Via col vento
Non è un caso che della vicenda che ha tenuto banco in questi giorni, in casa rossonera, noi di MondoPallone abbiamo deciso di scriverne poco. Due flash news, giusto per dovere di cronaca: uno sulla lite, uno sulla pace fatta. In mezzo, l’opportuno silenzio: per un caso montato, costruito, e fatto finire in bello stile; per una vicenda che con il calcio ha troppo poco a che fare, e seppur ne avesse sarebbe quel tipo di situazione in cui i panni sono sporchi, e andrebbero lavati in famiglia.
Signore e signori, fiato alle trombe: è scoppiata la lite tra Allegri e Inzaghi! L’allenatore che verrà sta togliendo di mezzo l’attuale guida tecnica, il futuro sta diventando presente, e via, fiumi di inchiostro sparsi per raccontare qualcosa che, nella normalità della vita, può accadere ogni benedetto giorno: litigare. Ok, nessuna colpa – inizialmente – da attribuire ai protagonisti: il litigio c’è stato, ed è stata la stampa sciacalla a trasformare il fatto in notizia. Quante parole siano volate, che tipo di frasi siano state pronunciate, e addirittura (!) quanto di vero c’è che i due siano venuti alle mani sono le questioni che hanno tenuto banco, le ipotesi date da qualcuno per certe, da altri per presunte, che negli articoli dedicati a questa “notizia” hanno fatto scalpitare l’animo del tifoso rossonero.
Tifoso rossonero che, poi, ha potuto per fortuna godere del “lieto fine”: in diretta su Milan Channel, la stretta di mano giocosa e affezionata tra i due protagonisti, attesa manco fosse il bacio di “Via col vento” tra Clark Gable e Vivien Leigh. Naturale, ovviamente: una pace che bisognava solo attendere che avvenisse. Saremmo banali e grossolani se pensassimo invece che qualcuno, “lassù”, abbia chiesto (o imposto, che di questi tempi ne è sinonimo) di mettere in scena tale teatrino, onde evitare che le già di per sé opprimenti polemiche si infittissero.
Volendo restare calmi e lucidi, tale decisione potrebbe perfino essere condivisa: in un’azienda, è anche giusto placare le acque e provare a mantenere il riserbo su ciò che accade, esternando perché no una ritrovata serenità anche se questa solamente “poi”, con soluzioni interne, verrà effettivamente riottenuta. Ciò che proprio non si condivide, invece, è lo stile, assolutamente sempliciotto, con cui il tutto è stato, in questo caso, ed è – solitamente – attuato: come dire, senza mezzi termini, “tanto il pubblico ingoia tutto”. Dunque, ecco che basta una palese stretta di mano e la faccenda viene archiviata. Il che è un bene, sia chiaro, perché così si torna a sentir parlare di Calcio vero; ma è un male sotto altri aspetti, quelli un po’ più etici e meno “estetici”, quelli che dimostrano che l’italiano pallonaro è un essere oramai appiattito, goloso di vicende simil-vere che uniscono il gusto mediocre di una soap a una storia banale di vita vissuta.
Definizione di “italiano pallonaro” che ingloba senza minimi dubbi anche la stampa italiana nella quasi totalità del suo insieme, la quale, nel corso degli anni, ha sviluppato a tal punto le sue capacità, in tal senso, da assicurarsi di diritto la medaglia d’oro nell’innovativa disciplina dell’«Ingegneria descrittiva», che rende emerito campione colui che, penna e taccuino alla mano, da un caso che non esiste tira fuori lo scoop della settimana. Quello che evidenzia il nulla e che mette in ombra tutto il resto, vero, concreto, ma dopotutto – voluntate populi – di scarso interesse.