Il punto sulla Serie A: giornata 5

Dura una sola giornata la minifuga dei campioni in carica della Juventus, bloccati sullo 0 a 0 a Firenze. Un Napoli trascinato dalla tripletta di Cavani l’aggancia in testa a quota 13 punti. Ancora incompiuta la Roma di Zeman, bloccata sull’1 a 1 in casa dalla sorprendente Sampdoria di Ferrara, mentre l’Inter risorge a Verona e il Milan sfata il “tabù San Siro” battendo il Cagliari con una doppietta di El Shaarawy.

Settantadue. Tanti sono i gol che Edinson Cavani ha segnato con la maglia del Napoli, contando tutte le competizioni, in 101 presenze. Sei dei quali li ha messi a segno in queste prime cinque partite del campionato di Serie A 2012/2013. Un mostro. Devastante. Con Falcao dell’Atletico Madrid, la migliore prima punta in circolazione. Ne sa qualcosa Marchetti, che mercoledì sera ha dovuto raccogliere i palloni scagliati dall’attaccante uruguagio dal fondo della rete per ben tre volte. Che sarebbero potute essere quattro, se il numero 7 azzurro non avesse fallito un calcio di rigore. Mazzarri gongola, la sua squadra, quando può ripartire in velocità (e la Lazio glielo ha permesso) è una vera furia. I movimenti sincronizzati dei tre là davanti sono da stropicciarsi gli occhi. Quattro vittorie e un pareggio che valgono 13 punti, come la Juve. Ma la banda Mazzarri ha già affrontato Fiorentina e Lazio, battendole entrambe. Rimandata, invece, proprio Lazio di Petkovic, che incappa nella seconda sconfitta consecutiva. Ma se quella contro il Genoa poteva sembrare un incidente di percorso, questa contro il Napoli è parsa una sottomissione per manifesta inferiorità. Resta comunque una buona squadra, ma forse l’obiettivo “vittoria del campionato” è ancora un po’ troppo grande, anche perché il gioco espresso non sempre è fluido.

Chi fa un gioco spettacolare, invece, è la Fiorentina di Montella. Signori, il calcio. Dategli una punta da 10-15 gol, una qualsiasi, e questa squadra sarebbe una seria concorrente alla Juventus, apparsa per la prima volta davvero in difficoltà. La Viola è stata costruita con saggezza e oculatezza estreme, spendendo anche relativamente poco. Pensando al mercato fatto da Inter e Milan, ci verrebbero spontanee un po’ di domande. Giocatori come Roncaglia e Rodriguez in difesa o gli onnipresenti e sempre lucidi Pizarro e Borja Valero in mezzo al campo sono acquisti da 10 e lode. Per non parlare di quello stantuffo (ancora un po’ arruffone negli ultimi 25 metri, per la verità) che risponde al nome di Cuadrado. I ragazzi di Montella fanno correre la palla e gli avversari, giocano a massimo due tocchi, hanno intelligenza e qualità. Manca, però, un rapace d’area, un uomo che sappia finalizzare il grande lavoro costruito dagli altri dieci in campo. Un Toni con sei o sette anni in meno. Tant’è vero che, nonostante una Juve alle corde, non si è andati oltre allo 0 a 0 al Franchi.

La Juventus, dal canto suo, inizia a sentire il peso del duplice impegno settimanale. Pirlo non è ai livelli dello scorso anno e in campo si sente. Bonucci è in difficoltà fisica e la cosa mina anche le certezze dei suoi compagni di reparto Barzagli e Chiellini. Insomma, l’armata di Conte non è più così invincibile come poteva sembrare, però se riesce a uscire indenne da una partita del genere, due domande su quando e su chi possa batterla bisognerebbe iniziare anche a porsele.

La Roma continua nella ricerca degli automatismi per gli schemi di Zeman, ma frena di nuovo all’Olimpico. Dopo la sconfitta per 3 a 2 contro il Bologna, non vince nemmeno contro la Sampdoria di Ferrara (non considerando la vittoria per 3 a 0 a tavolino per i fatti di Cagliari), che blocca i capitolini sull’1 a 1 casalingo. I giallorossi sono, attualmente, un quadro dipinto a metà e poi lasciato lì dall’artista. Belli fino ad un certo punto. Dal centrocampo in su, per l’esattezza. E’ ancora un errore di Stekelemburg (che crediamo, ormai, abbia vita breve in campo con Zeman) che spiana la strada a Munari e gli permette di agguantare il pareggio dopo l’iniziale vantaggio dell’eterno Totti. Troppi gli errori, troppe le disattenzioni viste fin qui dalla retroguardia della Roma. Troppe per poter sperare in qualcosa di più di un piazzamento in Europa League.

Può puntare ai primi tre posti (più probabilmente il terzo, visto l’andazzo) l’Inter di Stramaccioni, a patto che inizi a far punti anche in casa. Vince a Verona per 2 a 0, giocando, e non ce ne voglia il simpatico “Strama”, da provinciale vera. Difesa a tre (a cinque in fase difensiva) e un Cassano in meno, con i soli Sneijder e Milito a far reparto davanti. A parte qualche sbandamento iniziale, i nerazzurri sono parsi più compatti, più registrati in difesa e anche un po’ più cinici davanti, bravi a capitalizzare le due vere occasioni avute. Tre punti che fanno morale, che aiutano. Di gioco se n’è visto ancora poco, ma, al momento, va bene così.

Va più che bene al Milan, che sfata finalmente il “tabù San Siro” contro il Cagliari, grazie a due acuti del piccolo faraone El Shaarawy. Allegri le ha provate davvero tutte e, alla fine, ci riesce. Inserisce De Sciglio a sinistra (ottima la sua prova), dopo aver provato Mesbah a Udine, ricompone la coppia Bonera e Mexes in difesa, come contro l’Anderlecht, e inserisce il nuovo arrivo Traorè a centrocampo. Ecco, magari l’ultimo esperimento non è propriamente riuscito, data l’inadeguatezza dimostrata dal maliano in mezzo al campo. Ma è la mossa di schierare ancora il giovane italo-egiziano largo sulla sinistra a dare i frutti migliori. Il quasi ventenne dimostra di aver voglia e classe, auto eleggendosi, a suon di prestazioni, come uomo-cardine di questa squadra. Non permetterà di vincere nell’immediato, ma almeno Allegri ha qualcosa da cui ripartire.