Ecco che entra in scena il bosniaco, Vladimir Petkovic, allenatore della Lazio capolista, della squadra che in questo inizio di stagione conosce solo la parola vittoria, visto che ne sono arrivate cinque in altrettanti incontri ufficiali disputati dagli aquilotti. Un cinquantenne tutto di un pezzo l’ex guida diBellinzona e Sion: poliglotta (parla ben otto lingue, n.d.r.), finora ha trascorso nell’ombra la sua carriera da allenatore, vissuta quasi per intero in Svizzera, fatta eccezione per una fugace avventura in Turchia. E’ stato lui, Vlado, l’artefice del miracolo sportivo del Sion, una squadra che la scorsa stagione aveva iniziato la Super League con 36 punti di penalizzazione e che è riuscita a salvarsi.
Non uno qualunque, dunque, il bosniaco, ma un tecnico che sa far bene il suo mestiere; uno con le spalle larghe, che si è fatto scivolare addosso il fuoco incrociato di critiche piovutegli dopo un precampionato da ultima della classe, costellato da sconfitte e pessime figure. Ma se è vero che quando il gioco inizia a farsi duro, i duri iniziano a giocare, la Serie A ha trovato un nuovo leader, un capo carismatico che ha trasformato una Lazio timida e indecifrabile in una macchina da assalto; rigenerati calciatori come Candreva, Biava, Ledesma, lo schema biancoceleste ha dato nuova linfa a deliziosi ingranaggi di un meccanismo che andava oleato, ma che una volta messo in funzione stenta ora ad incepparsi.