Il pupillo di… Francesco Loiacono

Diciannovesima puntata della nuova rubrica di Mondopallone.it, “Il pupillo di…”. Siamo lieti di presentarvi il pupillo di ognuno di noi, quel calciatore che ci ha fatto nascere da bambini la passione per questo sport o semplicemente quel giocatore che ci ha regalato emozioni e fatto sognare. Per tutto il mese di agosto vi terremo compagnia con una chicca personale di chi ogni giorno vi informa con estrema professionalità su quello che succede nel mondo dello sport in Italia e all’estero. Lo riteniamo anche un modo come un altro di conoscerci più a fondo… Buona Scoperta!

IN CAMPO COME NELLA VITA – E’ una legge che per i calciofili assume un valore scientifico. A dirlo, infatti, fu Niels Liedholm, una mente impossibile da contraddire. Lealtà, grinta, spirito di sacrificio, propensione naturale alla leadership e massima professionalità sono i pregi esposti al mondo intero da Nicolàs Burdisso. In campo come nella vita: l’argentino è una persona squisita, un uomo da applaudire anche quando non insegue il centravanti avversario. Arrivato in Italia dopo aver vinto tutto con il Boca Juniors, il mio pupillo ci mise un po’ per farsi apprezzare anche nel nostro campionato. La piccola figlioletta ebbe una leucemia acuta e lui abbandonò per un certo periodo l’Inter. Bravissimo fu Moratti a non fargli mancare mai l’appoggio della società, consentendogli di restare un calciatore nerazzurro anche dall’Argentina. Il 16 ottobre 2005 si gioca Inter – Livorno e Burdisso subentra dalla panchina: l’applauso di San Siro è incessante, l’incubo è terminato. Il resto della carriera è storia nota, è poesia dalle forme svariate ma unite da un comune denominatore: quel ragazzo è un vincente. In campo come nella vita…

BANDITO – Un giorno Claudio Ranieri, da poco allenatore della Roma, si lamentò perché in quel momento, la squadra soffriva la mancanza di attributi. Il tecnico testaccino si sfogo così: “Voglio un bandito, uno di carattere, uno che non guarda in faccia a nessuno, uno tutto sostanza e niente tacco e punta”. Passò qualche giorno e l’attuale tecnico del Monaco si presentò in conferenza stampa con un sorriso a trentadue denti: “L’ho trovato. Il mio bandito è Burdisso”. La storia tra Nicolàs e la Roma è un inno al calcio e ai valori che esso tramanda (o perlomeno dovrebbe). Passata la tempesta familiare, l’argentino decide di lasciare Milano perché con José Mourinho trova pochissimo spazio. “Grazie di tutto, grazie per come avete accolto la mia persona ma ora voglio fare il calciatore”. Nella Capitale c’è un po’ di scetticismo per quello che è considerato una riserva dell’Inter, la rivale del momento, la squadra che i tifosi giallorossi stavano imparando a odiare quasi come la Juve. Ma il Bandito sa già cosa deve fare: dopo 8 ore dall’arrivo scende in campo, a Genoa, contro i rossoblu. La Roma perde ma lui è il migliore in campo. Il giorno successivo si presenta alla stampa e con molta calma spiega come si vince. E’ l’inizio di una grande storia.

ADRENALINA PURA – A Roma lo adorano, nello spogliatoio comanda lui. Parla più di Totti e De Rossi, per indole maggiormente portati a offrire un contributo di carisma con la sola presenza, aiuta i giovani nell’inserimento e ci mette sempre la faccia. Burdisso è un giocatore che mi ha fatto innamorare (calcisticamente, ovvio) perché si vede lontano un miglio che in campo lascia tutto, ogni energia fisica e mentale. Entra sul rettangolo verde come se salisse su un ring, ma con il sorriso: sembra una contraddizione, però è così. Poi quando si gioca indossa la maschera da cattivo e sbraita contro i compagni più distratti. Sembra un vigile, con il braccio alzato indica agli altri la posizione da occupare, lo vedi e percepisci sulla tua pelle una scarica di adrenalina pura. Poi a fine partita, se magari lo intervistano, ascolti una persona lucida, tranquilla, come ce ne sono molte. “Ma questo è pazzo?”. Idolo.

CURIOSITA’ – Un paio di volte è capitato che, osservando una partita della Roma in tv, si leggesse il labiale di Burdisso che all’orecchio del compagno di turno sussurrava: “Vai là. Tranquillo, ti mando io”. Il legame con l’Inter si è incrinato il 27 marzo 2010, quando da avversario l’argentino sconfisse i nerazzurri e rischiò di fargli perdere lo scudetto. Quel giorno il bandito fece una gara stupenda e Marco Branca, nella convinzione di essere ironico, lo apostrofò così: “Che partita! Ma proprio oggi? Da noi non avevi mai giocato così”. Fu come mostrare la bandiera rossa a un toro. E non vincere quel campionato fu terribile per il nostro Nicolàs, che già pregustava una sana replica agonistica alle parole del dirigente interista. E qualche tempo dopo, a San Siro, nel solito Inter – Roma di Coppa Italia, il bandito aizzò uno stadio intero… Come se non bastasse, vi propongo alcune interessanti dichiarazioni di personaggi prestigiosi. Il protagonista è quel duro che sembra il miglior Al Pacino in “Scarface”…

José Mourinho: “Quando arrivo in una squadra  ci sono sempre giocatori che non rientrano nei miei piani. Preferisco dirglielo io in faccia, come prova di rispetto. Poi succede che magari cambio idea. A Burdisso spiegai che non contavo su di lui, mi rispose che mi avrebbe provato il contrario e così è stato. Oggi, sa della stima che gli porto e che adorerei lavorare ancora con lui. Burdisso è l’unico calciatore con cui posso ammettere di aver sbagliato, per molti aspetti il migliore che abbia mai allenato”.

Claudio Ranieri: ” Vi racconto Burdisso. Un giorno parlai con la squadra: ‘Ho una convinzione, si gioca bene in base a come ci si allena’, e lui pronto: ‘No mister, si gioca come si vive’. Profondo, bellissimo, Burdisso non si nasconde, ti guarda negli occhi sempre”

Daniele De Rossi: “Burdisso è splendido, è una persona vera. Nello spogliatoio è un leader, sempre pronto ad aiutare tutti. Per questa Roma è un calciatore indispensabile”.

In campo come nella vita. Video e immagini non servono.

PUNTATE PRECEDENTI:

19 Agosto – Stéphane Panetta per Sebastian Giovinco
18 Agosto – Giovanni Starita per Igor Protti
17 Agosto – Elia Modugno per Sebastian Frey
16 Agosto – Stefano Pellone per Careca
14 Agosto – Marco Macca per Ronaldo
13 Agosto – Michele Pannozzo per Andrea Pirlo
12 Agosto – Alessio Milone per Leandro Cufré
11 Agosto – Dario Camerota per Abel Balbo
10 Agosto – Tommaso Maschio per Lajos Detari
9 Agosto – Marco Iannotta per Andryi Schevchenko
8 Agosto – Leonardo Puccinetti per Matthew Le Tissier
7 Agosto – Dario Alfredo Michielini per Andy Carroll
6 Agosto – Michael Braga per Fatih Tekke
5 Agosto – Luca Lattanzi per Joel Campbell
4 Agosto – Leonardo Peruzzi per Nuri Sahin
3 Agosto – Michele Pannozzo per Manuel Rui Costa
2 Agosto – Francesco Mariani per Yoann Gourcuff
1 Agosto – Demetrio Bertuletti per Hristo Stoitchkov