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Troppi club prof. Si attende la riforma

Un primato di cui il calcio italiano non può andare certo fiero: l’alto numero di squadre professioniste. In tutto sono 111: 20 in serie A, 22 in serie B, 69 in Lega Pro. Nessun Paese d’Europa ha un numero così alto

Un primato di cui il calcio italiano non può andare certo fiero: l’alto numero di squadre professioniste. In tutto sono 111: 20 in serie A, 22 in serie B, 69 in Lega Pro. Nessun Paese d’Europa ha un numero così alto, anche i Paesi calcisticamente più evoluti di noi (e cominciano ad essere tanti…). La serie A di cambiare però non ci prova nemmeno: qualche grosso club (Milan, Inter, Juve, eccetera) impegnato anche in Europa sarebbe d’accordo di diminuire almeno di due unità, ma i medio-piccoli, che vivono prevalentemente sui soldi dei diritti tv, non ne vogliono sapere. E così non esiste nemmeno un progetto, niente di niente e sino al 2015 è stato venduto alle tv questo format. In serie B invece un presidente illuminato come Andrea Abodi (in odore di riconferma) si è reso perfettamente conto che 22 club sono una follia, eredità del passato (il famoso caso Catania). L’assemblea ha già deliberato di scendere a 20 e aspetta una riforma globale per poter attuare il piano. Solo in Lega Pro la mannaia è calata in questi anni: da 90 club adesso siamo arrivati a 69 e sono scomparse anche società importanti. Il progetto di Mario Macalli e del suo staff adesso è il seguente: 69 club anche nella prossima stagione (con eventuali ripescaggi), poi finalmente dal 2014-’15 si va a regime, 60 società, divisione unica in tre gironi da 20. Sessanta società solide, in grado di pagare gli stipendi e avere impianti all’altezza della situazione. Basta col calcio dei fallimenti, delle penalizzazioni, delle deroghe. Ma per raggiungere questo scopo è necessario che la riforma dei campionati venga approvata dal consiglio federale entro il 30 settembre, dando così ai club la possibilità di prepararsi. Sì, perché non si può andare avanti bloccando i ripescaggi e un piano del genere non tocca solo la B e la Lega Pro, ma riguarda, anche serie A e soprattutto Lega D. Bisogna mettere tutti d’accordo, impresa titanica alla quale Giancarlo Abete certo non si sottrarrà. Lui d’altronde, è il primo ad essere convinto che i club professionisti sono troppi, soprattutto di questi tempi di crisi. Cerchiamo di essere ottimisti: chissà che dopo anni di parole, di commissioni (inutili e sovente disertate) il buon senso comune, di tutte le Leghe, non riesca a vincere questa partita. Chissà…

[Repubblica.it]