Storie di provincia: il Genoa di Skuhravý e Aguilera
“Il cane di Cerezo gioca meglio di Perdomo”. Così, Boskov bollava uno de tre uruguagi acquistati dal Genoa al ritorno in serie A, nella stagione 1989 – 90. E se probabilmente anche l’altra supermeteora Ruben Paz non avrebbe avuto il posto garantito contro il pastore bovaro del buon Toninho, il terzo, Carlos “Pato” Aguilera, dimostrò invece fin da subito un altro spessore. Ma per far balenare il talento racchiuso in quel metro e sessantaqualcosa, il rapido ed ispido “anatroccolo” avrebbe dovuto aspettare l’arrivo di un acrobatico attaccante, il ceco Tomáš Skuhravý. Caduto il muro di Berlino, dall’Est sulle ali del wind of change, atterrò in rossoblu questo gigante di un metro e novantatanto, lunghi capelli sulle spalle e l’aria da bassista degli Scorpions, ottime referenze meritate ai Mondiali del ’90. Così, dal 1990 – 91, fu tutta un’altra musica.
A guidare il Genoa, Osvaldo Bagnoli, uno che in molti avrebbero voluto vedere sulla panchina della Nazionale, dopo l’impresa dello scudetto a Verona. Allenatore pratico, risistema la squadra secondo i canoni del classicismo: il terzino deve fare il terzino, il centrocampista fa il centrocampista e l’attaccante completa la sezione aurea, buttandola dentro quando gli arriva. Funziona. La squadra gira, Aguilera sguizza e Skuhravý svetta, i due si cercano, si trovano, segnano: Skuhravý festeggia con capriole volanti, Aguilera improvvisa tanghi malandrini. Nella stagione del trionfo doriano, è proprio il Genoa a rifilare una delle poche sconfitte alla Samp, con un 2 – 1, firmato Eranio e Branco. Oltre alla Sampdoria, cadono anche Inter (3 – 0, Ruotolo, Skuhravý, Aguilera) e Juventus (0 – 1 in trasferta, rete di Skuhravý e 2 – 0 in casa, Branco e Skuhravý). I giornalisti più navigati rimembrano un’altra storica coppia del gol, Charles e Sivori. Alla fine, arriva il quarto posto in campionato e il primo, storico, accesso in Coppa Uefa.
Così, nella stagione 1991 – 92, il Genoa debutta in Europa, decisa a farsi valere, pur sacrificando qualcosa in campionato. La Coppa Uefa è ancora un trofeo da salotto buono, frequentato da partecipanti pluridecorate che si sfidano in duelli di 180 minuti ad eliminazione diretta, sotto l’occhio in chiaro della Rai e di milioni di spettatori. Il debutto è a Oviedo, sconfitta per 1 – 0, ribaltata poi con un 3 -1 (doppietta di Skuhravý e Caricola, (“guarda video”). Cedono il passo la Dinamo Bucarest (3 – 1, doppietta di Aguilera e Branco e 2 – 2, Aguilera e autogol) e la Steaua Bucarest (doppio 1 – 0, una volta Aguilera e l’altra Skuhravý), finchè arriva una delle Grandi di Europa, sua Maestà dalle 4 Coppa dei Campioni e 2 Coppe Uefa, il Liverpool.
L’andata al Ferraris è storia emozionale del pallone: il Genoa, la prima squadra italiana fondata nel 1893 proprio dagli inglesi, si presenta all’eurovisione 99 anni dopo con un immenso striscione: “We are Genoa”, premessa e promessa di ciò che segue. Il Genoa passa in vantaggio con Fiorin ma poi inizia a soffrire, finchè tutto cambia, quando il terzino brasiliano Branco sistema il pallone per una punizione da distanza siderale, in una parte del centrocampo più vicina alla biglietteria che al portiere avversario. Roberto Carlos all’epoca diciottenne, davanti alla tv prende appunti. Branco, che probabilmente non ha mai sentito parlare di Einstein, prende la rincorsa e calcia: l’universo si contrae, la palla confuta diverse leggi della fisica, percorre praterie spaziali e infine si materializza sotto al sette (“guarda video”). Bruno Pizzul e i telespettatori tutti allibiscono. Gli inglesi restano comunque convinti di ribaltare il risultato, ad Anfield Road, là dove nessuna italiana è mai riuscita a vincere.
A Liverpool, il Genoa scende in campo con Braglia, Torrente, Branco, Eranio, Collovati, Signorini, Ruotolo, Bortolazzi, Aguilera, Skuhravy, Onorati.
La partita è combattuta, c’è un’ atmosfera antica, odore di cuoio e dolore di stinchi tacchettati. Aguilera porta in vantaggio il Genoa, il vecchio Ian Rush pareggia. Il Liverpool ora spinge ma il portiere Braglia dispensa miracoli, che a esser giusti dovrebbero valergli ancora oggi la fama di piccolo Zoff. A dieci minuti dal termine, Eranio e Skuhravý imbastiscono una magistrale lectio contropiedis e Aguilera ci mette la griffe (“guarda video”). Il Genoa vincerà 1 – 2, prima squadra italiana a violare l’Anfield Road. Bagnoli aggiunge l’impresa alla lista dei miracoli.
La storia finisce qui, in semifinale passerà l’Ajax di Van Gaal, Winter e Bergkamp (2 – 3, doppietta di Aguilera e 1- 1, segna il vecchio Iorio). Eppure, da lì in poi, tutte le coppie di attaccanti rossoblu, quando in estate vogliono far sognare i tifosi, non possono fare a meno di dire “Noi due, come Skuhravý e Aguilera”. O almeno, è quel che gli piacerebbe.
Se ti è piaciuto, leggi anche
“Storie di provincia: il Parma di Nevio Scala”
“Storie di provincia: il Pescara di Galeone”