La verità di monsieur Verratti
Dalla Francia il piccolo astro nascente del PSG, tale Marco Verratti da Pescara, sta stregando tutti e conquistando l’opinione pubblica. La sua ascesa è stata repentina, e ha creato non pochi malumori in chi quest’estate se lo è lasciato sfuggire. Per un ragazzo di 20 anni, la scelta di lasciare la sua amata Pescara (anche se originario di Manoppello per la precisione), e perfino l’Italia non è stata facile da prendere. Di fronte però a un interesse concreto, a cifre importanti e a un progetto da fare invidia a tutta Europa, chiunque avrebbe ceduto. Marco lo ha fatto e, a giudicare da come procede la sua avventura, non se ne sarà per nulla pentito.
La storia di Verratti, nonostante la giovane età, inizia qualche anno fa: un talento puro come il suo non passa inosservato. Così, già dai tempi in cui il Pescara militava in Lega Pro, Milan e Roma hanno cercato di prelevarlo, trovando forte opposizione da parte della società abruzzese, agevolata anche dalla ferrea volontà del ragazzo di restare in riva all’Adriatico. Il direttore sportivo di quel periodo del Pescara, Fabrizio Lucchesi, fece un grande favore alle casse della sua società. La storia recente infatti ci racconta di come la vendita del cartellino di Verratti abbia fruttato al club biancocelete ben 12 milioni di euro.
L’estate appena trascorsa è servita al piccolo Marco per maturare: la splendida stagione in Serie B agli ordini di Zeman, e la convocazione in nazionale, gli avevano fatto capire che Pescara era ormai troppo stretta per lui; ci voleva qualcosa di più grande. Juventus, Roma, Inter se lo sono litigato senza però investire con decisione sul talentino dagli occhi di ghiaccio. E così, con i soldi dello sceicco, Leonardo ha preso Verratti e lo ha portato sotto la Torre Eiffel, ponendolo al centro del progetto tattico del PSG di Carletto Ancelotti.
Solo un bluff! Così avranno pensato in molti: Verratti non giocherà mai in quello squadrone. E invece, eccolo lì, a raccogliere ovazioni dal Parco dei Principi, a ricevere consacrazioni da Ibra in persona, e a far capire che lui non è il “nuovo Pirlo“, ma semplicemente Verratti, un grandissimo giocatore. Togliendosi qualche sassolino dalla scarpa, il giovane Marco ha criticato la mentalità del calcio italiano, confermando le ipotesi esposte nel mio editoriale di una settimana fa. “Alla Juve si parlava di futuro. Alla Juve ero dietro a Pirlo. Io volevo giocare, e sono andato al PSG, dove si parla di presente“. E che presente! Fatto di giocate deliziose e di una visione di gioco fuori dal comune. E in Italia c’è ancora chi si mangia le mani.