Home » Questa non è Italia!

No signori, non era questa l’Italia che ci aspettavamo. Contro avversari come Malta, si sa, la gente accorre allo stadio pregustando la goleada. Nella nostra storia non avevamo mai rifilato meno di 5 reti alla nazionale oggi allenata da Pietro Ghedin. Ieri sera i gol sono arrivati all’inizio e alla fine: nel mezzo nulla.

Chiaramente abbiamo sempre tenuto in mano le redini del match (e vuoi vedere il contrario?), cercando di scardinare una formazione che si chiudeva con 8 uomini a protezione del portiere e puntava solo a perdere con il minor scarto possibile. Ma una cosa non ha convinto: i lanci lunghi. Troppe palle in arie, troppe verticalizzazioni profonde, quasi come se i nostri non riuscissero a superare con il fraseggio la 139esima nazionale del ranking Uefa.

Il modulo a rombo ha dimostrato, ancora una volta, di essere un’arma a doppio taglio. Se fatto bene, e con gli interpreti giusti, garantisce controllo del gioco e possibilità di andare in porta infinite. Viceversa diventa una spirale che preclude sbocchi laterali alla manovra e allunga la squadra a dismisura. E ieri i terzini hanno spinto a fasi alterne e con poca qualità, Pirlo e Diamanti non sono stati impeccabili e i due attaccanti non si sono discostati dal rendimento generale del gruppo. Quando si deve stravincere la difesa a 4 è più appropriata di quella a 3, però l’impressione è che a questa nazionale manchi un’identità tattica ben precisa.

Niente allarmismi eccessivi, sia chiaro. Siamo agli inizi di un cammino che si poggia sulle basi del primo biennio prandelliano ma presenta comunque forti elementi di novità. Il ct aveva dichiarato in precedenza di considerare la sfida con Malta quasi alla stregua di un allenamento e perciò rimandiamo ogni valutazione più critica ai prossimi impegni. Ma un concetto deve essere insito nella mente di giocatori e staff tecnico: l’Italia è una grande nazionale e una grandissima scuola calcistica; bisogna fare in modo che tale importanza pesi nei match con avversari nettamente inferiori. Anche e innanzitutto nel risultato. E’ora di tornare a incutere soggezione e ammirazione, non è accettabile che le cenerentole calcistiche trovino nel Belpaese un’occasione gratuita per fare bella figura. Italia uguale sconfitta sicura: vogliamo diventi una locuzione lapalissiana.