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Calcioscommesse, Erodiani mette nei guai Lotito

La frase fa sussultare il procuratore di Cremona, Roberto di Martino e quelli che lo stanno ascoltando. Parlando della presunta combine per Lazio-Albinoleffe di Coppa Italia del 25 novembre 2010, Massimo Erodiani dice che era «gestita» dal presidente biancoceleste Claudio Lotito.

La frase fa sussultare il procuratore di Cremona, Roberto di Martino e quelli che lo stanno ascoltando. Parlando della presunta combine per Lazio-Albinoleffe di Coppa Italia del 25 novembre 2010, Massimo Erodiani dice che era «gestita» dal presidente biancoceleste Claudio Lotito. Alla ripresa, dopo mezz’ora, il massiccio Erodiani, gestore di un’agenzia di scommesse e di una tabaccheria a Pescara, precisa e puntualizza. Le sue dichiarazioni non si discostano di molto da quelle al procuratore federale Palazzi, che hanno provocato la sua chiamata a Cremona. L’accusa a Lotito rimane, ma non per conoscenza diretta. Erodiani racconta infatti di avere raccolto voci secondo cui Marco Pirani (il dentista di Sirolo, con lui nella prima tranche dell’inchiesta cremonese sul calcioscommesse) avrebbe parlato dell’azione di una sorta di braccio operativo di Lotito: l’ex presidente dell’Ancona Calcio Ermanno Pieroni. Questi sarebbe stato impiegato per evitare che il presidente laziale si esponesse in prima persona nel tentativo di taroccamento della partita. Nei giorni che precedono la partita Erodiani ha 123 contatti telefonici con lo “zingaro” Hrityian Ilievski che poi passa il telefono ad Almir Gegic.

In oltre sei ore di audizione Erodiani (assistito dai difensori Paolo D’Incecco, Giancarlo De Marco e Michela Soldi) fa anche il gustoso racconto di come Marco Paoloni, ex portiere di Cremonese e e Benevento, riuscì a beffare, anche se solo momentaneamente, la temibile organizzazione degli scommettitori “zingari” guidati da Gegic e Ilievski, conosciuti da Erodiani in occasione di un Taranto-Benevento. Paoloni millantò di poter garantire un Over per Inter-Lecce del campionato 2010-2011. Il portiere s’incontrò con gli “zingari” al casello di Termoli. Era accompagnato da tre uomini che presentò come i giocatori del Lecce Corvia, Rosati e Vives. Si trattava in realtà di “comparse” arruolate per l’occasione da Paoloni che ricevette dagli “zingari” 200mila euro. La partita si risolse invece con la vittoria dell’Inter per 1-0 e con la squadra salentina che sul campo si impegnò alla morte. Fu allora che gli “zingari” si resero conto del raggiro e della sceneggiata dei falsi calciatori. Furiosi, pretesero la restituzione della somma, iniziarono con le minacce e incaricarono Erodiani del recupero. Il tabaccaio riebbe da Paoloni i 200mila euro, ma ne rese solo 175mila, trattenendo 25mila euro per sé a titolo di compenso e rimborso spese.

[Gabriele Moroni – QS]