Grecia: quando il calcio insegna storia
“Il mito si perpetua perché la storia abbia un qualche senso“, così parlava lo storico David Bidussa. Il mito indaga le origini profonde della vita: esso è una rappresentazione del divenire, amico stretto del “perché”, fratello del “quando” e padre del “cosa”. Non solo, dipinge i contorni di un popolo, colora la sua cultura e si lega a doppio filo con l’identità di tutti. La mitologia e la storia vivono con noi le nostre vicissitudini, come silenziosi coinquilini, e fanno capolino in diversi modi di dire, riferimenti e, soprattutto, in quasi ogni avvenimento. Anche il nostro amato pallone non si sottrae al loro misterioso fascino. E dove, se non nella terra dove tutto è nato, si possono ritrovare le maggiori inerenze tra calcio e mito?
Già, in Grecia tutto ciò è all’ordine del giorno. Relazioni con la mitologia e la storia classica compaiono in nomi comuni, nomi propri, aggettivi, nomi di locali, città, quartieri, e, ovviamente (se no perché parlarne qui?) squadre di calcio. Non solo in società semi-sconosciute (di cui avrò modo di parlare…), ma anche nei top-clubs ellenici, che tutti hanno almeno sentito nominare. Per esempio, AEK e PAOK hanno uno stretto legame tra loro, nonché una profonda rivalità. Entrambi i club furono fondati da emigranti dell’Asia Minore, arrivati in Grecia a causa dell’atroce guerra greco-turca dei primi anni ’20, costata la vita a migliaia di persone. La K che appare in ambedue le sigle sta, infatti, per Costantinopoli e il simbolo che si staglia su entrambi gli stemmi è l’aquila dicefala, emblema dell’Impero Bizantino.
Restando a Salonicco, è ora di incontrare due dei club più antichi della città. L’Iraklis (“ragazzino” classe 1908) è una delle prime associazioni sportive greche per fondazione e il suo nome è un tributo all’eroe Eracle (Ercole, alla latina). Da questa denominazione deriva la scelta di alcuni giovani di mettere in piedi, nel 1914, un nuovo club calcistico e di chiamarlo Aris, in onore del dio della guerra, da noi noto come Ares. Infatti, nel mito i due erano acerrimi rivali, avendo il semi-dio ucciso Cicno, figlio dell’iraconda divinità. E così, ogni volta che le due tifoserie si incontrano, rivive il mitico scontro che vide Ares sconfitto.
Sempre in Super League si possono trovare altri riferimenti: i tifosi del Kerkyra sono detti “i Feaci“, in onore dell’antica popolazione di Corfù, famosa per aver ben accolto Ulisse, sotto gli ordini del re Alcinoo; sullo stemma dello Skoda Xanthi, invece, si nota un busto di marmo raffigurante un barbuto individuo: trattasi di Democrito, filosofo atomista nativo dell’attuale Tracia, a cui è dedicata anche la locale università; mentre il nomignolo dei tifosi del PAS Giannina (“Pagourades“, ovvero “i borracciai”) si riferisce a una leggenda locale, la quale narra che gli abitanti dell’Epiro tentarono di drenare un lago con delle borracce. Impresa eroica, non c’è che dire!
Scendendo di livello nella scala calcistica ellenica, si incappa in decine e decine di nomi storico-mitologici e quasi tutti sono legati alla zona che quel club rappresenta. Il Diagoras FC, storica società fondata nel 1905 e fallita lo scorso anno, prende nome dal leggendario pugile Diagora di Rodi, considerato per lungo tempo il mortale più felice del mondo, poiché vinse i Giochi Olimpici e vide diventare campioni sia i figli che i nipoti (la leggenda narra anche che sua figlia fu l’unica donna a prendere parte alle Olimpiadi antiche). Sempre in tema di atleti, spostandoci da Rodi a Creta ecco l’Ergotelis, squadra di Heraklion appena retrocessa dalla Super League, chiamata così in onore di Ergotelis di Himera (l’attuale Termini Imerese). Provetto corridore, nacque e crebbe a Knossos (conosciuta oggi per essere un importantissimo sito archeologico minoico), prima di emigrare in Sicilia a causa di una guerra civile. “Titormo” è invece il soprannome del Panetolikos, in onore del pastore dell’Etolia che fu in grado di battere Milone: non il nostro direttore Alex, bensì il lottatore più forte della Magna Grecia, colui che, si narrava, si allenasse da bambino sollevando vitelli e che potesse alzare un uomo con un solo dito. Il mito del “secondo Eracle” fu anche usato per cementare l’identità del popolo etolico e, ovviamente, per caratterizzare la squadra locale.
A Irakleia sono stati ancora più megalomani, avendo chiamato il proprio club calcistico Megas Alexandros, in onore dell’illustre sovrano di Macedonia. Più campanilisti, invece, a Serres: il Panserraikos ha come simbolo il leone di Anfipoli, il più rinomato sito archeologico della regione. Nemmeno Apollo è stato risparmiato dalla fantasia degli sportivi ellenici: a lui è dedicato l’Apollon Smyrni, club dell’interland ateniese. Già che, nel nostro viaggio, siamo tornati alla capitale, come non parlare di Trasibulo? Egli liberò Atene dal governo dei trenta tiranni (attorno al 400 a.C.) e fu uno strenuo difensore della democrazia ellenica. Credete forse che a questo grande stratega e uomo politico non sia stato dedicato nulla? Sorge nel 1938 il Thrasyvoulos FC nella città di File, roccaforte da cui l’esercito democratico preparò la liberazione. Se a File celebrano un personaggio che lì fu solo di passaggio, a Megara è l’autoctono Vyzas che viene ricordato nella squadra della città. Egli fu il fondatore di Bisanzio, da cui siamo partiti per questo viaggio nel mito e nella storia classica. Il cerchio si chiude. Ring Komposition direbbero quegli odiosi grecisti tedeschi che ci facevano studiare al liceo.
Tutto questo “tour” della Grecia per dire una cosa: il calcio stesso è storia. Sa raccontare le vicissitudini di un popolo, le sue passioni e i suoi vizi. Le rivalità tra squadre nascono da dissidi sociali, problemi economici o storici avvenimenti. Non è solo fuorigioco, urla al bar, arbitri cornuti, squadre ladrone o presunte tali: il calcio è un interlocutore anziano che, se ascoltato, ci sa dipingere un ritratto. Vero.