Davide Vagnati è passato in pochissimo tempo dal campo alla scrivania, svestendo i panni del mediano per indossare quelli del direttore generale. La Giacomense si è fidata di lui, ancora una volta, e così questo giramondo del pallone ha la possibilità di farsi valere in un settore dove più che la tecnica contano fiuto e cervello. Lo abbiamo sentito per scambiare quattro chiacchiere sulla Seconda Divisione che verrà (la Giacomense è nel girone A) e sugli obiettivi della formazione allenata da Fabio Gallo, un altro esordiente. D’altronde, nella tranquillità del ferrarese si può sperimentare con successo.
Davide Vagnati, invece che con i tacchetti ora la vediamo in giacca e cravatta. Perché?
E’ nato tutto durante lo scorso mese di maggio, quando a campionato finito il direttore sportivo lasciò la società. Il presidente mi chiese di sostituirlo e io accettai perché sentivo, e sento tutt’ora, di possedere i requisiti giusti per svolgere questo ruolo. Nonostante i 34 anni ero reduce da una stagione in cui avevo disputato 30 partite e perciò potevo scegliere di continuare a giocare, però come rifiutare una simile proposta?
Da amico a superiore da rispettare: è stato difficile mutare il rapporto con i calciatori della Giacomense?
Guardi, questo era l’unico scoglio da abbattere prima di impossessarmi della carica. Ho parlato chiaro con i ragazzi e ho spiegato loro che se prima ero uno del gruppo, adesso sono la persona che deve giudicarli. Ho già dovuto compiere delle scelte importanti, alcune addirittura dolorose. Ma senza il rispetto dei ruoli sarebbe impossibile lavorare.
Ci sono altre scelte da fare in chiave calciomercato?
Per il momento siamo a posto così, abbiamo rinforzato la rosa nei settori che ritenevamo avessero bisogno di un miglioramento e perciò siamo soddisfatti. Ovviamente restiamo alla finestra, pronti a cogliere le eventuali opportunità che si creeranno negli ultimi giorni. Ma non abbiamo nessuna necessità impellente.
Varricchio è un grande colpo, almeno sulla carta. Come sta messo a motivazioni il ragazzo?
Non posso darle una risposta negativa, altrimenti Varricchio non sarebbe qui. Prima di firmare abbiamo discusso a lungo su questo argomento e le risposte ricevute mi hanno convinto. Anche in allenamento si vede che Massimiliano vuole dare ancora molto e noi siamo orgogliosi di averlo nella Giacomense.
Che ne pensa della riforma sui giovani?
Non è cambiato molto rispetto allo scorso anno. Posso dirle che si tratta di una mossa necessaria, sia per il presente che per il futuro. Così facendo si abbattono i costi momentanei e si fronteggia meglio la crisi, mentre in prospettiva c’è la possibilità di ricavare degli utili grazie ai progressi dei giovani.
La Giacomense può lottare per un obiettivo diverso dalla salvezza?
Noi iniziamo la stagione pensando a conservare la categoria. Nella nostra testa c’è solo quello, altri discorsi al momento non li facciamo.
Quali compagini vede come favorite per le zone alte?
Venezia, Alessandria, Rimini, Fano, Savona e Pro Patria. Sicuramente ce ne sarà qualcun altra che adesso mi sfugge ma il concetto è chiaro: credo si possa vedere un campionato spaccato in due parti, le più forti a contendersi il vertice e tutte le altre a lottare per la salvezza.
Voi puntate su Fabio Gallo, allenatore alla prima esperienza tra i grandi. Cosa vi ha portato a sceglierlo?
Ho scelto Fabio Gallo perché da calciatore ha avuto una carriera eccezionale: era un regista di centrocampo e la mia esperienza mi insegna che, senza determinata qualità tattiche e mentali, nessuno può fare quel ruolo a grandi livelli. Inoltre proviene dal settore giovanile dell’Atalanta, una delle migliori scuole italiane. Sono felicissimo di averlo qui, così come mi compiaccio per la presenza di Scalabrelli come preparatore dei portieri.