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Moviola in campo? No grazie. Tanto non si sbaglia mai…

No alla tecnologia. No categorico, ovviamente, da parte dei piani altissimi del calcio intercontinentale, d’altronde, siamo ancora nel 2012, e bastano i giudici di porta a far chiarezza sui classici casi da moviola. Questo è quanto detto, sentito, trito e ritrito in questi ultimi anni di pallone e polemiche, e allora proviamo a capire il perché Uefa, Fifa, Figc e via discorrendo continuano a preferire l’umano intelletto al tecnologico rigore.

Per far chiarezza, dunque, perché non prendere in esame quanto accaduto nell’appena conclusa giornata di campionato, in cui sull’asse Catania-Napoli-Roma-Firenze, si è potuto constatare l’effettiva inutilità di un eventuale aiuto della tecnologia. Partendo da Catania, ovviamente, che è il campo che ha fatto e sta facendo parlare di sé, non si può non spezzare una lancia a favore del signor Rizzoli, giudice di porta, che dopo soli… 40 secondi, tempo opportuno di elaborazione dati, sceglie di annullare quello che sembrerebbe un gol valido al Catania. In effetti, Bergessio non è in fuorigioco, il gol sarebbe valido, ma via, un errore ci può stare, e poi: perdere un minuto per la moviola in campo? Scherziamo? E’ troppo. 40 secondi, va bene. Un minuto… no.

Catania analizzata, saliamo un po’ lo Stivale, andiamo a Roma: è il posticipo, è Zeman contro Guidolin, gran bella partita decisa da bei gol, tanto spettacolo, e da… una decisione. Quella di un altro giudice di porta, il signor Cervellara, ipermetrope di fama mondiale, che con un guizzo di retina nota un colpo tra Castan e Pereyra, non ravvisato dal direttore di gara, il signor Massa. E’ rigore, è cucchiaio di Di Natale, è delirio bianconero sgomento giallorosso, ma è anche protesta, quella di Zeman, che nel dopogara si ricollega a Catania e quanto detto da Pulvirenti e accusa: gli arbitri – o chi per loro aggiungiamo noi – decidono il campionato.

Proteste su proteste, scendendo un po’ stavolta: Stadio San Paolo, Napoli-Chievo, Pellissier si incunea in area partenopea, Campagnaro fa lo scugnizzo, forse lo tocca, forse no, di certo lo sbilancia, il gialloblù cade in area. Non c’è rigore per il sestetto arbitrale, tutto va al moviolone e a quanto pare Campagnaro l’ha scampata grossa, perché, stavolta, nessuno tra i sei giudici, ha visto, e le proteste gialloblù sono asciate contro i mulini a vento. Sudditanza? Macché, è solo certezza nei propri mezzi, quelli che per esempio fanno sì che a Mauri – e risaliamo fino a Firenze – venga annullato un gol regolarissimo contro la Lazio, quello che sarebbe valso l’1-1. Bergonzi non vede, i suoi assistenti neanche – la moviola in campo giammai – col match che s’incattivisce e la Lazio resta in nove, dubbio più dubbio meno su qualche cartellino.

Sono cose che capitano, d’altronde. Sbagliare è umano, ci mancherebbe. E’ il discorso del perseverare, però, che non fa tornare i conti. E per chiuderla qui, come non citare una nota rilasciata da un’agenzia di scommesse che, tornando a Catania Juventus, ha decido di pagare l’uno sulla schedina. Perché… Certe volte un risultato è talmente ingiusto che, semplicemente, è giusto rimborsare…”