L’ultimo in ordine cronologico è Mattia Destro, protagonista con l’Italia di Prandelli nell’ultimo turno delle qualificazioni mondiali. Ma la Nazionale azzurra ha accolto in passato tra le sue file altri figli d’arte: riviviamo le loro storie.
Valentino (1919-1949) e Sandro Mazzola (1942)
“Capitan Valentino”, leggenda e anima del Grande Torino, viene considerato tra i migliori calciatori italiani di ogni epoca. Interno di spiccate attitudini offensive e dotato di grande carisma, fu addirittura capocannoniere della Serie A 1946-47. La tragedia di Superga lo portò via per sempre insieme ai meravigliosi compagni a soli 30 anni, all’apice della maturità agonistica: cosa avrebbero fatto lui e gli altri granata al Mondiale 1950? Probabilmente, avremmo fatto piangere noi il Brasile…il suo score in azzurro si fermò a soli 12 gettoni di presenza conditi da 4 reti. Il figlio minore Ferruccio, anch’egli discreto calciatore, vestì le maglie di Inter, Lazio e Fiorentina.
Era solo un bambino all’epoca, ma il piccolo Alessandro seppur per poco ha potuto conoscere il papà e poi ne ha seguito le orme nel calcio. Un grande campione, Sandro Mazzola. Giocatore simbolo dell’Inter per l’intera carriera, diventò campione d’Italia, europeo e mondiale con la maglia nerazzurra, prima come attaccante puro e poi come interno. Proprio in questo ruolo dovette misurarsi con l’altro grande genio dei suoi tempi, Gianni Rivera, e vivere il dualismo in azzurro con Valcareggi selezionatore. Campione d’Europa 1968, chiuse la sua carriera internazionale con 70 presenze e 22 reti.
Cesare (1932) e Paolo Maldini (1968)
Triestino, difensore dal fisico solido, Cesare Maldini è passato alla storia per essere stato il primo capitano italiano ad alzare la Coppa dei Campioni. Avvenne a Wembley nel 1963, quando il Milan guidato da Rocco batté il Benfica per 2-1. Lasciato il Milan nel 1966, concluse la carriera agonistica dopo un’ultima stagione con la maglia del Torino. Con la maglia della Nazionale visse la pessima esperienza del Mondiale cileno nel 1962, sommando 14 gare totali. Appesi gli scarpini al chiodo, diventa allenatore entrando nei quadri federali ricoprendo dal 1980 al 1986 il ruolo di vice di Bearzot, diventando selezionatore nell’intervallo tra le gestioni Sacchi e Zoff. A Francia ’98 si ferma ai quarti, mentre sulla panchina del Paraguay arriva agli ottavi di finale nel 2002.
Nel solco lasciato da papà Cesare, Paolo diventa il secondo Maldini ad alzare la Champions League nel 2003, quaranta anni esatti dopo il genitore. Difensore esterno sinistro riciclatosi nella seconda metà della carriera come centrale, Paolo Maldini è stato un esempio di integrità morale e serietà apprezzato in ogni angolo del pianeta calcio. In 25 anni di gloriosa militanza nel Milan ha raccolto tantissimi allori in Italia e all’estero: gli è mancata purtroppo solo la gloria in maglia azzurra, svanita nei secondi finali ai Mondiali 1994 e all’Euro 2000. Ex primatista di presenze con l’Italia (126 gare con 7 reti) e detentore del record di partite in Serie A (647), è di diritto tra i più grandi nella storia del calcio.
Roberto (1946) e Christian Vieri (1973)
Mezzala di buone doti tecniche ma poco costante nel rendimento, Roberto “Bob” Vieri ha attraversato la Serie A a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 con le casacche di Sampdoria, Juventus, Roma e Bologna. Le stagioni migliori le ha vissute con la maglia blucerchiata, attirando l’interesse della Juventus senza poi mantenere le aspettative anche a Torino. E’ stato tra i primi italiani a giocare in un campionato estero, con una breve parentesi nella NASL statunitense con i Toronto Metros-Croatia e poi le ultime giocate spese in Australia nei Marconi Stallions. Una curiosità: oltre a Christian, anche il figlio minore Massimiliano “Max” ha avuto una breve carriera internazionale, ma con l’Australia. Per lui 6 sole presenze con la vittoria nella Coppa d’Oceania 2004.
Christian “Bobo” Vieri è stato un autentico girovago del gol, vestendo ben 13 maglie diverse e realizzando quasi 200 reti in sole gare di campionato. Centravanti fisicamente irresistibile, con un sinistro mortifero e abilità nel gioco aereo, ha vissuto i maggiori splendori agonistici con la maglia dell’Inter. Con i nerazzurri ha stabilito anche il record temporale di fedeltà alla stessa maglia, sei stagioni consecutive. Da rimarcare la strepitosa annata all’Atlético Madrid nel 1997-98, con 24 reti in altrettante gare e la vittoria del titolo di “Pichichi” della Liga. Ottimo lo score con la Nazionale italiana, 49 presenze e 23 reti. Per lui, il record italiano ex-aequo (con Rossi e Baggio) di reti nella fase finale del Mondiale: 9 (5 nel 1998 e 4 nel 2002).
Giuseppe (1946) e Marco Materazzi (1973)
Onesto centrocampista di origine sarda, Giuseppe Materazzi non riesce ad andare oltre la Serie B nella sua parabola agonistica. Divide gli anni da calciatore tra Tempio, Lecce, Reggina e Bari. Gli procura maggiori soddisfazioni l’avventura come allenatore, dove riesce a guadagnarsi la massima serie per la prima volta nel 1987 con l’ingaggio del Pisa. In seguito guiderà in A anche Lazio, Bari, Brescia, Piacenza e Venezia oltre ad altri club di B e stranieri: Sporting Lisbona (Portogallo), Tianjin Teda (Cina) e Olympiakos Volos (Grecia). Dura solo tre giorni l’esperienza al Brasov (Romania), a causa di alcuni dissidi con la dirigenza.
Marco Materazzi è un difensore centrale dal fisico poderoso e dal sinistro micidiale, specie sui calci piazzati. Ma fa notizia anche il suo stile di gioco a volte violento ed intimidatorio ai danni degli avversari, comportamenti che ne macchiano il curriculum. Esplode a Perugia, dove raggiunge l’azzurro, e diventa una colonna dell’Inter che vince tutto con Mancini e Mourinho. Riscatta una carriera “da cattivo” scrivendo pagine meravigliose con la maglia della Nazionale al Mondiale di Germania 2006: diventa titolare a torneo in corso, sigla di testa una rete alla Repubblica Ceca e si ripete in finale contro la Francia. Alza la Coppa del Mondo quella sera, non prima di aver ricevuto la celeberrima testata sul petto da Zidane. In Nazionale disputa due Mondiali e due Europei, collezionando 41 gettoni.
Flavio (1962) e Mattia Destro (1991)
Terzino destro torinese cresciuto nel vivaio granata, Flavio Destro ha debuttato tra i professionisti nella stagione 1981-82 con la Reggina. Dopo un anno alla Rondinella ed un biennio al Catanzaro, l’arrivo ad Ascoli Piceno. Con il sodalizio del mitico presidente Costantino Rozzi trascorre il quinquennio 1985-90 (una stagione in B seguita da quattro consecutive in massima serie) togliendosi le migliori soddisfazioni. Dopo la parentesi bianconera non calcherà più il palcoscenico della Serie A, chiudendo dopo un anno a Pescara, due a Cesena e l’ultimo torneo a Empoli.
Il suo nome è ora sulla bocca di tutti, di stretta attualità: Mattia Destro, appena ventunenne, viene riconosciuto tra le più grandi speranze in chiave azzurra in proiezione Brasile 2014. Attaccante generoso e bravo tecnicamente, con un buon fiuto del gol, ha esordito in Serie A con la maglia del Genoa per poi mettersi in grande evidenza lo scorso campionato nel Siena. 12 realizzazioni ed un torneo convincente in Toscana hanno convinto Prandelli a includerlo tra i pre-convocati per Euro 2012, prima di depennarlo dalla lista definitiva. Diventato pezzo pregiato del calciomercato, si è accasato alla Roma. Il buon inizio di stagione gli ha regalato il debutto in Nazionale il 15 agosto contro l’Inghilterra. Confermato per i primi due impegni nelle eliminatorie mondiali, ha segnato il suo primo gol azzurro contro Malta.