Vittorio, perché hai scelto di intraprendere la carriera del Direttore sportivo?
E’ un ruolo che mi affascina molto e per il quale credo di poter essere all’altezza. Ho preso il patentino nel 2011, con una tesi incentrata soprattutto sui settori giovanili.
Hai avuto già delle proposte da qualche società?
Ho ricevuto delle telefonate da club di Lega Pro e delle due serie maggiori. In quest’ultimo caso si tratta maggiormente di idee riguardanti il settore giovanile.
I giovani sono la base del futuro di qualsiasi club?
Assolutamente sì. Le società che hanno impostato questo tipo di lavoro con un certo anticipo, adesso ne raccolgono i frutti e detengono un discreto vantaggio rispetto alle altre. Penso sia indispensabile creare le basi giuste affinché i giovani possano crescere sotto il profilo sia tecnico che umano.
Come ritieni che l’Italia calcistica consideri oggi il ruolo del ds?
A mio avviso il Direttore sportivo è ancora un po’ snobbato. Sono del parere che esso dovrebbe rappresentare il cardine di qualsiasi progetto societario, dal punto di vista tecnico ma anche da quello amministrativo. Concepisco questa figura come il tramite perfetto tra società e squadra, l’uomo a cui un presidente affida le chiavi di un club. In Lega Pro le cose stanno procedendo verso tale direzione.
Il Vittorio Tosto di oggi è pronto per questo lavoro?
Ho frequentato il corso di Coverciano con profitto e umiltà, cercando di apprendere quante più nozioni potevo sul ruolo. Oltre al patentino di ds, ho acquisito anche una qualifica nella Comunicazione sportiva. Negli ultimi mesi non mi sono mai fermato: abitando in Toscana ho l’occasione di muovermi con facilità, perciò ho visionato diverse partite tra i professionisti e i vari livelli giovanili. Adesso l’obiettivo è quello di trasformare la teoria in pratica. Sono pronto per una nuova avventura: spero di esserne all’altezza.