ITALIA:
DE SANCTIS 6 – Sostituire il miglior portiere del mondo non è come fare benzina all’iperself, ma lui parte spavaldo e rischia immediatamente la frittata coi piedi. Scampato il pericolo diventa timoroso: è bravo a chiudere lo specchio a Kvist in due occasioni, ma fatica a trattenere palloni che andrebbero bloccati. Del tutto incolpevole sul gol.
ABATE 5 – Un paio di sgusciate sulle tracce della linea laterale non possono valere un sei per uno che fra club e nazionale è chiamato a ricalcare le prestazioni di gente come Zambrotta. Bene quando si propone, ma nelle occasioni in cui è chiamato a coprire viaggia ai limiti dell’infarto collettivo.
BARZAGLI 7 – Se la Juve gongola col suo ventottesimo-barra-trentesimo scudetto appiccicato al petto, gran parte del merito è di questo difensore che forse meritava una carriera più prodiga di soddisfazioni. E’ preciso in chiusura, efficace nel disimpegno e si fa rispettare di testa. Un brutto sogno per qualsiasi attaccante.
CHIELLINI 6,5 – Brutto è brutto, ma se il calcio fosse dei belli oggi Messi e Iniesta farebbero i cassieri all’Ikea. E’ abbastanza puntuale, quasi sempre abile negli interventi aerei e cerca con sufficiente profitto di limitare la sua naturale irruenza.
BALZARETTI 6 – Svolge il compito in classe senza sbavare e soprattutto (per fortuna) senza copiare dal compagno di banco (vedi Abate). Ogni tanto prova a sganciarsi e a mettere in mezzo qualche cross, ma è l’affidabilità che lo rende apprezzabile.
DE ROSSI 7 – La criniera ce l’ha sulle guance, ma fondamentalmente chi se ne frega. L’importante è che ruggisca, e Daniele lo fa sempre. Copre, propone e segna (ancora di testa, ancora su cross di Pirlo). Più di così potrebbe soltanto cucinare le salamelle per il terzo tempo.
MARCHISIO 5,5 – Ci risiamo. Questo è un centrocampista con doti pazzesche, ma con la tendenza a scomparire per mezz’ore intere durante le fasi salienti della partita. Non fatevi ingannare dalle classiche frasi da giornalista anni ’20, del genere “Sono i tipici giocatori che fanno il lavoro oscuro”. Quando risolverà questo problema di concentrazione, Marchisio diventerà devastante.
PIRLO 7 – Se gli assist fossero composti di glucosio, oggi la metà degli attaccanti azzurri avrebbe bisogno di dosi quotidiane d’insulina. Ogni anno che passa è sempre più lento, ma nonostante tutto riesce a lasciare sul posto gli avversari e a spruzzare classe quando serve.
MONTOLIVO 8 – Decisamente il giocatore italiano più in forma. Si è ricordato a quasi 28 anni di avere mezzi tecnici assoluti. Era anche ora. Il suo gol è molto gradevole, ma è soprattutto la gestione dei palloni durante la partita che lo incorona. Una sbiancatina a quei dentacci gialli e avrebbe preso anche nove.
BALOTELLI 7.5 – Ok, a rimanerci incastrati in ascensore non ci si divertirebbe granché, però bisogna rendergli i suoi meriti. Dopo un avvio incerto Supermario prende fra le mani la Danimarca e la schiaccia come una noce matura. Se non alternasse gare come questa a blackout di tre mesi sarebbe un punto fermo.
OSVALDO 5 – E’ un peccato perché nel primo tempo era stato fra i migliori. Poi, vai a capire cosa passa nella testa di un calciatore, quando qualcosa passa. Stokholm esteticamente è già orribile di suo: per quale ragione tentare di migliorarlo a sberle? Paga cotanto altruismo con un rosso, e considerato che non è la prima volta, c’è da farsi due domandine.
All. PRANDELLI 6,5 – Ok, la Danimarca è veramente poca cosa, ma l’Italia il suo dovere lo fa. Da quando ha smesso di vestirsi come un boss mafioso Prandelli ha messo in mostra grandi qualità. E’ tecnicamente preparato, è molto paterno e generalmente sa premiare chi vale. Se non fosse molto pavido sarebbe un allenatore fantastico.
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DANIMARCA:
ANDERSEN 5,5 – Becca tre mazzate, ma a dire il vero non ha grandissime colpe. Il voto in meno è per l’uscita un po’ goffa su Balotelli. Il mezzo voto in più è perché stare dietro a quella difesa non dev’essere un’assicurazione contro la colite.
JACOBSEN 5,5 – E’ un tipico esterno di marca danese. Mediamente veloce, abile soltanto nell’orizzontalizzare, due incudini al posto delle estremità. Non sempre sono requisiti sufficienti per fare bella figura.
AGGER 5,5 – Agger non si discute, ma anche lui ha visto primavere migliori. Fermissimo sul lancio di Pirlo in occasione del terzo gol azzurro, cerca fortuna in area avversaria senza troppe pretese.
KJAER 6 – La Roma l’ha rispedito al mittente senza nemmeno pagarci il francobollo. Non sarà Aldair, ma il suo piccolo lo svolge senza grandi patemi. Mezzo voto in più perché è ben piazzato sul tiro a botta certa di Marchisio. Sembrerà banale, ma quello vale un gol.
SILBERBAUER 5 – In lingua madre significa “Ignorante d’argento”. I piedi giustificano il cognome. Sarebbe carino conoscere quello che ha vinto l’oro in questa simpatica competizione.
STOKHOLM 4,5 – A parte l’intervento scandaloso su De Rossi che spiana la strada al 2-0 azzurro. A parte la scena infame sulla manata di Osvaldo (giustamente espulso). A parte tutto questo, insomma, un giocatore danese che si chiama come la capitale della Svezia non può prendere più di 5, visti i precedenti.
KVIST 6,5 – Ha un merito che potrebbe passare inosservato, ma fondamentalmente non è da poco. E’ l’unico giocatore di calcio con la maglia danese.
ROMMEDAHL 5 – Il vecchio leone bolso che secondo Pizzul nel 2004 faceva i 100 metri in 10 secondi. Con una Kawasaki, probabilmente.
ERIKSEN 6 – Ammetto, sulla valutazione di Kvist ho esagerato. Anche questo ragazzo sa cos’è una palla. La sufficienza è di stima.
KROHN-DEHLI 6 – Ha un cognome a metà fra un malattia e una città che si dice sia molto sporca. Le premesse quindi non sono delle migliori, eppure la Danimarca ha mostrato di molto peggio.
BENDTNER 5 – Uno come lui dovrebbe prendere per mano la propria squadra e spingerla quantomeno a non fare figuracce. Invece rimane fermo al primo quesito del compito in classe. Non riesce a rispondere a questa domanda: “Se un arbitro dimostra di fischiare sempre se prima di saltare spingi, allora perché continui a farlo?”. Conte, fallo giocare: questo una volta era forte davvero.
All. OLSEN 4,5 – Mezzo voto in meno perché come personaggio è simpatico come il cofano di una Centoventisei. La sua Danimarca a volte ha espresso del calcio, ma non oggi. Non riesce a discostarsi dal 4-5-1 nemmeno quando gioca in 11 contro 7. E’ un limite che non ti porterà da nessuna parte, specie se affronti squadre tatticamente furbe come l’Italia. Aria nuova, lasciare spazio ai giovani!
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Arb. SKOMINA 6,5 – Giusta l’espulsione di Osvaldo. La manata non avrebbe ucciso una zanzara, ma è il gesto che va punito. Parte fischiando solo quando il sangue scorre a fiumi, mentre termina spezzettando un po’ troppo il gioco e mostrando cartellini un po’ severi. Fiatone?