Il punto sulla Serie A: giornata 2

Sono passate soltanto due giornate di campionato, eppure la sensazione che si ha è che il campionato 2012/2013 abbia già trovato, se mai davvero l’ha cercato, un padrone: la Juventus. La squadra di Conte (in tribuna) e Carrera (in panchina) non è nemmeno sola in testa alla classifica, ma la dimostrazione di forza e tranquillità dimostrate nella vittoria di Udine ci portano a pensare che rivali reali non ce ne siano.
Quelle che, dopo la prima giornata, erano sembrate le possibili antagoniste non hanno poi, per un motivo o per un altro, mantenuto le aspettative. L’Inter cade in casa contro una splendida Roma finalmente zemaniana, mentre il Napoli vince sì al San Paolo (o sarebbe meglio dire, vince sulla spiaggia di Napoli, viste le condizioni pessime del campo) contro la Fiorentina, ma soffrendo la qualità e il palleggio della viola per tutto il primo tempo.

La Juventus, invece, non soffre mai. La vittoria a Udine è stata davvero schiacciante e maturata dopo l’espulsione di Brkic, che ha causato anche il rigore del vantaggio juventino, ma anche in parità numerica la Juve non è mai parsa in difficoltà e, anzi, era andata già una volta vicina al vantaggio. Si potrà dire che l’Udinese vista ieri non è la stessa squadra che vedremo durante la stagione, che aveva i 120 minuti del preliminare nelle gambe, che aveva il morale a pezzi dopo l’eliminazione ai rigori per opera del Braga. Vero, ma fino ad un certo punto. Sono stati i bianconeri di Conte a far giocare male l’Udinese. Pressing alto, linea difensiva all’altezza del centrocampo, squadra corta e idee sempre lucide. Se poi si dispone anche dei vari Pirlo, Vucinic, Marchisio, Vidal e Giovinco (autore di una doppietta), ancora meglio. Quarantuno partite in serie A senza sconfitte. Si potrebbe ipotizzare che il record di cinquantotto gare del Milan degli “Invincibili” fatto tra il ’93 e il ’95 venga battuto nell’arco di questo campionato.

Campionato che, almeno in termini di punti, parte bene per il Napoli. I partenopei, infatti, arrivano alla sosta con 6 punti, in compagnia della Juve in testa alla classifica. Meno bene, invece, per quanto riguarda il gioco espresso, specie nella gara di ieri contro la Fiorentina al San Paolo. La scusa delle condizioni del campo non regge, visto che anche la squadra di Montella è composta di giocatori più di qualità che di quantità e la palla, nonostante ci fosse la sabbia al posto dell’erba, l’ha fatta viaggiare veloce lo stesso, nel primo tempo. Il gioco del Napoli è migliorato con l’ingresso in campo di Inler, che ha portato un po’ più di geometrie nel centrocampo azzurro. Difficile prescindere dallo svizzero, che risulta essere determinante anche quando non è in piena forma, come in questo periodo. I due gol della vittoria, in ogni caso, sono arrivati sugli sviluppi di due calci piazzati, testimonianza di come la squadra di Mazzarri abbia fatto molta più fatica di settimana scorsa a costruire gioco. Visti, tra l’altro, gli altri tre gol presi dal Palermo di Sannino, ci sorge il dubbio che non fossero proprio tutti meriti del Napoli, quelli di sette giorni fa.

I tre gol al Palermo, questa volta, li ha rifilati la Lazio di Petkovic, alla quarta vittoria in quattro gare ufficiali in stagione. Una Lazio che ritrova il suo bomber Klose, autore di una splendida doppietta, e la vetta della classifica, in compagnia di Juve e Napoli. Giocano bene, i biancocelesti. Il centrocampo, con Mauri, Hernanes, Candreva e Ledesma (aspettando anche Ederson) è senza dubbio di qualità. La difesa è solida e i gol sono assicurati dall’intramontabile tedesco. Il dubbio è sempre lo stesso, però: ha una panchina in grado di sopperire ad eventuali infortuni e/o squalifiche? La risposta è tendente al no, anche se, rispetto allo scorso campionato, ci sono uno Zarate e un Ederson in più, due giocatori che di qualità ne hanno da vendere. Staremo a vedere.

Chi è stato a vedere una bella partita è il pubblico di San Siro, dove è andata di scena la gara tra Inter e Roma, tra il nuovo e il vecchio, tra Stramaccioni e Zeman. Vince, anzi stravince, Zeman con la sua Roma, in grado di dare un ritmo forsennato alla partita fin dalle prime battute. Il boemo lancia, in una partita del genere, titolari due esordienti come Florenzi e Tachtsidis, l’anno scorso in serie B e fortemente voluti dal tecnico. Manco a dirlo, i motori dei due vanno su giri altissimi, talmente alti che quando si infortuna De Rossi ed entra Marquinho quasi non si sente la differenza. Pressing, tocchi di prima, sovrapposizioni e verticalizzazioni improvvise, questi gli elementi di base del gioco del boemo. Stramaccioni e la sua Inter non riescono ad arginare l’ondata giallorossa, se non con qualche contropiede non sempre riuscito. Sneijder, Milito e Cassano non sempre sono sembrati in sintonia, mentre, dall’altra parte, il tridente Totti, Osvaldo e Destro ha rasentato la perfezione, con il capitano giallorosso e l’attaccante italo-argentino che hanno confezionato il gol più bello della giornata, quello del vantaggio del 2 a 1: contropiede veloce, palla a Totti che, dal cerchio del centrocampo, taglia in due la difesa interista con un tracciante rasoterra su cui Osvaldo si catapulta in anticipo e, di prima, scavalca Castellazzi in uscita con un cucchiaio. Poesia. Applausi.

Ha meritato gli applausi, nella serata di sabato, anche Giampaolo Pazzini che, nella vittoria per 3 a 1 del Milan sul campo del Bologna, firma tutti e tre i gol dei rossoneri, uno su rigore, uno di rapina e uno di tacco, deviando una conclusione sbilenca di Nocerino. Vittoria importante, soprattutto per il morale, quella dei rossoneri, che, però, sono sembrati ancora troppo impacciati nella costruzione di una valida manovra di gioco. Sicuramente sono stati fatti dei passi avanti rispetto all’esordio di San Siro contro la Sampdoria, ma, attualmente e nonostante le dichiarazioni sia della dirigenza (“squadra da scudetto”) che di mister Allegri (“squadra da primi 3 posti”), questa squadra sembra già essere tagliata fuori dalle posizioni che contano.

Adesso arriva la sosta, ci saranno due settimane per ritrovare condizione, per assimilare meglio le tattiche e mettere a punto le squadre. Dal 15 settembre, però, non ci sarà più tempo per rifiatare. Questa Juve corre veloce e nemmeno l’impegno di Champions sembra poter essere d’intralcio alla corsa al titolo dei campioni d’Italia.