle squadre difendono ormai a zona e ricercano elementi che diano il loro contributo nella fase di costruzione. Per carità, nella vita bisogna sempre aggiornarsi ma sono del parere che un difensore debba come prima cosa impedire il gol all’attaccante avversario.