IL VINO BUONO NELLA BOTTE PICCOLA – Questa rubrica non può escludere un maghetto del calcio nostrano. Gianfranco Zola, funambolo sardo, il giocatore che insieme a Roberto Baggio mi ha sempre lasciato senza fiato, estasiandomi nel contempo con il suo modo di giocare tecnico e pulito. A differenza di “Ro” Baggio, la cui disamina ho ceduto volentieri al collega F.D. Scafà, il mio pupillo ha dovuto fare i conti con la statura limitata di soli centosessantotto centimetri, ma la qualità di quei piedi e la fantasia di quella mente hanno compensato certamente le doti di questo giocatore. Scelgo lui, perché faceva parte della Nazionale italiana che mi ricordo da piccolo, perché era il funambolo che anch’io volevo essere quando giocavo nel cortile con gli amici (fatica sprecata, ma almeno mi divertivo a provare i suoi tocchi magici). La tecnica, poi, si accostava a quel suo faccino da piccola peste, da furbetto che però riusciva sempre a mantenere alti livelli di fair play in campo. Questo è stato il Zola calciatore.
UN’ESCALATION DAI DILETTANTI ALLA MASSIMA SERIE – Quando si dice gavetta. Ecco, Gianfranco Zola ha scalato tutte le categorie del calcio, partendo dalla Serie D e riuscendo ad arrivare a giocarsi scudetti e trofei europei. Il tutto condito dal ricco apporto dato alla Nazionale italiana, dove purtroppo però non è riuscito a vincere alcun trofeo, in quell’Italia bella, talentuosa ma che mestamente è dovuta tornare a casa sempre sul più bello …
Così in sordina comincia la carriera di questo piccoletto. I primi calci al pallone li dà nel Corrasi, formazione dilettante della località di Oliena, luogo di nascita del giocatore, in provincia di Nuoro. Con la maggiore età Zola passa alla Nuorese nell’ex Serie C2, proseguendo l’esperienza in Serie C con la maglia della Torres. Ma il destino del folletto sardo aveva in serbo ben altri palcoscenici. Nell’89 infatti Luciano Moggi, a quell’epoca dirigente del Napoli, mette gli occhi su di lui e lo porta in celeste pagando due miliardi di lire. Con la maglia partenopea Zola vince lo scudetto e la successiva Supercoppa italiana del ’90 contro la Juventus. Dopo quattro stagioni, però, Zola abbandona la casacca campana, probabilmente a causa delle difficoltà finanziarie del club napoletano, e viene acquistato dal Parma per ben tredici miliardi. Ottimo l’impatto anche con il club ducale, con il quale ha arricchito di altri trofei il suo palmarés.
Nel ’96, poi, passa al Chelsea, trasferimento di mercato facile da ricordare visto che è stato uno dei primi italiani ad essere ingaggiato da un club britannico. Tanti bei momenti con la maglia dei Blues, premi e riconoscimenti di alto valore. Eletto miglior giocatore del campionato dopo la prima stagione al Chelsea, nominato Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico dalla regina Elisabetta appena dopo il suo addio agli azzurri per tornare in Italia. E in tutto ciò anche una vera chicca, roba da stropicciarsi gli occhi per riuscire a vederla più volte e più chiaramente. Parlo della rete segnata al Norwich nel corso della Coppa d’Inghilterra nel 2002. Gesto balistico degno dei più grandi calciatori del mondo, da Pelè a Maradona, da Baggio all’attuale Ibrahimovic, che di queste invenzioni se ne intende. Spiegare a parole questo gol non è facile, ma soprattutto farebbe perdere tutto il gusto di quest’azione balistica, quindi gustatevelo pure su Youtube e apprezzerete.
L’ultima tappa da giocatore professionista per Zola, infine, si chiama Cagliari. Un ritorno in patria per giocare gli ultimi due anni della sua carriera. E con lui il Cagliari dalla Serie B conquista la massima serie.
Soddisfacente ma avaro di vittorie importanti il percorso del giocatore con la maglia della Nazionale. Il 13 Novembre 1991 Arrigo Sacchi lo chiama al rapporto per la prima volta per il match di qualificazione agli Europei del ’92 contro la Norvegia. Sfortunato nel primo vero appuntamento importante per una Selezione, ovvero il Mondiale del ’94, quello che vide l’Italia lasciare andare il sogno dopo il famoso rigore sbagliato da Robeto Baggio negli Stati Uniti contro il Brasile. Zola di quel Mondiale giocò solamente dieci minuti contro la Nigeria agli ottavi di finale, poi dovette saltare le successive partite a causa di un’entrata fallosa che gli costò il rosso diretto e due giornate di squalifica. Nulla da fare, poi, neanche per il Mondiale di Francia ’98, dove il ct Cesare Maldini gli preferì Roberto Baggio e Del Piero. L’ultima partita in azzurro per Zola è stata l’11 Ottobre 1997 contro l’Inghilterra.
Il suo record di presenze e gol lo ha avuto in Serie A collezionando duecentotrentotto partite e ottantanove gol. Meno invece nella parentesi inglese, dove comunque ha raccolto duecentoventinove presenze e cinquantacinque reti.
LA CLASSE NON E’ ACQUA – Io lo dico sempre, un vero calciatore per essere definito tale non deve solo possedere qualità nei piedi, ma anche nella testa. Un po’ il discorso che nel film “Rocky” faceva il coach Mickey a Balboa: non basta solo tirare pugni e stendere l’avversario per salire sulla vetta. Occorre anche pensare alla reputazione, perché ogni sportivo ha i suoi tifosi, il suo pubblico e deve dare dimostrazione di valori sani e seri. Scusate la digressione sul film, era solo uno spunto per far capire magari ai più giovani la figura di questo giocatore.
Oltre l’onorificenza ricevuta nel 2004 dalla regina Elisabetta d’Inghilterra di cui ho accennato sopra, Gianfranco ha lasciato un’impronta in tutte le sue tappe trascorse. I tifosi del Chelsea lo amavano, dandogli il soprannome di “Magic box”, perché quel piccolo corpo era mosso dalla magia. Nel 2003 è stato eletto il miglior giocatore del Chelsea di tutti i tempi e una volta andato via dai Blues la maglia numero 25 da lui indossata è stata ritirata. Lo stesso anno anche la Repubblica italiana gli rese un’onorificenza importante. Al Cagliari, infine, gli viene consegnato il Pallone d’argento come giocatore più corretto del campionato. Il tabloid inglese , infine, lo ha fatto rientrare nei primi dieci “artisti del pallone” sopra stelle come Paul Gascoigne, Thierry Henry e Ryan Giggs.
PUNTATE PRECEDENTI:
23 Agosto – Tommaso Maschio per Jorge Campos
22 Agosto – Francesco Davide Scafà per Kaká
21 Agosto – Alessandro Lelli per Javier Zanetti
20 Agosto – Francesco Loiacono per Nicolás Burdisso
19 Agosto – Stéphane Panetta per Sebastian Giovinco
18 Agosto – Giovanni Starita per Igor Protti
17 Agosto – Elia Modugno per Sebastian Frey
16 Agosto – Stefano Pellone per Careca
14 Agosto – Marco Macca per Ronaldo
13 Agosto – Michele Pannozzo per Andrea Pirlo
12 Agosto – Alessio Milone per Leandro Cufré
11 Agosto – Dario Camerota per Abel Balbo
10 Agosto – Tommaso Maschio per Lajos Detari
9 Agosto – Marco Iannotta per Andryi Schevchenko
8 Agosto – Leonardo Puccinetti per Matthew Le Tissier
7 Agosto – Dario Alfredo Michielini per Andy Carroll
6 Agosto – Michael Braga per Fatih Tekke
5 Agosto – Luca Lattanzi per Joel Campbell
4 Agosto – Leonardo Peruzzi per Nuri Sahin
3 Agosto – Michele Pannozzo per Manuel Rui Costa
2 Agosto – Francesco Mariani per Yoann Gourcuff
1 Agosto – Demetrio Bertuletti per Hristo Stoitchkov