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Il punto sulla Serie A: giornata 7

Il punto sull’ultimo turno della Serie A 2012/2013

Vince l’Inter nel derby di Milano, relegando il Milan alla seconda metà della classifica di serie A. In testa, vincono due partite non semplici sia la Juventus che il Napoli, che, dopo la sosta, si sfideranno nello scontro diretto allo “Juventus Stadium”. Poco più dietro vincono, e convincono, Lazio e Fiorentina contro Pescara e Bologna, mentre la Roma di Zeman batte l’Atalanta, ma rischia tantissimo.

Parlando del Derby di Milano, partiamo da un punto fermo: non si parlerà dell’arbitro all’interno di questo articolo. Proviamo, invece, ad analizzare la pochezza tecnico-tattica vista ieri sera a San Siro, in quella che, una volta, era la partita delle partite e che, invece, ora si ritrova ad essere una partita più brutta di una qualsiasi gara di Lega Pro (con tutto il rispetto per la Lega Pro). Un derby così “povero” tecnicamente erano davvero anni che non si vedeva. Forse dalle sfide ad “alta velocità” tra Blomqvist e Angloma o, peggio ancora, da quelle tra Daino e Sartor. Si parla di circa quindici anni fa. Anni in cui la Juventus vinceva i campionati ma perdeva le finali di Champions, competizione in cui primeggiavano formazioni come il Real Madrid, il Borussia Dortmund, lo United. Cos’è cambiato, alla fine? Forse tutto o forse nulla. Sta di fatto che, però, all’interno di questi quindici anni, a San Siro abbiamo assistito alle sfide tra Ronaldo e Maldini, tra Vieri e Nesta, tra Shevchenko e Materazzi, tra Inzaghi e Cannavaro. Abbiamo visto Adriano e Kakà, Ronaldinho e Ibrahimovic, Rui Costa e Milito. Abbiamo assistito ai capolavori tattici di Ancelotti e a quelli di Mourinho.
E invece ieri ci è toccato subire quello scempio.
Sì, scempio. Perché, a prescindere dalla vostra fede calcistica, non potete neanche pensare di aver visto una partita decente. La verità è una sola: Milan e Inter stanno vivendo (forse i nerazzurri di meno) un periodo di ricostruzione, di ripartenza, e quindi le rose non sono eccelse. Fin qui ci potrebbe anche stare, come idea. Il punto sta nel fatto che nemmeno i “manici” siano eccelsi, tutt’altro. Magari lo diventeranno, per ora non lo sono. Nessuna delle due squadre può seriamente puntare al titolo, ma se per i nerazzurri di speranze per il terzo posto ce ne potrebbero essere, per il Milan è davvero notte fonda. Il mio pensiero sulla partita di ieri sera è che, nonostante la superiorità numerica, nemmeno giocando 270 minuti i rossoneri sarebbero riusciti a segnare.

Vive tutt’altro momento la Juventus campione in carica, che sbanca anche Siena e supera il primo blocco “Campionato-Champions” molto bene, specie nei confini nazionali. Diciannove punti su ventuno sono davvero un bel bottino, soprattutto se consideriamo che sono arrivati i tre punti in partite come quella di Genova e come quella di ieri a Siena, appunto. Perché la Juve, per quanto abbia dominato la gara e schiacciato il Siena nella propria area, è riuscita nell’impresa di far pareggiare i toscani a fine primo tempo e a rischiare di subire il gol del sorpasso a metà ripresa. Solamente l’imprecisione di Rosina ha salvato gli uomini di Conte da un’imprevista capitolazione. Solo la grinta, la determinazione e un pizzico di fortuna (che non guasta mai) hanno permesso alla Vecchia Signora di vincere l’ennesima partita. La sosta servirà a far salire ancora di più l’adrenalina per la super sfida contro il Napoli, co-capolista.

Proprio gli azzurri di Mazzarri, infatti, sembrano ormai gli unici veri rivali dei bianconeri. Hamsik e Pandev stavolta prendono il posto di Cavani e si sbarazzano anche dell’Udinese, volitiva ma non al livello dei partenopei. Il Napoli quest’anno sembra davvero una squadra matura, solida, una delle poche che ha dei veri e propri Top Player capaci di fare la differenza. Una squadra capace anche di soffrire, come ieri contro l’Udinese, ma di portare comunque a casa il risultato. Un gruppo che lavora insieme da anni e che si muove a memoria, dei giocatori che, ormai, hanno assorbito il carattere tenace del loro allenatore e lo dimostrano in campo. Forse non è ancora al livello della Juventus (continuiamo a pensare che solamente la Juve possa perdere questo campionato), ma l’anno può essere quello buono. Per sperare, almeno.

Due altre squadre che stanno vivendo momenti simili sono la Lazio di Petkovic e la Fiorentina di Montella, che vincono e giocano bene. La Lazio, quando gioca così, sembra avere la fase difensiva di Reja e quella offensiva del suo nuovo allenatore, con due fuoriclasse veri come Hernanes e Klose (da fenomeno il primo gol con la finta di “busto”) a finalizzare il tutto. La Fiorentina di Montella gioca davvero un bel calcio ma finalizza davvero troppo poco per quel che crea. Ieri si è rivisto Toni dal primo minuto ma non è il tipo di attaccante che serve alla Viola. Potrebbe essere El Hamdaoui, in campo ieri per gli ultimi venti minuti dopo l’infortunio. Le similitudini tra queste due squadre ci sono: sono probabilmente, ognuna a modo suo, incomplete. Ad una mancano dei rincalzi all’altezza (Lazio), all’altra una punta brava tecnicamente da 10-15 gol (Fiorentina). Possono puntare al terzo posto, di sicuro, ma ci sarà da lottare.

Può puntarci, se si evitassero mezzore come la prima di ieri contro l’Atalanta, anche la Roma di Zeman, che alla fine vince e porta a casa i tre punti. Da vero panico, però, i primi trenta minuti di gara contro la Dea. Gli uomini di Colantuono, approfittando della totale assenza di concentrazione della squadra giallorossa, vanno vicini al gol per ben tre volte: due con Denis (in entrambi i casi si tratta di gol divorati) e una con Maxi, che colpisce la traversa. Poi, come spesso accade nel calcio, Totti decide di disegnare calcio e inventa un assist perfetto per Lamela, che segna. Da quel momento, per la successiva ora di gioco, in campo si è vista una squadra diversa, più ordinata, più compatta, più fluida. La sensazione è che ci sia quasi un blocco psicologico dei giocatori, come se avessero quasi paura di giocare alti e pressanti come vuole Zeman a causa delle loro insicurezze. Se riusciranno a liberarsi di questo timore, i giallorossi di mister Zdenek avranno di sicuro un ruolo da protagonisti in questa povera Serie A.