Però gli ultras cantavano, gli striscioni erano tanti e ben visibili, le bandiere sventolavano allegre e colorate. Anche a Montpellier, mercoledì sera, c’erano tanti colori, tante emozioni, tante persone: un settore ospiti strapieno per contenere i tifosi dell’Olympiakos, arrivati da mezzo Egeo. Come non ricordarsi l’assedio di Udine da parte di 5.000 tifosi PAOK o di quegli 8.000 fans scatenati dell’Aris che riempirono un’intera tribuna dell’Etihad di Manchester, cantando, sul 3-0 avversario, a squarciagola tutti i cori che venivano loro in mente? Come dimenticarsi, insomma, della passione, della forza di reagire, dell’amore per la propria famiglia (calcistica o meno)?
Ed ecco che anche i giocatori in campo reagiscono, ecco gli occhi della tigre, ecco i pugni alzati, ecco l’iniezione di fiducia! Ecco che al 91′ Abdoun ruba palla all’avversario e fa segnare il 2-1 a Mitroglou, ecco Toché che, a fine partita, supera Bizzarri! Ecco la gente in festa, ecco un’altra serata di allegria, dopo la sofferenza iniziale. Le due squadre greche impegnate in Europa ci hanno insegnato una lezione di vita, qualcosa da ricordare per sempre, ogniqualvolta sentiamo che una questione sia irreparabile: bisogna crederci, sempre. Lottare su ogni pallone, anche quello che sembra perso; avere l’umiltà di passare da regista a mediano o difensore aggiunto, se la situazione lo richiede; correre più di quanto facevamo in passato; non darsi per vinti. A voi le trasposizioni dall’azione calcistica, all’azione quotidiana. Perché solo chi attraversa il deserto conosce le stelle dell’universo.