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Esclusiva Mp – “Ma tu che ti ricordi?” Mp intervista… Salvatore Miceli

“Ma tu che ti ricordi?” è uno speciale dedicato ad ex calciatori di cui in parte si sono perse le traccie. Onesti mestieranti del pallone, eroi di provincia che in molti di noi ricorderanno con simpatia, magari per una vecchia figurina dell’album Panini. L’obiettivo di Mondopallone è quello di comprendere come i protagonisti, una volta spentesi le luci del campo, si sono affacciati alla vita quotidiana. La sola e unica realtà.

Oggi è il turno di Salvatore Miceli, ex mediano classe 74. Nato a Paola ma originario di Amantea, in provincia di Cosenza, il 38enne può vantare nel suo curriculum ben 4 promozioni dalla serie B alla serie A, sempre con Walter Novellino in panchina. Erano gli anni in cui il buon Monzon, seguito dalla sua schiera di fedelissimi tra i quali rientravano oltre a Miceli anche i vari Volpi, Sacchetti, Pedone e chi più ne ha più ne metta, riscuoteva consensi e vittorie ovunque. Miceli ha avuto una carriera onesta, in campo si contraddistingueva per grinta e polmoni. Un operaio del calcio che ha avuto la fortuna di giocare, e vincere, in città come Venezia, Napoli e Genova (sponda Samp). Il tutto con un comune denominatore chiamato passione. Vediamo cosa fa oggi…

Salvatore, come trascorri le tue giornate?

Alleno la squadra della mia città, l’Amantea, che milita nella Promozione calabrese. Mi diverto tantissimo e cerco di trasferire il bagaglio di esperienza accumulato in tanti anni di calcio professionistico ai miei ragazzi. Su 20 elementi 17 sono amanteani, perciò tra di noi c’è prima di tutto un rapporto di amicizia. E poi la squadra è piena di giovani: lavorare con loro è bellissimo.

Tra l’altro il Miceli allenatore proviene proprio dal settore giovanile…

Sì, ho iniziato ad allenare nelle categorie juniores proprio qui ad Amantea. I giovani sono il futuro del nostro calcio e nei loro confronti ci vorrebbe una maggiore attenzione. Io ho sempre cercato di non trascurare nulla, soprattutto dal punto di vista umano.

Quindi nei progetti futuri c’è l’idea di affermarti come tecnico?

Il calcio costituisce una parte importantissima della mia vita. Lavorare sul campo con i ragazzi mi rende felice e fino a quando sarà sostenuto dalla passione continuerò a farlo. Chiaramente cercherò di migliorarmi nel ruolo e di raggiungere livelli sempre più alti.

Qual’è la situazione globale del calcio calabrese?

La nostra terra è bella e maledetta, io lo dico sempre. Per un ragazzo è molto più facile affermarsi in altre zone, tipo in Lombardia, perché qui in Calabria c’è carenza di strutture, c’è meno solidità economica e gli esempi da seguire a volte non sono proprio positivi. Sono contento che la nostra immagine sia in parte rivalutata grazie a società come la Reggina, che da anni si mantiene ai vertici e può contare su un settore giovanile tra i migliori d’Italia.

Non solo calcio però. Sappiamo che il vero lavoro, per il momento, è un altro…

Qui ad Amantea gestisco un negozio di running e altri articoli sportivi: esiste un apposito sito internet che illustra meglio l’attività. Ecco, aspetta un attimo che è entrato un cliente (ride n.d.r.)

Rieccomi…

Salvatore, ieri sembrava tutto fatto tra Novellino ed il Cluj, poi è arrivato il gran rifiuto. Come mai secondo te che lo conosci benissimo?

Innanzitutto credo che non abbiano trovato un accordo preciso e non parlo solo dal punto di vista economico. Il mister è una persona leale, un gran lavoratore che vive di calcio. Evidentemente non si è rispecchiato a pieno nel progetto tecnico del Cluj e, con la solita onestà che lo contraddistingue, ha preferito declinare l’offerta.

C’è ancora posto nel calcio per un integralista come lui?

Me lo auguro! Io lo conosco bene, assieme abbiamo condiviso momenti belli e brutti. Sono sicuro che rientrerà presto nel giro, perché un allenatore come lui merita una panchina. Vi posso assicurare, anche se non lo sento da un po’, che sta soffrendo terribilmente a stare fermo.

Assieme a Novellino hai vinto 4 campionati di serie B (con Venezia, Napoli, Piacenza e Sampdoria). Qual’è stata la promozione più bella?

Preciso che vincere è sempre bello, ovunque, ma se proprio devo scegliere dico Venezia. E’stata una promozione particolare, centrata in una città particolare e con un presidente vulcanico come Zamparini alle spalle (ride n.d.r.). La più esaltante, però, è stata senza dubbio quella di Napoli. I tifosi ci hanno letteralmente portato in Paradiso.

Se un calciatore di serie B ti chiedesse qual è il segreto per trionfare in questa categoria?

Gli risponderei che il segreto è lo stesso che ci vuole nella la vita di tutti i giorni: la passione. Se non hai quella è tutto inutile.

Venezia, Napoli, Genova, Catania: vista la tua carriera con l’occhio del turista non ci si può proprio lamentare…

Mi ritengo fortunato ad aver giocato in città così belle e con squadre costruite ogni volta per vincere. Dal canto mio ho sempre cercato di dare il massimo. I risultati dipendono da molte variabili, ma sotto il profilo del’impegno nessuno può rimproverarmi nulla. Da ogni città e da ogni tifoseria ho imparato qualcosa: adesso voglio trasmettere il tutto ai ragazzi che alleno.

Da ex mediano e da ex giocatore del Napoli, cosa ne pensi del “cambio” Gargano-Behrami? Mazzarri ci ha guadagnato?

Sono due calciatori simili, che corrono tantissimo e danno tutto per la squadra. Forse Gargano ha qualcosina in più sotto il profilo della qualità, ma quando si parla di un giocatore dell’Inter e di uno del Napoli è pressoché inutile fare confronti. In ogni caso caschi bene.

Per concludere: calcisticamente hai ancora dei sogni nel cassetto?

Prima ti dicevo che qui in Calabria ci sono alcuni esempi negativi per i giovani. Ecco: io spero di essere per loro un esempio positivo, un uomo di calcio dal quale poter apprendere segreti di vita e di sport. Sono abituato a non fare troppi voli pindarici e per ora mi basta raggiungere questo obiettivo. Fare qualcosa di utile per la mia terra non avrebbe prezzo.