Botta e risposta Il presidente in carica è appunto Nicchi. Ieri Robert Anthony Boggi ha annunciato la sua candidatura, ma la conferenza stampa ha avuto il classico colpo di scena. E’ stato proprio l’ex arbitro di Salerno a rendere nota la vicenda, spiegando «di attendersi l’immediata apertura di un inchiesta federale e chiedendo alla Federcalcio di valutare se esistano le condizioni per la prosecuzione di un regolare processo elettorale». Non solo, Boggi e Matteo Apricena (sconfitto per una manciata di voti nell’ultima elezione e ora candidato alla vicepresidenza) hanno rincarato la dose, parlando di una Aia ridotta a «un regime democratico, dove le opposizioni non hanno diritto di esistere. L’unica voce riconosciuta è quella del padrone. Chi non la pensa come il presidente è emarginato e cancellato. E’ un rischio grave per l’Aia. Noi vogliamo cambiare registro: un’associazione di tutti e per tutti». Nell’attesa che la Procura federale valuti il fascicolo, c’è da registrare la risposta secca di Nicchi: «Non ho mai minacciato nessuno, a questo punto sono io che auspico l’apertura dell’inchiesta federale per dimostrare l’infondatezza delle accuse. Chi parla di minacce e intimidazioni se ne dovrà assumere le responsabilità: senza prove siamo alla diffamazione. Parlare con i dirigenti è normale per un presidente in carica. Così come avere confronti e discussioni, ma le minacce sono ben altra cosa. Il lavoro fatto in questi anni è il mio migliore biglietto da visita».
Il meccanismo Nella conferenza Boggi ha evitato di entrare nei dettagli sulle accuse («sarebbe indelicato nei confronti della Procura»),ma tutto ruota intorno al meccanismo che consente a un candidato di poter correre alla poltrona di presidente. Ci vogliono 60 deleghe a sostegno della lista. Senza la candidatura decade. Secondo i tre dirigenti le minacce di Nicchi sarebbero arrivate dopo il rifiuto di sostenere la sua rielezione. L’apertura dell’inchiesta dovrebbe appurare queste accuse, magari con audizioni mirate. Se si andasse in questa direzione, non è da escludere un rinvio delle elezioni almeno fino alla conclusione delle indagini. Insomma, un bel pasticcio. Fagocitato dalla cronaca il resto della conferenza, con Boggi che ha illustrato un programma che prevede tra l’altre cose il ritorno a una sola Can di A e B (oggi separate), la trasparenza nei bilanci («da pubblicare»), una distribuzione delle risorse diversa, un’attenzione maggiore agli osservatori e alla base, ma soprattutto «il ritorno alla democrazia nell’Aia».