Le trappole del cuore
Ritornare a casa è la deviazione per eccesso della felicità. I volti prima perduti si coprono di un’aureola mistica, il più insignificante dei dettagli suscita forti emozioni, il semplice conoscente diventa un amico da riabbracciare con i lucciconi agli occhi. Il ritorno coincide spesso con una bella giornata di sole: a quel punto viene lecito domandarsi cos’altro attendere dalla vita.
Peccato che il decorso del tempo non sia lo stesso per tutti. Il conoscente si stupisce allora del tuo entusiasmo e accenna solo un timido saluto, quasi che due anni non siano mai esistiti. E’qui la vera trappola, agire di cuore mentre il mondo intero continua a sopravvivere di consuetudini. Non è colpa di nessuno, a decidere sono tappe dell’esistenza che il soggetto non percorre mai per esclusiva volontà personale.
E’il duro lavoro di Pierpaolo Bisoli: placare un tumulto di fremiti intestinali per adeguarsi a chi della routine calcistica e cesenate ne ha le tasche piene. Sarà accolto con entusiasmo, certo, la curva bianconera gli ricorderà due stagioni da capogiro e asseconderà il suo operato con un mix di aspettative e pazienza. Ma il disincanto non sai mai cosa può fare di te. Ne vale la pena di macchiare due anni limpidissimi con qualche mese da incubo? Beh, in fondo il mare c’è ancora, il Savio continua a bagnare il fianco e la passione collettiva è rimasta immutata. E sia: non è mica un reato se un allenatore di Porretta Terme, piena Emilia, non resiste al richiamo della feconda Romagna. In fondo siamo uomini, no?