CASA MILAN- L’amarezza è tanta in casa Milan: gli inguaribili ottimisti (con Allegri capofila) assaporano il cucchiaio di fiele domenicale e addossano le colpe all‘arbitro, identificandolo come unico colpevole. I realisti, ormai, non hanno più il coraggio di nascondersi dietro finte scuse: la sensazione di tristezza deriva dalla squadra, vuota, senza idee e senz’anima. Incapace di segnare dopo tanto, tanto, tanto possesso palla, che più sterile non si può. Le prospettive sono cupe, sebbene Galliani si ostini a elogiare la completezza della rosa rossonera. Va bene tirare l’acqua al proprio mulino, ma qui si esagera. L’esame-Lazio dopo la sosta svelerà la vera dimensione del Milan. Una dimensione che ora è quella della lotta alla salvezza.
CASA INTER- In casa Inter ci sono solo sorrisi a 32 denti: Moratti che paragona Stramaccioni a Mourinho; Stramaccioni che fa il falso modesto e smentisce l’accostamento, ma che in cuor suo si sente un pò Special; i tifosi, che possono sbattere in faccia ai più sfortunati cugini l’ennesimo derby vinto. Ma è una gioia giustificata? In parte sì, perchè alla fine è il risultato che conta, con i tre punti e il terzo posto in classifica. La povertà del gioco interista, però, è palese: nella trasferta di Torino e nel derby ha fatto 6 punti, esprimendo un calcio di livello assolutamente mediocre, per nulla paragonabile a quello di Napoli e Juventus. Strama non si faccia fuorviare dall’accostamento con Mou: lui ha vinto ricorrendo al catenaccio solo contro il Barça, ma non contro il Torino. Mai.