Allenatori o filosofi di serie A

E’ ripartito il campionato e si ricomincia quindi a sfidarsi sul campo, ma prima che sul prato la vittoria va ricercata sulla lavagna a suon di concetti,moduli e filosofie di gioco.
Se negli anni settanta il gioco all’italiana saliva alla ribalta per la sua buona organizzazione difensiva, l’avvento di Sacchi nei decenni successivi rivoluzionava il modo di pensare offrendo un calcio più corale ed offensivo. Si introduceva così il concetto di gioco a zona che portò molti allenatori ad abbandonare definitivamente la marcatura a uomo. Negli ultimi anni invece abbiamo assistito al dominio del calcio spagnolo, frutto di una concezione calcistica basata su un esasperato possesso palla a ritmo lento. Un gioco collettivo che porta ad attaccare con più uomini sfruttando velocità e tecnica sempre con palla a terra.
Analizzando in generale i moduli utilizzati in questo inizio di campionato si nota una vasta diffusione del 3-5-2. Correnti di pensiero diverse invece in Europa dove le squadre più forti, utilizzano un 4-2-3-1, modulo con il quale l’Inter di Mourinho vinse tutto. Probabilmente la moda del 3-5-2 è dovuta alla polivalenza di questa tattica che attraverso gli opportuni interpreti permette di difendersi in 5 ed attaccare anche con gli esterni. In effetti in questo modulo sono spesso i 2 cursori esterni l’ago della bilancia, i quali in fase difensiva devono allinearsi e compattarsi ai difensori, mentre in fase di attacco devo dare profondità ed ampiezza al gioco. Paradossalmente però il 3-5-2 evidenzia un atteggiamento prudente, dettato anche da una generale scarsità di buoni difensori in Italia, che quindi vanno aiutati con l’impiego degli esterni.
In Italia i campioni della Juventus ripartono quindi dal collaudato modulo 3-5-2. Un regista basso con 2 interni per tenere il baricentro alto e permettere una transizione della palla veloce per conquistare campo. Napoli e Udinese invece pur usando lo stesso modulo della Juve, lo interpretano in maniera diversa, con un baricentro basso. In questo caso si punta sulle ripartenze veloci e verticali per colpire. Altra variante del modulo è quella di Montella che presenta con la sua Fiorentina un centrocampo folto di palleggiatori.
Pochi i casi di 4-3-1-2 forse a causa dello scarseggiare di trequartisti. Il classico nr 10 sembra ormai più un problema da gestire per gli allenatori piuttosto che un elemento di imprevedibilità da sfruttare. Allegri si affida a questo modulo a lui caro che vedrà Boateng vertice alto del centrocampo. L’Inter invece si propone come la più trasformista delle squadre di vertice, o forse la più confusa. In estate Stramaccioni annunciava il 4-2-3-1 per poi ricredersi e sfoggiare diversi moduli: 4-3-1-2 ; 4-3-2-1 oppure 4-3-3. Zeman ritorna a Roma con il suo 4-3-3 garanzia di spettacolo dove attraverso i movimenti dei propri attaccanti, la squadra deve sfruttare gli inserimenti dei centrocampisti e dei terzini.
Qualche tecnico tradizionalista resiste, soprattutto nelle squadre che lotteranno per la salvezza. Cosi ad esempio Atalanta e Torino propongono un 4-4-2 classico con due ali di movimento e una prima punta di fisico affiancata da un secondo attaccante di movimento. Altri invece cercheranno la salvezza azzardando qualcosa come il Pescara di Stroppa con il 4-3-3. Allenatore scelto per dare continuità alla filosofia di Zeman che li ha portati nella massima serie.
Insomma come spesso capita ad inizio campionato ogni allenatore si presenta con tante buone idee, spesso spacciate per più di quello che valgono. Solo il trascorrere delle giornate ci dirà quale mister è stato profeta d’estate e quale invece avrà visto sgretolarsi le proprie teorie. Non ci resta che augurare a tutti un buon lavoro sperando che qualche mister alla ricerca della combinazione giusta tra il 3-5-2 o il 4-4-2 passando per il 4-3-3 e il 3-4-3 non finisca per dare i numeri.