Cristiano Lucarelli, nel 2007 hai difeso i colori dello Shakhtar Donetsk e da allora la squadra è cresciuta molto
“Conosco molti di loro, sono ragazzi che ai tempi in cui c’ero io avevano 20 anni ed erano stati presi dal Brasile. Una squadra, lo Shakhtar che ha continuato a vincere in Ucraina e iniziato pure in Europa, con la vittoria della coppa Uefa. In più sono presenza costante della Champions League e i giocatori stanno anche maturando esperienza nelle loro rispettive nazionali”.
Che squadra ci dobbiamo aspettare?
“Giocano molto bene a calcio, non hanno nelle corde l’idea di difendere e ripartire ma cercano di proporre il loro gioco. Solitamente affrontano a viso aperto le avversarie, poi magari con la Juve mi smentiscono e fanno le barricate (risata, ndr)”.
Quali sono i giocatori più interessanti?
“C’è Fernandinho che è quello che magari si vede meno ma è uno dei mediani più forti col quale io abbia mai giocato. Ha iniziato la carriera da esterno alto destro, poi Lucescu l’ha adattato un po’ come è successo con Pirlo. È un giocatore forte, ha gamba, è dinamico, un martello pneumatico. Non si nota molto ma assicuro che è uno dei più forti in assoluto”.
Punti di forza e punti deboli?
“A centrocampo e in attacco sono temibilissimi, mentre dietro possono avere qualche problema”.
Eppure dietro c’è Chygrynskiy, che il Barcellona pagò 25 milioni per averlo
“Chygrynskiy è un giocatore tecnico nonostante l’altezza. Ha un buon lancio e poteva avere una logica nel calcio del Barcellona. Il migliore dietro però è Dario Srna, esterno destro. Lui con l’altro terzino, Razvan Rat, sono molto bravi ma hanno qualche problema nel contenimento. Sono bravi a proporsi ma non sono difensori puri”.
Se dovessimo collocare lo Shakhtar in Serie A, dove potremmo piazzarlo?
“Domanda che mi sono fatto anch’io. Credo che sarebbe nella fascia quarto-ottavo posto”.
Allo Juventus Stadium non vedremo una squadra tipica dell’est Europa
“Assolutamente no. Lo Shakhtar ha una filosofia molto sudamericana, giocano molto a calcio. L’idea di squadra dell’est la può dare la Dinamo Kiev, che è molto più fisica”.
È il campionato ucraino un buon banco di prova per una squadra come lo Shakhtar che fa la Champions League?
“Devo dire che in Ucraina ci sono 5-6 squadre consolidate, ossia quelle che partecipano alle coppe che hanno alle spalle dei magnati, perciò anche se il campionato ucraino non è di prima fascia ci sono senz’altro squadre competitive. Ovviamente Shakhtar e Dinamo Kiev sono avvantaggiate perché partite prima e hanno alle spalle settori giovanili notevoli. Quello dello Shakhtar, poi, è guidato dall’ex responsabile dell’Ajax e ho detto tutto. Vengono reclutati i migliori ragazzi del paese e posso assicurare che la struttura che c’è è al livello delle grandissime d’Europa. Gli altri club invece puntano più sulle disponibilità ingenti a rafforzare le prime squadre”.
Cosa ti ha lasciato l’esperienza a Donetsk?
“Calcisticamente e a livello di strutture, e parlo dello Shakhtar, non hanno proprio niente da invidiare all’Italia. Davvero una grande organizzazione e adesso c’è anche uno stadio bellissimo, la Donbass Arena, che vedrete al ritorno. Ora stanno cercando di abbellire anche la città, che è in continua evoluzione. Certo, Donetsk non è Parigi ma diciamo che sta cercando di migliorarsi. Per quello che mi riguarda solo stato solo 6 mesi anche perché era una questione legata alla permanenza della squadra in Champions League, ed essendo stati eliminati e col campionato ucraino che fa una lunga pausa invernale, mi sarebbero rimaste pochissime partite per mettermi in mostra e io volevo giocare gli Europei del 2008. Così a gennaio sono passato al Parma e devo dire che la dirigenza dello Shakhtar con me è stata molto gentile”.
E dire che potevi andare anche allo Zenit San Pietroburgo. Come bellezza della città ci guadagnavi senz’altro
“È stata un’opportunità che mi è capitata un anno prima. In quel periodo, però, ci fu Calciopoli e il Livorno, col quale giocavo, si ritrovò improvvisamente in coppa Uefa. Non so se capiterà più e da livornese spero che possa ricapitare di nuovo, ma quella era la prima volta che la squadra della mia città si ritrovava in Europa e io non potevo non esserci”.