ESCLUSIVA MP – A2 Donne, Ledda: “Nel derby vittoria meritata, ma che campo!”

Foto Davide Porcu

Paolo Ledda, allenatore del Villacidro, resta coi piedi per terra. Nei giorni successivi al derby vinto con l’Oristano (3-0), lo raggiungiamo telefonicamente per un ragionamento – informale ma stimolante – sulla partita, sull’importanza della sfida fra le uniche due squadre sarde della serie cadetta. Da lì a parlare dello sport femminile in Sardegna il passo è breve, in relazione anche alla situazione generale del movimento. Il Villacidro, espressione di una città di 15mila abitanti centro chiave del Medio-Campidano, ha chiuso il campionato 2011-2012 all’ottavo posto, con dieci vittorie in tutto. Nuova collocazione (dal girone C al girone A) ma stesso spirito adesso, pur nell’ambito di un torneo vissuto a lanciare molte giovani dalla poca esperienza in A2, per quella che insieme all’Atletico è la seconda espressione del calcio femminile sardo, dopo l’inarrestabile Torres. Nella sfida tutta isolana di Domenica scorsa, decisivo gol di Alessandra Orrù, insieme alla doppietta di Virginia Atzori.

 

Mister Ledda, derby bagnato derby fortunato.

In realtà è stata una partita durissima, a differenza di ciò che può raccontare il risultato. Gara molto sentita, perché era un derby e c’era molta voglia, gara tosta anche e soprattutto per le condizioni del campo. Pioggia, grandine, fango e acqua: giocare era già di suo un’impresa.

Vittoria comunque meritata, almeno così hanno detto in molti.

Sì, mi sento di parlare di successo meritato, perché è vero che c’è stata lotta, ma alla fine il risultato è quello giusto, dice ciò che la partita ha espresso, chi ha fatto di più ha vinto. Ripeto, le condizioni atmosferiche non hanno aiutato noi né l’Atletico, questo di sicuro.

Un exploit che vi fa salire a quota 7 in classifica, 9 gol fatti e altrettanti subiti. Dove vuole arrivare il Villacidro?

Lo dico subito: il nostro obbiettivo è fare un campionato tranquillo, assestarci in una zona della classifica che ci permetta di stare bene in A2. Rispetto all’anno passato abbiamo un po’ cambiato, per cui la tranquillità viene prima di tutto. Si tratta di un campionato durissimo, per il livello e per la logistica.

Già, la logistica. Ad ogni livello, lo sport isolano vive una fase in cui è sempre più difficile fronteggiare le spese per le trasferte…

Andare 10 volte all’anno “in Continente” rappresenta uno sforzo organizzativo ed economico non indifferente. Un grosso sacrificio.

Così arriva l’assist per un’ultima riflessione. Con due sole squadre in A2 e il traino della Torres campione d’Italia, come sta il movimento femminile in Sardegna?

Rispetto ad altre regioni, sono davvero poche le ragazze che s’avvicinano al gioco del calcio per praticarlo e questo influisce sul livello del movimento. Chiaro che i confronti sono difficili, anche perché Liguria, Piemonte, Lombardia e Toscana (per fare alcuni esempi) sono zone molto popolose in confronto all’isola, ma in generale va detto che mancano anche le strutture. Pochi sono i dirigenti che hanno voglia di spendere il proprio tempo nel calcio femminile. Un vero peccato, anche perché pure a livello economico c’è crisi. Gli sponsor latitano in generale e si fa quel che si può.