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Il punto sulla Serie A: giornata 11

Analisi sull’ultimo turno della Serie A 2012/2013

L’Inter batte la Juve nello scontro diretto allo “Juventus Stadium” e si porta a una lunghezza di distanza in classifica. Il Napoli non ne approfitta e pareggia in casa contro il Torino. Una splendida Fiorentina strapazza il Cagliari, mentre il Milan travolge il Chievo a “San Siro”. Una Roma finalmente solida fa quattro reti al Palermo, mentre la Lazio ne prende altrettante a Catania. Il tutto, ad una settimana dal derby capitolino.

Copertina doverosa alla splendida Inter di Stramaccioni, che pare non conoscere soste. Settima vittoria consecutiva in campionato per i nerazzurri, unica squadra della Serie A ad aver vinto sempre in trasferta. Anche lì, allo “Juventus Stadium”, fortezza degli (ex) invincibili bianconeri, che perdono per la prima volta in casa dal giorno della sua inaugurazione. Una sconfitta meritata, sul piano del gioco e delle occasioni. Lasciando perdere i primi venti minuti in cui l’Inter, diciamocelo, non l’ha mai vista (forse anche a causa della svista arbitrale dopo 18 secondi in occasione del gol del vantaggio juventino), la Juve non ha avuto il solito predominio del campo, non è sembrata sicura come al suo solito e la gabbia preparata da Stramaccioni su Pirlo ha funzionato alla grande. Cassano, Milito e Palacio hanno creato grossi grattacapi ai tre dirimpettai della difesa bianconera, mentre Cambiasso e Guarìn (quando è entrato) hanno giganteggiato a centrocampo. Una sconfitta su tutti i fronti. Una sconfitta che fa male, per i bianconeri, perché arrivata davanti al proprio pubblico, contro i rivali di sempre e proprio quando, forse, si pensava fossero davvero imbattibili. Si ferma a 49, quindi, la striscia di risultati utili. Salvo, a quota 58, il record del Milan di Capello, ottenuto tra il ’91 e il ’93.

Non sarà come quel Diavolo, ma il Milan di Allegri riconquista i (pochi) spettatori di “San Siro”, sotterrando di gol e di bel gioco il Chievo di Corini. 5 a 1 il risultato finale, condito dai gol di Montolivo, Bojan ed Emanuelson, oltre al ritorno alla rete per Pazzini e il sempre presente El Shaarawy, arrivato già a quota 8 reti in campionato. Il Milan, tornato al 4-2-3-1, ha finalmente mostrato un gioco fluido e rapido, non compassato e prevedibile come visto nelle uscite recenti. Da capire, però, quanti meriti ci siano nei rossoneri e quanti demeriti in un Chievo apparso un po’ troppo fragile. Per i rossoneri, in campionato, adesso arriva un trittico mica male, con Fiorentina, Napoli e Juventus da affrontare in rapida successione. Capiremo dopo queste tre partite se il Milan è davvero guarito o meno.

Non guarisce e, anzi, perde una ghiotta occasione per riportarsi sotto alla Juventus, il Napoli di Mazzarri, che si ferma sull’1 a 1 al “San Paolo” contro il Torino di Ventura. Partita decisa da un errore di Aronica, subentrato da poco, al minuto 91, quando ha spianato la strada della porta a Sansone con un retropassaggio suicida verso De Sanctis. Il gol del momentaneo vantaggio di Cavani, arrivato quasi 90 minuti prima visto che è stato siglato al terzo minuto di gara, aveva illuso i tifosi partenopei, che invece hanno dovuto assistere ad una gara quasi sempre in sofferenza. Il mancato raddoppio di Hamsik è stato solo il preludio alla beffa delle beffe, che riporta l’umore degli azzurri ancora più in basso di quanto non fosse quattro giorni fa, dopo la sconfitta di Bergamo. Momento nero per gli uomini di Mazzarri, incapaci ad ergersi come veri anti-Juve e che ora devono guardarsi le spalle per difendere il terzo posto.

Proprio così, perché di gran carriera sta salendo la Fiorentina di Montella, che, finalmente, unisce la concretezza allo splendido gioco offerto e batte 4 a 1 il Cagliari al “Franchi”. La solidità difensiva e il gioco innovativo proposto dai viola li candida come seri protagonisti per la corsa all’ultimo posto Champions, almeno. Non è detto che non possano aspirare a qualcosa di più, ma finora quando ci sono state le cosiddette “prove di maturità” contro Napoli e Inter, i gigliati ne sono usciti sempre con le ossa rotte. Tempo per crescere c’è, il campionato è lungo. Di certo hanno una delle squadre con il più alto tasso tecnico della Serie A e uno degli allenatori tatticamente più preparati. Montella e Stramaccioni alla ribalta, quindi. Dalle giovanili della Roma ai riflettori del campionato italiano.

Proprio a Roma si entra ufficialmente in clima derby. E se fino a poche settimane fa parlavamo della Lazio come terza forza del campionato e della Roma come in profonda crisi, ora a soli sei giorni dal match decisivo le situazioni si sono ribaltate, o quasi. La Lazio prende quattro schiaffoni dal Catania di Maran, capace di colpire i biancocelesti con continui contropiedi magistralmente diretti dalla testa e dal piede sinistro di Francesco Lodi, miglior giocatore per distacco della gara; la Roma, invece, si dimostra finalmente solida contro il Palermo e alla solita vena offensiva che ha visto Totti e Lamela splendidi protagonisti unisce un ottimo equilibrio tattico, che non ha portato a subire le rimonte a cui i tifosi romanisti iniziavano a rassegnarsi. Il derby potrebbe essere il vero crocevia della stagione per entrambe le squadre. Chi vincerà riceverà una spinta morale incredibile verso l’alto. Chi, invece, avrà la peggio potrebbe subire il contraccolpo psicologico.
Roma contro Lazio, Totti contro Hernanes, Zeman contro Petkovic. Una città contro sé stessa.