Altro che Faraone, il Milan ha Ra

Il 12 Luglio 2012, nonostante la stagione estiva, su Milanello sono calate le tenebre. “Ho venduto Ibra e Thiago Silva al Paris Saint Germain“: le parole concise di Silvio Berlusconi creavano non pochi strascichi nella tifoseria rossonera. Da una parte lo scoramento per la vendita di due campioni indiscussi, dall’altro la consapevolezza della necessità di coprire le perdite di bilancio. Poi, avranno pensato in molti, con quel tesoretto arriverà almeno un top player.

Già, top player, questa locuzione anglofona sempre più presente nel mondo del calcio, ma di non facile inquadramento. Di certo non si può considerare tale Pazzini -comunque un buon giocatore- e i mugugni del popolo rossonero al termine del calciomercato erano, se non condivisibili, quantomeno comprensibili. L’esordio in campionato e in Champions’ ha acuito le paure di coloro che guardavano con diffidenza la stagione del Milan. Le sconfitte con Sampdoria, Atalanta, Udinese, il pareggio casalingo con l’Anderlecht, inframezzati da una vittoria non convincente a Bologna, facevano giustamente presagire il peggio.

Per uscire da una crisi così, ci sarebbe voluto un intervento trascendentale. Quale intervento migliore che quello di un faraone; o meglio, del Faraone di Milanello. Al secolo Stephan El Shaarawy, nato e cresciuto in Liguria, ma con il sangue per metà egiziano. Già nel buio più totale (vale a dire a Udine) il suo gol è stato un raggio di sole: una bomba dalla distanza colma di rabbia e frustrazione per il momento negativo. Di lì in poi il Milan è uscito dall’anonimato trascinato dal suo numero 92: non più un “semplice” Faraone, ma Ra in persona. Ebbene sì, il Dio del sole egizio: a suon di gol Stephan ha riportato a far splendere il sole a Milanello.

La doppietta con il Cagliari, il gol a Parma e il fantastico gol in terra russa di ieri hanno portato 7 punti (4 in campionato e 3 in Champions’), che sono stati boccate di ossigeno puro per una squadra sull’orlo del baratro. E ora il derby, con Ra dalla propria parte, non fa più tanta paura. Merito anche di Allegri, che lo ha collocato dove fa più male, vale a dire a sinistra. Già ai tempi della Serie B, partendo da quella posizione, El Shaarawy aveva fatto innamorare di sè Padova e l’Italia intera. Preso dal Milan, sta ripagando la fiducia, e Galliani, che ha scommesso su di lui, ora lo paragona a Eto’o. Forse un accostamento azzardato, ma non fuori luogo per il Ra di Milanello, che punta a diventare un Dio del calcio.