Nel panorama calcistico internazionale, storicamente parlando, non sono mancati presidenti di club diventati autentici personaggi per le proprie “imprese”. Mangia-allenatori, scaramantici, rissosi, corrotti. Ma anche passionali, a volte troppo: il patron del Cagliari Cellino ha sfidato le istituzioni che avevano autorizzato Cagliari-Roma solo a porte chiuse, invitando con leggerezza i tifosi allo stadio. Un putiferio – tipicamente italiano – che a quanto pare è appena iniziato. Nel club dei “combinaguai”, Cellino è in nutrita compagnia…
Aggiusta-partite
Il campionato italiano di calcio detiene il triste primato di aver vissuto più scandali rispetto ad altri paesi. Soprattutto legati alla forzatura dei risultati tramite corruzioni solo tentate o compiute fino in fondo. Nel 1974 il presidente del Verona Saverio Garonzi si rese protagonista del cosiddetto “Scandalo della telefonata“. Allo scopo di ammorbidire la sfida decisiva per la salvezza contro il Napoli, contattò il suo ex centravanti Clerici offrendosi di aiutarlo ad aprire una concessionaria d’auto in Brasile a carriera conclusa. Verona-Napoli terminò 1-0. Una testata napoletana pubblicò la notizia bomba della conversazione, a cui seguì un’inchiesta federale, pressata da Foggia e Sampdoria retrocesse al posto dei veneti. Tra iniziali negazioni e successive ammissioni, Garonzi venne squalificato per tre anni: insieme a lui il dirigente foggiano Affalato, colpevole di aver offerto tre orologi alla terna arbitrale in occasione di Foggia-Milan. Quando si dice: “Il bue che dice cornuto all’asino”…
Se vogliamo, questo è solo un episodio in confronto al primo scandalo Totonero 1980, che vide addirittura gli arresti di alcuni calciatori al termine delle gare. Tra gli altri, venne accertata la colpevolezza del presidente del Milan Felice Colombo, reo di aver fornito tramite un suo giocatore coinvolto, Giorgio Morini, venti milioni per far tacere gli organizzatori del “giro” Cruciani e Trinca, in riferimento alla vittoria truccata dei rossoneri contro la Lazio. Colombo venne radiato e poi graziato dopo la vittoria del Mondiale 1982. Unitamente a Colombo, fu squalificato per un anno anche il massimo dirigente del Bologna Tommaso Fabbretti. Per quanto riguarda il Totonero 1986, l’organizzazione coinvolse anche le Serie C1 e C2. Pesantissime le posizioni di Maraschin (Presidente del Vicenza) e Ghini (Perugia), che ammisero di aver commesso degli illeciti. La sentenza d’appello colpì Ghini per cinque anni, Maraschin per tre, Rozzi (Ascoli) e Matta (Palermo) per quattro mesi.
All’estero, si sono verificati casi importanti. Nel 2009, in Macedonia, il presidente del Pobeda Aleksandr Zabrcanek ed un suo giocatore sono stati squalificati a vita da tutte le competizioni, per aver tratto vantaggio dalla concordata eliminazione nei preliminari di Champions League. Spaventosa nel 2011 la maxi indagine emersa in Turchia che ha coinvolto numerose squadre, presidenti, giocatori, allenatori e dirigenti (tra cui nomi di spessore del calcio nazionale). Gravi i reati di cui si è macchiato il patron del Fenerbahce Aziz Yildirim: è stato riconosciuto quale leader di un’estesa organizzazione non armata dedita al guadagno tramite la manipolazione delle gare. Per lui, 6 anni e tre mesi in carcere più una salatissima multa.
Esonero facile
Il presidente del Cagliari Massimo Cellino, oltre ad essere istintivo e passionale al punto di creare difficoltà al proprio club (vedi gli ultimi grattacapi creati dalla nuova casa di “Is Arenas”), è noto come un mangia-allenatori. Dal suo insediamento avvenuto nel 1992, ha cambiato tecnico così tante volte da perdere il conto. Da ricordare, l’esonero di Radice dopo la prima giornata del campionato 1993-94 e la tendenza per i cavalli di ritorno. Una fama che Cellino detiene ex-aequo con Maurizio Zamparini. L’attuale proprietario del Palermo, compresa la parentesi alla guida del Venezia, ha esonerato per ben 36 volte il proprio allenatore.
Maghi della finanza
Prima di diventare presidente del Milan e cederlo sull’orlo del fallimento a Berlusconi, gestì in maniera controversa il Lanerossi Vicenza: Giuseppe “Giussy” Farina si innamorò calcisticamente di Paolo Rossi, e questo fu la rovina sua e del club veneto. Nel 1978 si andò alle buste per risolvere la comproprietà di Rossi con la Juventus. Il bomber di Prato, capocannoniere in carica della Serie A e reduce da un ottimo Mondiale con la Nazionale, fu acquistato definitivamente da Farina con una cifra spropositata per i tempi e la dimensione vicentina, oltre 2,5 miliardi di lire. Il buco creato dalla folle spesa affossò le finanze del club, e a fine stagione il Vicenza scese in B.
Negli anni ’90 fu tanto clamorosa l’ascesa quanto rumorosa la caduta di Bernard Tapie, patron dell’Olympique Marsiglia dal 1986 al 1994. Sotto la sua gestione l’OM raggiunse picchi gloriosi mai raggiunti prima, con la vittoria di 4 campionati consecutivi e la conquista della Champions League 1993. Ma proprio per far risparmiare energie ai suoi giocatori in vista della finale con il Milan, comprò la vittoria contro il Valenciennes, i cui giocatori confessarono nel 1994. Tapie venne condannato a 7 mesi di detenzione in isolamento. In seguito ha subìto una condanna a 18 mesi per frode fiscale ed un’altra a 3 anni di carcere per appropriazione indebita di beni aziendali ai tempi della gestione OM.
Rientrando nei confini italiani, impossibile non citare Luciano Gaucci. Il patron del Perugia condusse al crac la società umbra scappando in Repubblica Dominicana. Grazie all’indulto, non ha scontato la pena per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta – come i figli Riccardo ed Alessandro – ed è rientrato in Italia.
Vulcani
Il leggendario presidente del Pisa anni ’80 e ’90 Romeo Anconetani fu autentico istrione, competente, provocatorio, grande comunicatore e gettonatissimo dai media dell’epoca per la sua originalità. Famosa anche per la sua scaramanzia: si ricorda il celeberrimo rito dello spargimento del sale sul terreno di gioco a scopo beneaugurante. Claude Bez, scomparso nel 1999, fu autore della scalata al successo del Bordeaux negli anni ’80. Sono rimasti celebri il suo ingresso allo stadio Vélodrome di Marsiglia a bordo della sua Bentley bianca e blu e la sua rivalità con Tapie. L’aggettivo “vulcanico” è stato stretto soprattutto a Jesus Gil, indimenticato numero uno dell’Atlético Madrid per sedici anni dal 1987 al 2003. Un uomo capace di regalare gioia alla carta stampata, per i continui comportamenti sopra le righe e la lingua tagliente ed eccessiva. Non si è mai risparmiato in pubblico, spargendo frasi razziste, maschiliste e di dubbio gusto abbinando la propria fede politica all’estrema destra. Il suo curriculum presenta anche una pena non interamente scontata – si disse dietro pagamento di un’ingente cifra di denaro – per il crollo di una palazzina costruita dalla sua impresa che uccise 58 persone nel 1967. Che personaggio, Jesus Gil.